L’8 marzo al Colle tra un selfie con Di Maio e una carezza di solidarietà alla Boschi
Alla cerimonia tutti si interrogano sul futuro della legislatura
Luigi
Di Maio, sorriso a 360 gradi, tutto un selfie e una stretta di mano, è seduto in prima fila, poi fa un rapido giro di saluti e se ne va. Maria Elena Boschi, aria palesemente tesa, interviene, si intrattiene e se ne va per ultima. Ci sono le mimose all’ingresso del Quirinale, per l’8 marzo, giornata internazionale della donna. Una delle poche certezze. Nella Sala dei Corazzieri, dove si svolge la cerimonia, tutti si interrogano sul futuro: le elezioni hanno introdotto una serie di variabili inedite e imprevedibili. Pure la musica scelta non è esattamente in linea con le tradizioni: Chiara Civello, cantautrice esegue brani tipo Io che amo solo te. Quando vie- ne annunciata Boschi, sottosegretaria a Palazzo Chigi con delega alle Pari opportunità, qualcuno del pubblico commenta con sdegno: “Incredibile”.
IL PARTERRE è parecchio istituzionale: le gesta della premiata ditta Renzi- Boschi vengono individuate come la principale causa che ha portato all’incertezza odierna, rispetto al mantenimento di un potere con- solidato da decenni. Sobrio vestitino a pois e tacchi a spillo, Boschi parla per pochi minuti: tono basso e voce che a tratti pare cedere. Inizia citando l’anniv ersario della Costituzione, “sulla quale abbiamo costruito i nostri valori”. Per quella che voleva essere la madre costituente di una riforma bocciata dai cittadini suona quasi un paradosso. Fa un elogio della Carta e del ruolo delle donne tanto nella sua elaborazione che nella “guerra di Liberazione”. Ripresero allora, le donne, il percorso di emancipazione interrotto dal fascismo. La scelta di fare un discorso come questo, in un momento in cui ogni messaggio è interpretato in chiave post-elettorale, è apparso ai quirinologi una dichiarazione espressa per conto di Matteo Renzi: no al governo con Matteo Salvini.
Va detto che pure il passaggio in cui il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, cita la legge Merlin, che smantellò le case chiuse, viene considerato un attacco allo stesso Salvini che in campagna elettorale ha promesso di riaprirle. Al ricevimento, il leader leghista è il grande assente: invitate solo le cariche istituzionali. “Le donne hanno saputo tenere ben in vista gli interessi generali, anche quando le dinamiche dei partiti inducevano alla contrapposizione e al conflitto”, dice il presidente. Invito indiretto a Maria Elena Boschi a lavorare per l’unità e non per la divisione.
Rapporti tesi Nei discorsi ufficiali i messaggi cifrati del presidente e dell’ex ministra contro Salvini
IN PRIMAfila c’è Pietro Grasso, presidente del Senato. Ma manca Laura Boldrini, presidente della Camera. La cerimonia scivola via rapida e il protagonista diventa Di Maio.
Al centro di ogni capannello, ricorda l’esordio di Renzi al Quirinale per gli auguri di Natale del 2013. Era appena diventato segretario del Pd, di lì a poco sarebbe stato premier: scelse un abito grigio chiaro, sfidando la prassi del vestito scuro. Outsider protagonista. Ora quel ruolo spetta a Di Maio. Lui è abbastanza a suo agio da salutare Giovanni Legnini, vicepresidente del Csm, con una battuta: “Ciao Giovanni, sei pronto a diventare presidente del Csm?”. L’a l tr o , spiazzato, ride. Di Maio, accompagnato dalla sindaca di Roma, Virginia Raggi, saluta Mattarella e se ne va tra i primi. Valeria Valente, Carla Cantone, Lucia Annibali e Beatrice Lorenzin si avvicinano a Boschi, le stringono la mano, in segno di solidarietà per la disgrazia politica in cui è caduta, e loro con lei.
Qualche metro più in là Loredana De Petris, Lucio Malan, Antonio De Poli e Roberta Pinotti, fronti opposti, ma vecchie conoscenze da plurime legislature in Parlamento, si scambiano opinioni sul governo che verrà. “Serve tempo”, dice De Petris. Giorgio Napolitano si muove un po’ spaesato. “Le elezioni? Bisogna capire che è successo”. Tra una tartina e un succo di frutta, la sala si svuota. Davanti allo scalone, si intrattiene la Boschi. Anche a Natale fu l’ultima ad andarsene. Del doman non v’è certezza. Soprattutto per lei.