E D’ALIMONTE SI CONVERTÌ IN DIRETTA TV
Notte elettorale Vagano mostri (e sconfitti) fra “Porta a Porta” e La7: Rosato disperato per il Rosatellum, D’Alimonte si converte in diretta
Si capisce che è successo qualcosa di grosso quando uno del Sole 24 Or e in collegamento con Porta a Porta lacera l’immacolata immagine di un governo di continuità: “Aspetterei la reazione vera dei mercati”. La democrazia, questo fastidioso ostacolo tra i ricchi e i soldi, ha messo in moto la sua dialettica. Ai desk degli studi Tv i commentatori schierati con tablet e calcolatrice affrontano la notte con baldanzosa freschezza. Sono girati degli exit-poll nel pomeriggio che davano il M5S e la Lega in testa, ma per fortuna erano falsi.
Alle prime proiezioni, quelli che fino a poco prima avevano creduto agli instant-poll (affidabili quanto un rilevamento dal fornaio) improvvisamente non credono al conteggio di schede vere nel 12% dei seggi.
D’ALIMONTE, politologo fautore del Sì al referendum renzistissimo, su Sky Tg24 è il primo a pronunciare l’impensabile: “Dobbiamo calcolare maggioranze che comprendano i 5stelle”. Deve essere una specie di segnale perché da questo momento una cappa di gelo scende negli studi Tv dove da 4 anni si celebra il renzismo di sfondamento.
Alla maratona de La7, Claudio Cerasa, che sul Foglio ha pubblicato appelli a votare Pd o Bonino firmati dai più grandi intellettuali ex berlusconiani viventi, è tramortito. Prospetta un’alleanza 5Stelle-Lega per tentare un terrorismo da esprit d’escalier: “Ipotesi veramente impressionante”, continua a ripetere, inebetito, digitando a caso sull’abaco digitale.
A Porta a Porta c’è Rosato; proprio lui, quello che ha inventato la legge elettorale con cui il suo partito ha perso. Col Pd sotto il 20%, pronuncia tetragono: “Non siamo interessati a fare un governo coi 5S”, nemmeno se come accadrà questi non glielo proporranno. Parapiglia in studio. Non avendo niente da dire, tutti si interrogano su che fine faranno i voti dei partiti sotto il 3%. Ignazio La Russa, che già si vedeva al governo con Minniti (sconfitto a Pesaro) in una riedizione di Vogliamo i colonnelli, spiega a Rosato cosa prevede il Rosatellum, la legge che prende il nome da Rosato. Il quale inopinatamente sorride. All’apparir del vero del 19%, entra nella fase freudiana della negazione: “Io non sono così pessimista”. Forse non lo hanno informato. Forse stanno cercando il modo di dirglielo mentre i paramedici dietro la poltrona gli iniettano Valium nell’ago cannula.
Intanto “l’esperto di sistemi elettorali” spiega come gli italiani abbiano votato in mo- do errato rispetto alle sue previsioni. Su Rai3 un politologo dà la colpa a Leu per il crollo del Pd, dal che si evince che il politologo è il mestiere più difficile del mondo: si rischia continuamente il surmenage cerebrale.
Alle 2 di notte compare una cartina dell’Italia. Vespa urla: “La Boschi dove sta??”. Qualcuno risponde “a Bolzano, è passata” (proveranno a vendercela come una strepitosa affermazione personale e non come il frutto di un accordo tra col Svp per accollarsi la miracolata). Vespa si rincuora e perde due costole nell’inchino impercettibile che le dedi- ca. Mario Lavia della trucidata Unità sfida i 5S a fare un governo, se ne sono capaci. Un po’ come Fassino aveva sfidato Grillo a fondare un partito per “vedere quanto prende” (ah: il 32,6%).
ORA IL PD È AL 18,3%, un punto in più della Lega. Ricordiamo, lontane, le parole del leader della Leopolda: “Non lasceremo il partito a quelli che vogliono riportarlo al 25%”.
Cazzullo ha lasciato la canasta per venirci a riferire che Gentiloni “piaceva perché non era Renzi”, il che ha già cominciato a costituire un pregio di per sé per un essere umano. Zucconi a RepTv dice che “Renzi va sostituito”. Beato cinismo. Circola una foto di Renzi sul sedile posteriore di un’auto: ha la camicia bianca dei giorni gloriosi aperta sul petto fino al terzo bottone, come se avesse già preparato il collo per la forca.
Al mattino, Lavia ha la forza di parlare su Sky: “Mattarella è preoccupato”, rivela; traccia “uno scenario terribile di ingovernabilità”, avvisa che “il Paese si è messo in mano a forze incontrollabili”. Insomma poteva andar peggio. Concede: “Il Pd riconosce la legittimità di questa vittoria”; del resto l’alternativa sarebbero i carri armati, e non ce li vediamo Lotti e Bonifazi a scegliere brani di musica classica da mandare in onda al posto delle trasmissioni.
L’elettore comincia ad avere davvero paura, ma non per i mercati: per i post strappalacrime di Renzi che dovrà sorbirsi da qui a quando l’ex statista deciderà finalmente a quale disciplina dedicare i suoi talenti.