L’azzardo di Anastasia: prostituta e “gola profonda” dello scandalo Usa-Russia
L’escort e l’audio che rivelerebbe l’influenza del Cremlino sul voto di Trump
Sedici
ore. È la durata dell’audio che dice di avere, prova maestra per le indagini dell’Fbi, che accerterebbe definitivamente l'intervento russo nelle elezioni presidenziali americane. Sedici ore. Per questa registrazione l’escort bielorussa Anastasia Vashukevich, che si fa chiamare Nastya Rybka, “piccolo pesce”, chiede in cambio la libertà dalla prigione asiatica in cui l’hanno rinchiusa. Per evitare la deportazione in Russia, cerca asilo nel paese a stelle e strisce. In cambio, dice, può fornire agli Stati Uniti la storia di Trump e la Russia.
Nastya è stata per un anno l’escort dell’oligarca russo Oleg Deripaska, in affari con Paul Manafort, che ha gestito la campagna elettorale di Trump, ed è ora testimone eccellente nell’indagine del procuratore speciale Robert Muller III. Manafort e Deripaska si sono scambiati milioni e informazioni: i primi in cambio delle seconde sulle elezioni americane, durante una vacanza sullo yatch del miliardario, dove c’era anche il potente Sergey Prokhodko, primo ministro di Medvedev. Ci sono prove nell’audio che Nastya dice di aver registrato al largo delle coste norvegesi, sullo yacht, dove si parla della campagna Usa: “Discutevano delle elezioni, Deripaska aveva un piano per le elezioni, ma non posso dirvi tutto”, dice dal carcere Nastya.
NASTYA ERA ARRIVATA il 16 febbraio in Thailandia, qualche giorno prima di Nikolay Patrushev, capo dei servizi segreti russi, “una visita pianificata in anticipo per un incontro bilaterale sulla sicurezza”, riferisce il Cremlino. Patrushev si trovava nel paese quando Nastya è stata ammanettata durante un “corso di sesso”, in un resort a Pattaya, dove teneva delle “sedute di seduzione” per turisti, soprattutto russi, soprattutto uomini, con il suo fidanzato, Aleksander Kirillov, conosciuto come Alex Lesley. Entrambi sono “finiti in prigione perché non avevano il permesso di lavoro”, riferiscono le autorità thailandesi.
La prostituta, lo zar e il grande inquisitore. Ma anche la corte degli oligarchi del presidente, ombre che avrebbero preferito rimanere grigie e fuori dai social media della blogger bielorussa. Elezioni, yatch e puttane: tutto su Instagram. L’account di Nastya ha 130mila follower e migliaia di like alle sue foto nuda, seminuda, in mutande, tra le lenzuola, pose a labbra serrate dal silicone anche in prigione. Ora manda video messaggi pubblici indirizzati “a Vladimir Vladimirovic”, Putin: “ci trasferiscono nella terza prigione a Bangkok, ma non sappiamo nemmeno il perché”. Oppure alla Cia: “ho paura di andare in Russia, cose strane possono accadere”, “questa storia non riguarda me, ma il popolo americano”.
DA QUANDO ALEKSEJ Navalny ha parlato di lei sul suo canale Youtube un mese fa, Nastya ha ottenuto quello che ama: i riflettori. Navalny stesso, prima di raccontare la storia del piccolo pesce, non credeva all’intera vicenda, “un po ’ H om el an d”, un po’ r omanzo pulp, ma, ha detto, “in Russia le cose più assurde sono possibili”. Proprio come in America. “Se l’America mi dà protezione, parlerò”, ha detto Nastya, ma l’America non risponde.