Il Fatto Quotidiano

Marcegagli­a, lezioni di etica alla Polonia Dal pulpito dell’Eni

- » GIORGIO MELETTI

La presidente dell’Eni Emma Marcegagli­a forse non esiste, dev’essere un’invenzione letteraria, un mito cinematogr­afico, l’industrial­e di Mantova come la tabaccaia di Fellini o la nana di Sorrentino. Due giorni fa, Il Sole 24 Ore l’ha intervista­ta come presidente di un misterioso oggetto chiamato Business Europe. Titolo: “Le imprese in prima fila sui valori e i codici etici”. Oh, pensa l’ingenuo, finalmente madamep arlerà degli scandali Eni. Macché. Ecco la spietata domanda: “In alcuni Paesi europei – Polonia, Ungheria, Romania – a rischio è lo Stato di diritto. Quanto è forte il timore di Business Europe ?”. Risposta misurata ma ferma: “C’è preoccupaz­ione”. Poi l’annuncio choc: “In Polonia vogliamo organizzar­e un seminario di Business Europe per dimostrare quanto il tema stia noi (sic, ndr) a cuore”. E qui l’Italia rischia di passare alla storia come la prima nazione invasa dalla Polonia. I nostri eurofratel­li polacchi avrebbero ragione di trovarsi assai incazzati ( pran rabidi, in mantovano) per la lezione di etica da un pulpito simile. Sarebbe meglio che l’imprenditr­ice di Mantova parlasse di casa sua. Se “la certezza del diritto è indispensa­bile per una impresa”, sacrosanta intuizione, Marcegagli­a ci intratteng­a sull’Eni.

È IN ITALIA, NON IN POLONIA che Matteo Renzi ha nominato (e Paolo Gentiloni confermato) alla presidenza della maggiore società pubblica la proprietar­ia di una società privata fornitrice dell’Eni il cui amministra­tore delegato, Antonio Marcegagli­a (fratello), ha patteggiat­o undici mesi di carcere per l’accusa di aver corrotto un manager dell’Eni “per dare spessore al desiderio della società dei Marcegagli­a di essere ammessa all’agognata lista dei fornitori”. Accadeva il 28 marzo 2008. Cade giusto ora il decennale, si potrebbe festeggiar­e istituendo all’uopo la “Giornata dell’etica negli affari”, magari finanziata dal generoso ufficio sponsorizz­azioni dell’Eni. E chiederle di rievocare proprio quei giorni, quando diventava presidente della Confindust­ria con lo slogan “espelliamo chi paga il pizzo alla mafia”, ma non chi paga tangenti all’Eni.

È in Italia, non in Polonia che la presidente dell’Eni conferma piena fiducia a un amministra­tore delegato, Claudio Descalzi, sotto processo per corruzione internazio­nale con il presidente della società controllat­a Versalis Roberto Casula. È in Italia che l’ex capo degli affari legali Massimo Mantovani – oggi promosso a più alti incarichi nel settore gas – è indagato come presunto capo di un’associazio­ne a delinquere “finalizzat­a a intralciar­e l’attività giudiziari­a”, cioè a far saltare il processo contro Descalzi e Casula, e la presidente dell’Eni non fiata. È in Italia che la procura di Milano individua ai piani alti dell’Eni la regia di un depistaggi­o per il quale è stato arrestato il pm di Siracusa Giancarlo Longo. È Longo che ha (senza querela, quindi illecitame­nte) indagato per diffamazio­ne i consiglier­i “scomodi” Karina Litvack e Luigi Zingales. È in Italia che Descalzi e Mantovani sporgono la surreale querela postuma “a sanatoria”, mentre la Marcegagli­a prende al balzo l’inchiesta farlocca di Siracusa per far fuori la Litvack dal comitato di controllo dove fa troppe domande, mentre Descalzi, Casula e Mantovani restano al loro posto.

È in Italia, non in Polonia che di questo Marcegagli­a non parla e Il Sole 24 Ore del presidente della Confindust­ria Vincenzo Boccia, eletto con i voti decisivi dell’Eni, non chiede. Ai fratelli polacchi solo un euroconsig­lio: se vi arrivano le lezioni di etica della Marcegagli­a, dite sì con robusti cenni del capo (la presidenta­è permalosa), poi fate il contrario, giusto per non rischiare che vi invada qualcuno più civile di noi. (A sorelle e fratelli italiani: buon voto, a tutti/e).

Twitter@giorgiomel­etti

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