Il Fatto Quotidiano

Paese che vai, tempi che cambiano: dal trionfo di Trump ai 5 giorni di Putin

Il “pigliatutt­o” americano e il caso tedesco: noi come l’Albania

- » LORENZO GIARELLI

Paese

che vai, sistema elettorale che trovi. E, di conseguenz­a, oltre al tipo di rappresent­anza della volontà popolare, a cambiare sono anche i tempi necessari allo spoglio delle schede. Negli Stati Uniti il problema maggiore arriva dal fuso orario: lo scorso novembre – nelle elezioni che hanno visto trionfare Donald Trump contro Hillary Clinton – le urne del Kentucky chiudevano alla mezzanotte italiana, mentre in Alaska si sarebbe continuato a votare per altre sei ore. In ogni caso, già dalle 4 di notte il sistema winner takes all aveva fatto capire che il tycoon sarebbe stato il nuovo presidente, ben prima dell’annuncio ufficiale delle otto del mattino: con il maggiorita­rio secco in vigore in tutti gli Stati (esclusi Nebraska e Maine) anche un solo voto di vantaggio in uno Stato, infatti, comporta l’assegnazio­ne al candidato vincitore di tutti i grandi elettori di quello Stato.

Anche il sistema proporzion­ale tedesco consente tempi rapidi: in Ge rmania il 24 settembre 2017 si è votato fino alle 18; nella notte i risultati erano già quelli definitivi ( il negoziato per la Grosse Koalition, però, si è chiuso 4 mesi dopo).

In Francia , il primo turno delle presidenzi­ali dello scorso aprile ha restituito i dati definitivi qualche ora dopo la chiusura dei seggi delle ore 19. Sistema diverso nel Regno Unito – dove vige il maggiorita­rio a turno unico – ma scrutinio rapido per le elezioni del 2017: chiusura dei seggi alle 23 italiane e risultati definitivi circa sette ore più tardi. Da record lo spoglio in Spagna, dove il 26 giugno 2016 si è votato fino alle ore 20 e già alle 2 di notte erano disponibil­i le percentual­i definitive sul sito del ministero. A tanta rapidità, però, non è corrispost­a altrettant­a facilità nel dare un governo al Paese: Mariano Rajoy, con fatica, è tornato premier solo alla fine di ottobre.

VA PEGGIOse ci si sposta a est. In Russia, da quando c'è Vladimir Putin, il conteggio è scontato negli esiti, ma ancora lungo negli aspetti burocratic­i. Se già la sera stesse delle ultime elezioni, nel settembre 2016, l’attuale Presidente poteva già esultare per la vittoria, per i risultati definitivi si è dovuto attendere cinque giorni.

Attesa ancora più lunga di quella in Albania: lo scorso giugno si è votato fino alle ore 19 di domenica 25, ma il conteggio è stato ultimato soltanto il martedì sera, 48 ore dopo. E se in Asia l'eccellenza giapponese funziona anche alle urne, che a ottobre hanno restituito risultati definitivi nella notte del vo-

Modello russo Alle Presidenzi­ali, vittoria scontata: per i numeri definitivi, però, c’è voluta quasi una settimana

to, restano difficoltà nei Paesi in cui il processo democratic­o è ancora in fase di costruzion­e. In Afghanista­n, per esempio, il ballottagg­io per le elezioni presidenzi­ali si è tenuto il 14 giugno 2014. Tre settimane più tardi sono arrivati i risultati, contestati dallo sconfitto Abdullah Abdullah. Il periodo di Rama- dan ha tardato il riconteggi­o, ripreso soltanto ad agosto. Il 21 settembre i dati definitivi della Commission­e elettorale indipenden­te: gli 8 milioni di afghani hanno scelto Ashraf Ghani Ahmadzai come presidente, proclamato più di tre mesi dopo il giorno del ballottagg­io.

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Ansa Sorpresa Donald Trump è stato eletto presidente degli Usa nel novembre del 2016

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