La coalizione litiga su tutto: ma B. dà ancora le carte
Ambiguità. Questa è la parolina magica su cui si è giocata la campagna elettorale del centrodestra. Ambiguità che riguarda soprattutto Silvio Berlusconi, che ieri ha animato a modo suo il silenzio elettorale con una visita “privata” a Napoli: davvero l’ex Cavaliere vorrà governare con Matteo Salvini e Giorgia Meloni oppure preferirà accordarsi con Matteo Renzi, Emma Bonino e centristi vari per varare un esecutivo di larghe intese con la benedizione di Bruxelles? Nonostante i discorsi ufficiali e l’indicazione di Antonio Tajani come premier, l’arcano non si è svelato. Non è un caso che il leader di Forza Italia non abbia voluto sottoscrivere il patto anti-inciucio proposto da Meloni, lasciandola sola alla manifestazione a Roma, il 18 febbraio scorso.
In questa campagna elettorale i tre leader di FI, Lega e FdI, costretti a stare insieme, si sono divisi su tutto. Prima sull’asticella dove posizionare la flat tax, poi sull’abolizione della legge Fornero, sul parametro europeo del 3%, sui diritti civili e molto altro. Berlusconi sosteneva una cosa, Salvini il suo esatto contrario. Poi i due si sono parlati e hanno capito che, avanti così, le percentuali dei rispettivi partiti rischiavano la caduta libera. La distanza, però, è rimasta, tanto che per mettersi insieme a favor di telecamere, si è dovuti arrivare a tre giorni dal voto, al Tempio di Adriano a Roma. Dove, tra battute e mezze gaffe, c’è stato pure il fuorionda tra Fitto, Salvini e Meloni, in cui quest’ultima si è detta sicura del sorpasso leghista su Forza Italia, mentre il leader padano si è fatto scappare un “spero che il Pd prenda il 22%”, altrimenti il M5S fa il pieno al Sud.
SALVINI E MELONI hanno mostrato spesso insofferenza verso l’ex Cavaliere. Ma la presenza di Berlusconi – con i suoi 81 anni e i soliti refrain, contratto da Vespa compreso – è stata anche la loro forza, perché, elettoralmente parlando, il nuovo contro il vecchio (Berlusconi) funziona e porta voti. Alle urne di oggi, comunque, il centrodestra è il grande favorito. Sui numeri, però, in quel di Arcore non stanno sereni, perché a mancare, secondo i sondaggi, è lo sfondamento di Forza Italia. L’iper- presenzialismo mediatico di Berlusconi non ha portato i risultati sperati: il partito pare inchiodato sempre alla stessa percentuale e il sorpasso della Lega è dietro l’angolo. Mentre Salvini ha battuto il territorio, l’ex Cav. si è concentrato su giornali, radio e tv. Niente comizi, né bagni di folla. Memorabile la sua intervista a Radio 105 prima di Natale dove, ignaro della diretta video, ha risposto alle domande leggendo pedissequamente le risposte. Premio trash ai servizi sui settimanali di famiglia, Chi e Grazia, circondato dai cagnolini e una Francesca Pascale rispolverata per l’occasione. Vener- Tre dì sera c’è scappato pure un colpo di nervi da Mentana. “Ma lei lo sa con chi sta parlando?!”, è sbottato l’ex Cav. dopo un’obiezione del conduttore. Mentre due settimane fa a sbottare era stata Meloni a Piazzapulita. “Mi sono rotta le palle delle domande sul fascismo!”, ha urlato a Formigli e Damilano.
In marcia divisi Disaccordo su flat tax e Fornero. Forza Italia non firma neanche il “patto anti-inciucio”
UNICA genialata di Berlusconi l’idea di formare una lista di centro, Noi con l’Italia, per pescare voti in libera uscita: un caravanserraglio assai variegato che però potrebbe raggiungere il 3%. Furba sembra poi la scelta di aver impostato la campagna tutta in chiave anti-M5S, parlando il meno possibile di Pd. Lo sconcertante dato politico, però, è che, nonostante l’età, i processi in corso, la condanna, l’esclusione dalla politica, i conflitti di interessi e il fallimento dei suoi governi passati, il Caimano sia ancora qui. E il 5 marzo sarà di nuovo pronto a dare le carte.