Il Fatto Quotidiano

I “Dreamer” restano l’incubo di Trump

Richiesta dell’amministra­zione di annullare la protezione agli immigrati

- FQ

La

Corte Suprema degli Stati Uniti ha respinto la richiesta dell’am m i n i st r azione Trump di porre fine al programma di protezione dei dreamer, i giovani immigrati irregolari entrati nel Paese quando erano minori, e che si sono nel frattempo costruiti una vita negli Usa. Il piano era stato varato da Barack Obama.

L’ATTUALE PRESIDENZA aveva chiesto al massimo organo giurisdizi­onale di rivedere le decisioni di due corti distrettua­li federali - negli stati della California e di New York - che si sono espresse contro la fine del programma di protezione dei dreamer, mettendo i bastoni fra le ruote al program- ma della Casa Bianca.

Il presidente americano lo scorso settembre aveva annunciato che, in mancanza di una riforma da parte del Congresso, non avrebbe rinnovato il Daca (Deferred Action for Childhood Arrivals) alla sua scadenza del 5 marzo. Una mossa per fare pressione su repubblica­ni e democratic­i in modo da fargli capire che era necessario raggiunger­e un accordo sulla riforma dell’immigrazio­ne. Accordo finora fallito, anche per l’impossibil­ità di trovare un compromess­o sulla costruzion­e del muro al confine col Messico, altro punto fermo e promessa che il tycoon aveva fatto in campagna elettorale e che continua a ribadire nei suoi tweet: il muro si farà e a pagarlo saranno gli stessi messicani.

Di fronte alle sentenze delle corte distrettua­li la Casa Bianca aveva deciso di non fare ricorso a una corte d’appello rivolgendo­si direttamen­te alla Corte Suprema, ma è rimasta delusa.

IERI È ARRIVATA la doccia fredda e la reazione del presidente Trump non è proprio distaccata.

Il programma di protezione d e i d r e a m e r v a r a t o d a l l’amministra­zione Obama è “chiarament­e illegittim­o e illegale”. Le affermazio­ni arrivano dalla Casa Bianca, attaccando ancora una volta i giudici federali che hanno confermato le misure a favore degli immigrati irregolari entrati negli Usa quando erano minori. Raj Saha, uno dei portavoce di Trump, parla di “decisione unilateral­e” dei giudici di San Francisco e di New York. Come ac- caduto con la legge sulla sanità e le assicurazi­oni che il presidente Trump ha cercato di cancellare in ogni modo, anche stavolta “è colpa di Obama”. A tirare un sospiro di sollievo circa 700 mila persone che dal 5 marzo rischiavan­o l’espulsione. Al presiden- te resta di fare l’eroe almeno nelle dichiarazi­oni.

Ricordando la strage di Parkland, e riferendos­i allo sceriffo che non è intervenut­o ha detto: “Io sarei entrato nella scuola, anche disarmato”.

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Ansa Deluso Donald Trump

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