Camere, sarà donna meno di una su tre: anche la parità di genere era un bluff
270 parlamentari
Il
conto finale si avrà solo quando tutti i pluricandidati avranno scelto il loro collegio di elezione. E sotto, scatteranno altri nomi, necessariamente di sesso opposto. Però fin da ora si può dire: di donne, nel prossimo Parlamento, ce ne saranno poche. Di certo meno del previsto.
Lo dice il numero di elette negli uninominali e plurinominali. E lo confermerà il bilancio delle candidature multiple, visto che le donne che correvano in più collegi sono molte meno degli uomini.
VENIAMOai numeri: 185 deputate e 86 senatrici, queste le cifre provvisorie, quasi identiche a quelle delle parlamentari uscenti, nonostante i sostenitori del Rosatellum elencassero tra i suoi pregi (rimasti sulla carta) quello di promuovere e garantire la pa- rità di genere: almeno il 40 per cento delle candidature, diceva la legge elettorale, deve rappresentare uno dei due sessi. Non è andata così, evidentemente.
Al netto dei nuovi ingressi, a palazzo Madama, la percentuale media di donne si ferma attorno al 27 per cento. Si sfiora la soglia prevista dalle norme nel caso dei Cinque Stelle, che pure avevano faticato non poco nel garantire la rappresentanza femminile nelle liste uscite dalle parlamentarie: i grillini, alla fine, portano al Senato 42 donne sul 112 eletti. Il centrodestra nel suo complesso elegge 30 senatrici su 137, mentre il centrosinistra si ferma a 13 su 59. Liberi e uguali ne ha solo una su 4: è l’ex-capogruppo di sinistra italiana Loredana De Petris.
NON VA MEGLIO alla Camera dove la media complessiva si attesta sul 30 per cento. I grillini arrivano al 37 per cento con 82 donne su 222 eletti sicuri, il centrodestra è in linea con la media (67 deputate su 260 seggi) così come il Pd, che ha 32 donne su 115 seggi assegnati e Leu che porta 4 donne tra i 14 deputati: una di loro è Laura Boldrini, l’ex presidente della Camera che della questione femminile ha fatto una bandiera del suo mandato.