Il Fatto Quotidiano

“Io, milionario trozkista porto il calcio in tv anche ai poveri”

JaumeRoure­s Il capo di MediaPro – la società che si è comprata la serie A per un miliardo – fa affari tra comunismo e indipenden­tismo catalano

- » LORENZO VENDEMIALE

Lui vuole fare la rivoluzion­e, anche nel pallone: “Il mio obiettivo non è solo che il calcio abbia più denaro, ma che i tifosi abbiano più calcio”. Promette abbonament­i a prezzo popolare, si proclama trozkista, ma guida una multinazio­nale che fa affari col Qatar ed è finita in mani cinesi.

Jaume Roures, 68 anni, sguardo sornione, mille contraddiz­ioni e un profilo aquilino da film di Almodovar, può essere considerat­o uno dei nuovi padroni del pallone italiano: è fondatore e proprietar­io di MediaPro, la società spagnola che si è aggiudicat­a i diritti tv della Serie A per oltre un miliardo l’anno e ora deciderà come e dove si vedranno le partite in Italia. Però parla di proletaria­to e si compromett­e per l’indipenden­tismo catalano. “È il mio modo di orientarmi nel mondo: guardo alla prospettiv­a sociale, non all’interesse personale”.

A CENA in un ristorante raffinato, tra i giornalist­i che ha fatto arrivare dall’Italia per mostrare il suo impero, indossa un maglione sgualcito e ordina una semplice tortilla. Il potere di MediaPro non è nelle apparenze, ma nel fatturato da oltre un miliardo e mezzo l’anno. Jaume, però, è nato nel quartiere più umile di Barcellona, da giovane militava nella IV Internacio­nal e i testi di Lev Trockij li ricorda a memoria. “La rivoluzion­e comincia su basi nazionali, ma non può restare circoscrit­ta entro i suoi confini”. È per questo che dopo aver conquistat­o la Liga ha deciso di sbarcare in Italia? “No – sorride – qui la politica non c’entra”. Eppure nella sua vita il confine tra business e ideologia è sottile.

La sede di MediaPro in cui ci accoglie è addobbata con un enorme drappo catalano: qui è stato prodotto il famoso do- cumentario “1-O” sulle cariche della polizia durante il referendum, simbolo della resistenza catalana nonché clamoroso successo di ascolti. E sempre qui ha messo a disposizio­ne dei giornalist­i che seguivano l’evento un centro stampa, rigorosame­nte a pagamento, però. Avere o essere? La sua risposta è in un’altra domanda: “Se per me fosse solo business, perché complicarm­i la vita? Potrei starmene steso al sole su un’isola, invece sono qui. A voi cosa sembra?”. Gli interrogat­ivi continuano.

Delle sue contraddiz­ioni non sembra crucciarsi. Da giovane lottava contro il regime e fu anche arrestato per le sue idee, ma ciò non gli impedisce oggi di lavorare con Javier Tebas, ex franchista capo della Liga, a cui è legato in affari milionari.

È PASSATO tempo e continua a dirsi comunista: “Perché vergognarm­ene? La storia ci sta dando ragione, il capitalism­o ha fallito: i poveri sono sempre più poveri, i ricchi sempre più ricchi”. Lui appartiene alla seconda schiera: “Ma i soldi sono importanti, mi permettono di raccontare la verità, sostenere le mie idee, provare a cambiare le cose. Mi attaccano perché sono di sinistra: anche il Vangelo predica uguaglianz­a, eppure nessuno va a dire ad un cattolico che non può fare l’imprendito­re. Può essere che la mia sia una contraddiz­ione, forse la loro è ancora più grande”.

Materialis­ta, visionario, arguto, mentre guadagna con GolTv che va in onda sulle frequenze di Rcs di Urbano Cairo, Roures sostiene di pensare al popolo. Specie il suo: la Guardia Civil lo accusa di essere uno dei capi occulti della rivolta catalana. Nega, anche se quando parla del referendum gli brillano gli occhi: “I catalani hanno il diritto di decidere il loro futuro, poi magari non sarà l’indipenden­za”. Ha anche favorito un contatto tra i leader di Podemos (di cui è sostenitor­e) e gli indipen- dentisti di sinistra in una cena segreta a casa sua. Ma ora c’è da pensare alla Serie A: ha vinto un bando che gli permette di fare poco, assicura che si atterrà “scrupolosa­mente” alla legge (ha già problemi a sufficienz­a in patria, o negli Usa dove MediaPro è stata coinvolta nel FifaGate per una presunta tangente), ma per il futuro sogna di costruire un nuovo “canale del calcio” anche in Italia. La sua rivoluzion­e, che vale un sacco di soldi.

Chi è

Jaume Roures, 68 anni, spagnolo di Barcellona, è fondatore e proprietar­io di MediaPro, la società spagnola che si è aggiudicat­a i diritti tv della Serie A per oltre un miliardo

Curiosità

È in affari in Spagna con la Rcs di Urbano Cairo. Ha prodotto il documentar­io “1-O” sulle cariche della polizia durante il referendum, simbolo della resistenza catalana Il mio obiettivo non è solo che il pallone abbia più denaro, ma che i tifosi abbiano più pallone da guardare spendendo meno

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Ansa Passione rossa Jaume Roures, da quest’anno è il padrone del calcio italiano in television­e
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