Il Fatto Quotidiano

Salvini e la favola di “Lilli e il rom”

- » SELVAGGIA LUCARELLI

Non

potevamo non stilare la classifica dei 10 migliori momenti social (e non) di questa indimentic­abile campagna elettorale:

10) Rosario Pascale, padre di Francesca Pascale, utilizza la sua pagina Facebook per fare campagna elettorale in favore del Movimento 5 Stelle. Il suo perculare il genero 81enne con le foto di Di Maio e Di Battista accompagna­te dalla scritta “Questi ragazzi sono il futuro!”, è la più grande provocazio­ne politica fatta a Silvio Berlusconi dopo i selfie della Minetti che limonava con Gue Pequeno.

9) Giorgio Gori ha optato, come nel suo stile, per una campagna low profile. Mai uno scazzo con qualcuno, mai un inciampo, mai un post sgrammatic­ato.

Èfinita, oggi si vota. Per avvicinars­i al seggio con perfetta consapevol­ezza è utile dunque un riepilogo. Renzi dice che se votate LeU favorite Salvini e se votate Berlusconi favorite Salvini e se votate Di Maio favorite l’accordo tra i grillini e Salvini (insomma, se non votate il Pd favorite Salvini). Pietro Grasso, invece, dice che se votate LeU evitate l’inciucio tra Berlusconi e Renzi e fermate la destra. Silvio Berlusconi dice che bisogna votare lui per non avere un governo Di Maio e nemmeno un governo Salvini: lui il go- verno lo fa fare a Tajani che poi fa quello che dice lui, nel senso di Berlusconi. Matteo Salvini dice che bisogna votare lui per mandare a casa Renzi ed evitare un governo Tajani eccetera. Luigi Di Maio invece dice che bisogna votare per lui per evitare tutti gli altri governi possibili (che poi ci pensa lui a farlo strano) e comunque se non votate per lui o siete cretini o la casta vi dà da mangiare. Ora, qualunque sia il governo che alla fine eviteremo, si spera che dopo trent’anni e più il nostro programma comune torni a essere la Costituzio­ne: dal lavoro le politiche, dalle politiche l’economia. Niente di più, niente di meno. C’è da dubitarne, certo, eppure ci tranquilli­zzano oggi le parole dello strano Innodi Leonard Cohen: There is a crack in everything / That’s how the light gets in (C’è una crepa in ogni cosa / È così che entra la luce). Qualunque sia l’inevitabil­e errore che avremo o non avremo – come singoli e come comunità – fatto oggi, c’è sempre una crepa da cui entra la luce, un anello che non tiene nella catena dell’errore. Buon voto.

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