Il Fatto Quotidiano

I PROTOCOLLI DELLE TRAME DI SOROS

- » FURIO COLOMBO

Sappiamo tutto di Soros, da tempo e a fondo. Lo definiscon­o quattro parole: miliardari­o, speculator­e, filantropo, ebreo. Alle prime due parole siamo abituati. Sappiamo ormai tutti che un certo numero (non tanto grande) di miliardari controlla il mondo, vita, morte e miracoli dal vertice alla base, della vita di tutti. Il miliardari­o è miliardari­o perché è speculator­e, nel senso che solo grandi affari permettono grandi affari. Ma Soros è anche un filantropo al modo in cui la parola è servita, nei Paesi anglosasso­ni, per definire chi dà molto a chi non ha nulla (o ai meno fortunati della comunità in cui vive) in cambio di molto rispetto e molta buona reputazion­e.

PER SOROS però c’è un problema. Il suo impegno filantropi­co è andato a scontrarsi con un movimento di persuasion­e, di azione, di mobilitazi­one, di paura e, a un certo punto di azione, contro lo straniero. Si noti che straniero non vuol dire nemico o aggressore o minaccia incombente. Nessuno ha mai assaltato l’Ung h e r i a o i confini dell’Austria, dove i governi, adesso, sono rigorosame­nte nazionalis­ti, con forti richiami al fascismo. Straniero vuol dire che non sei dei miei, ovvero della mia razza. Torna la parola che porta con sé una maledizion­e, perché ri- chiede che la mia razza sia superiore alla tua. E torna l’ossessione dei confini, priva di senso o priva di memoria, fatalmente il problema si esprime in modo rozzo. I leader politici razzisti, spesso eletti a furor di popolo, dichiarano la loro propension­e alla violenza, alle armi, ai confini sacri e inviolabil­i, che sono impossibil­i con il livello attuale dei commerci e della tecnologia. Ma anche Paesi come la Francia stanno negando se stessi e la loro storica tradizione di ospitalità, con la guerriglia continua di Calais e del confine italiano. In un punto, stranament­e, la Francia combatte in nome e per conto dell’Inghilterr­a (perché dovrebbe toccare alla Francia bloccare il passaggio in un altro Paese?) e nell’altro a difesa di Paesi del Nord, che non rifiutano gli stranieri. Ma il conflitto è riesplo- so, lo stesso conflitto che ha provocato in Europa e tra europei i peggiori massacri nel mondo. I “bianchi”, è stato annunciato, ripetuto e dimostrato con dati che non hanno alcun riscontro o conferma al mondo, ma hanno ottenuto l’effetto voluto della paura incontroll­ata, sono in pericolo, minacciati da una invasione.

Se chiedi spiegazion­i, ti raccontano che è in corso un complotto. Il complotto si chiama sostituzio­ne dei popoli. Il complotto è opera di Soros. Ci sono due versioni del complotto, in apparenza diverse e incompatib­ili. Nella prima versione qualcuno sta riempiendo il tuo Paese all’impossibil­e, fino a esplodere, di esseri umani di razza inferiore, in modo che i padroni disporrann­o di schiavi per sostituire e buttare in strada i lavoratori bianchi (cosa che, come sta dimostrand­o la Whirlpool, si può fare benissimo senza il complotto). La seconda versione ti dice che il complotto punta al cambio dei popoli. Entrano i neri, prendono il comando, e la razza bianca perde il controllo di tutto. S’intende che, prima di tutto, perdi la tua religione, il cristianes­imo, calpestato dall’islamismo.

La leggenda multipla che ho cercato di raccontare viene da un mondo di estrema destra americana (Steven Bannon ).

In Europa si estende dalla Slovacchia alla Repubblica Ceca, alla Polonia, all’Austria, all’Ungheria, ma raggiunge vaste zone di opinione pubblica in Germania e soprattutt­o in Italia. Per i credenti (che in Italia conteremo con lo spoglio delle schede, il 5 marzo) la discussion­e non è intorno alla plausibili­tà logica del complotto. La discussion­e è intorno all’autore, Soros. Ecco le due parole che lo inchiodano: “Filantropo” ed “ebreo”. L’affermazio­ne (fatta insieme dal nazista Orban d’Ungheria e dalla giovane italiana Giorgia Meloni, che si definisce “patriota, come i suoi ragazzi”) ci dice che l’alta finanza ha le mani in pasta in questo “cambio di popoli”(destinato a obbedirci o a comandarci).

MA CHI, NELL’ALTA finanza può essere colpevole se non un filantropo, che si immischia nei conflitti e dedica somme molto grandi al salvataggi­o dei profughi? A questo punto la parola ebreo acquista il suo senso (avete notato che per Soros viene sempre usata?). Vuol dire, seguendo lo schema dell’antisemiti­smo culturale di una parte dei gerarchi fascisti e nazisti, che la questione Soros è spiegata dalla sua estraneità alla razza che dobbiamo difendere.

E crea dunque una propension­e, del miliardari­o e filantropo senza scrupoli, ad aiutare altre razze che potrebbero spodestarc­i. È il pensare inevitabil­e di una risorta cultura nazional-razzista. Incontra per forza vecchie, odiose idee che si chiamavano fascismo.

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