“Quest’America di matti soffoca i nostri giovani”
JOHN GRISHAM
Non dorme la notte “pensando a tutti gli innocenti in galera”. È a suo modo un autore impegnato John Grisham, bestsellerista di fama internazionale, che con i suoi legal thriller ha venduto oltre 250 milioni di copie nel mondo. Ora è a Milano – stasera a Tempo di Libri con Gianrico Carofiglio – per presentare l’ultimo romanzo, La grande truffa
( Mondadori), sul business delle scuole private americane, che lucrano sui debiti e sulla pelle degli studenti. I tre protagonisti si fanno giustizia da soli, in modo illegale. Non c’è altra alternativa, Mister Grisham? Soluzioni non ne ho: il problema dei debiti contratti per pagarsi gli studi è gigantesco e spesso porta i giovani alla depressione, se non al suicidio. Anni fa non era così: io mi sono laureato solo con i sacrifici dei miei genitori e qualche lavoretto. È evidente che c’è lo zampino della politica, da quando il congresso ha deciso che l’università dovesse essere un diritto per tutti, alimentando così la proliferazione di scuole a fini di lucro e di dubbia qualità, spesso create dalle stesse banche, che chiedono ai ragazzi 75.000 dollari e più. È un circolo vizioso, assurdo: non abbiamo solo bisogno di laureati. Servono idraulici, carpentieri, camionisti... L’idea del libro le è venuta leggendo l’Atlantic: si ispira spesso alla cronaca? In quanto scrittore sono sempre lì che rubo idee agli altri: sono un grande collezionista di reportage e inchieste, da cui ho tratto talvolta spunto, ma al momento non riesco più a farlo perché l’attualità corre troppo in fretta. In generale a me sta a cuore la riforma della giustizia. Basterebbe poco: ad esempio, eliminando la pena di morte, si risparmierebbero moltissimi soldi, oltre che vite umane. Tuttavia il nostro sistema giudiziario funziona meglio di quello legislativo ed esecutivo. So che in Italia invece la giustizia è molto complicata: mi affascina. In America avete anche un problema con le armi...
Siamo un Paese di matti: chiunque può acquistare armi di distruzione di massa. È chiaro che il governo repubblicano non farà nulla, ma forse qualcosa cambierà grazie ai giovani e ai social network. Dalla spia avvelenata in Gran Bretagna agli hacker in Italia non si fa che parlare di Russia. A che punto è il vostro Russiagate? Sicuramente c’è stata un’ingerenza nelle elezioni, ma l’indagine si chiuderà tra due anni e solo allora sapremo tutta la verità sui “dirty deals” tra la Russia e Trump e la sua famiglia: c’è una collusione, ma ancora non ne conosciamo l’eventuale risvolto politico e penale. È da anni che Trump è sostenuto economicamente dai russi, anche perché, dopo il suo quarto fallimento, nessuno a New York era più disposto a dargli un centesimo. Era poco raccomandabile 30 anni fa, figuriamoci adesso... sempre che sopravviva a questo mandato. Uno dei personaggi de La
Grande truffa è un figlio di immigrati che ha ottenuto la cittadinanza con lo ius soli. Quanto si discute ancora di immigrazione in Usa? È uno degli argomenti che ha favorito l’elezione di Trump: da noi, chi non ce l’ha fatta ha scaricato tutte le colpe sui migranti irregolari. Trump campa su questa frustrazione: è la sua base elettorale. Il clima si è avvelenato: ci sono persone che vivono nel terrore di essere espulse e letteralmente deportate. La questione razziale, anziché assopirsi, sta peggiorando. Qual è il suo rapporto col cinema, che ha trasposto in pellicola nove dei suoi romanzi? Al momento Hollywood ha grossi problemi a produrre film drammatici e intelligenti – The Post è una eccezione –; preferisce sfornare l’ennesimo sequel di Spider-Man. È da 15 anni che non riesco più a fare un film, e non c’è verso di convincerli, ma ora sono in trattativa per due o tre serie tv.