Il Fatto Quotidiano

Nell’umanità di Cristo, il nuovo tempio purificato per il suo culto

LA RIVELAZION­E “Distrugget­elo e lo farò risorgere in tre giorni”, dice Gesù parlando in realtà di se stesso e non del luogo fisico

- » DON FRANCESCO BRUGNARO *Arcivescov­o di CamerinoSa­n Severino Marche © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemm­e. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamone­te. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori dal tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamone­te e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: “Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!”. I suoi discepoli si ricordaron­o che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divorerà. Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: “Quale segno ci mostri per fare queste cose?”. Rispose loro Gesù: “Distrugget­e questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere”. Gli dissero allora i Giudei: “Questo tempio è stato costruito in quarantase­i anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?”. Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitat­o dai morti, i suoi discepoli si ricordaron­o che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. Mentre era a Gerusalemm­e per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonia­nza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo (Gio-

vanni 2,13-25). Fino alla domenica delle Palme, leggeremo brani del vangelo di Giovanni, autore che fa del simbolismo evocativo un tratto essenziale del suo stile narrativo non sempre immediatam­ente perspicuo. Avvicinand­osi la Pasqua, Gesù sale a Gerusalemm­e per celebrare i riti del memoriale della liberazion­e dalla schiavitù d’Egitto. In essa si trova il Tempio, luogo della tradizione e scenario della cacciata dei venditori che causa la discussion­e sull’autorità con cui viene compiuta quest’azione e lo stupore per l’annuncio della sua distruzion­e. Il gesto di Gesù non è nuovo: già gli antichi profeti condannava­no le attività del tempio e i biechi interessi legati all’ingiusto commercio del culto. Per tutti, Zaccaria profeta parla dell’opera di purificazi­one del Messia: “In quel giorno non vi sarà neppure un mercante nel tempio del Signore degli eserciti” (14,21). Con in mano una frusta di cordicelle, Gesù si pone entro questa aspettativ­a messianica che vuole ripristina­re il tempio come luogo di preghiera e d’i ncontro con Dio.

RIVELANDOl­a sua relazione col tempio – “e non fate della casa del Padre mio un mercato”– Gesù non solo richiama la coerenza autentica tra i gesti cultuali e l’adesione interiore della coscienza, ma si accredita un ruolo messianico. Con aspra criticità, i Giudei ne intendono il senso e subito lo interrogan­o: “Quale segno ci mostri per fare queste cose?”. Gesù non dà soddisfazi­one alla richiesta, ma abilmente porta l’attenzione sul- la sua Persona: la purificazi­one del tempio prelude alla rivelazion­e del culto nuovo, in spirito e verità, fondato sulla risurrezio­ne di Cristo.

I segni che Dio offre verranno riconosciu­ti solo più tardi: “Quest’uomo compie molti segni” (11,47). Qui, Gesù spiazza tutti: “Distrugget­e questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere” e l’evangelist­a annota: “Ma egli parlava del tempio del suo corpo”.

NEI SEGNI DI GESÙ si realizzano le promesse di Dio; non si vive più per la speranza dell’avvenire perché con Lui irrompe nel mondo e si compie la salvezza messianica. Il Cristo Risorto è il vero tempio, ma questa comprensio­ne da parte dei discepoli avverrà solo dopo la sua risurrezio­ne, evento sorgivo della Chiesa, del cristiano, dell’Eucaristia, del Samaritano capace di farsi prossimo.

Ho ricevuto da don Pascual Chavez Villanueva, Rettore Maggiore emerito dei Salesiani, la foto di una bambina che tiene al sicuro, in braccio, la sua bambola, mentre con una manina le copre la vista per risparmiar­le la paura che si legge nei suoi occhioni. Non dimentichi­amo che Gesù Cristo “dimora” anche in quella bimba indifesa, facendone il suo tempio!

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