Il Fatto Quotidiano

Dai conti alle nomine dalla Libia all’Ue: tutti i dossier aperti

Gentiloni scriverà il Def a politiche invariate e la manovrina sarà congelata, ma in autunno incombe l’aumento dell’Iva

- » STEFANO FELTRI

Senza un nuovo governo si può sopravvive­re un po’ ma non, per definizion­e, governare. Al Quirinale ne sono ben consapevol­i e sanno che l’agenda dei prossimi mesi è fitta. Alcune cose le potrà gestire l’esecutivo Gentiloni, anche se in carica solo per gli affari correnti, altre invece no.

CONTI PUBBLICI. Ad aprile il governo deve approvare il Def, il documento di economia e finanza che definisce il quadro dei saldi di bilancio all’interno di cui si inserirà la legge di Stabilità in autunno. Come nel 2012 quando il Def venne scritto dal governo Monti dimissiona­rio, con Vittorio Grilli al Tesoro, anche in questo caso se ne occuperann­o il premier Paolo Gentiloni e il ministro Pier Carlo Padoan. La questione più delicata, cioè evitare l’aumento dell’Iva già previsto da 12,5 miliardi nel 2019, può essere rimandata all’autunno, ma non oltre il 15 ottobre quando bisogna spedire a Bruxelles l’impianto della legge di Bilancio.

MANOVRINA. Resta l’i nc ognita della manovra correttiva: l’Italia sostiene di aver adottato misure che riducono il deficit struttural­e nel 2018 dello 0,3 per cento rispetto al Pil, invece che lo 0,8 richiesto dai parametri europei. La Commission­e europea ha dato il via libera allo 0,3, ma teme che non andremo oltre lo 0,1%. A maggio potrebbe chiedere quindi una correzione. Ma se l’incertezza politica permane, la decisione sarà rinviata( c’ èilp recedente della Spagna ).“Specialmen­te per l’ Italia, che ha il secondo debito pubblico più alto dell’Ue, è importante che si resti sui binari di una politica di bilancio responsabi­le”, avverte intanto il vicepresid­ente della Commission­e, Valdis Dombrovski­s, uno dei più attenti alle ragioni del rigore.

POLITICA EUROPEA. L’ordinaria amministra­zione non basta invece per fare un’efficace politica europea. Non tanto per il tentativo - fallimenta­re - di strappare la sede dell’agenzia Ema all’Olanda, quanto per gestire la riforma della governa nce dell’e u r ozona e il futuro dell’unione bancaria. L’Italia è stata assente da un negoziato che si è svolto tutto sul solito asse franco- tedesco fino a due giorni fa quando otto Paesi filo-tedeschi, guidati dalla solita Olanda e con Svezia e Finlandia, hanno presentato un documento per arginare la linea del presidente francese Emmanuel Macron: basta cessioni di sovranità a Bruxelles. Gli unici passi avanti che l’asse del Nord auspica sono sull’unione bancaria, con i limiti alla quantità di titoli di Stato di ciascun Paese che le banche possono detenere. Qualunque misura di questo tipo sarebbe pericolosa per l’Italia perché renderebbe più difficile vendere il debito. BREXIT. Un altro dossier dove servirebbe peso politico - e dunque un governo vero - è la riforma del bilancio europeo: l’uscita del Regno Unito dall’Ue lascerà un buco da 10 miliardi di euro ogni anno. L’Italia rischia di trovarsi a pagare di più e a ricevere meno. Ma a seconda di come vengono ripartiti i tagli inevitabil­i ai trasferime­nti comunitari l’Italia potrebbe trovarsi a soffrire parecchio, soprattutt­o al Sud.

LIBIA. Tra le preoccupaz­ioni maggiori del Quirinale c’è il destino della Libia. Il capo dello Stato Sergio Mattarella ha propiziato l’im med ia ta proroga dei vertici dell’i ntelligenc­e in scadenza tra un mese: Alberto Manenti potrà continuare così per un anno a guidare l’Aise, i servizi segreti esteri, che è stato il braccio operativo sul terreno delle politiche del ministro dell’Interno Marco Minniti. Il precario equilibrio costruito con le tribù libiche che ha permesso di arginare il flusso di migranti dovrebbe quindi durare. Ma non basta. L’Italia in questi anni ha costruito consenso internazio­nale intorno al premier di Tripoli Fayez al Serraj, Gentiloni fu il primo ministro a visitarlo dopo l’insediamen­to. Ma l’opera di state building in Libia è ben lontana dalla conclusion­e: se l’Italia perde l’iniziativa politica, nel vuoto si espanderan­no altri attori, come il generale Kalifa Haftar in Cirenaica, sempre più vicino alla Russia di Vladimir Putin.

NOMINE. Nei prossimi mesi ci sono da assegnare poltrone con un notevole peso politico, tutti i partiti mal tollerereb­bero che fosse il governo Gentiloni a gestire la pratica. Si va dall’Autorità dell’energia alla scadenza di Daniele Franco come Ragioniere generale dello Stato alla scelta dei nuovi vertici della cruciale Cassa depositi e prestiti in aprile. Se poi si dovesse andare a nuove elezioni, ci sarebbe un bel problema in Rai: il cda scade a luglio, chi decide i nuovi membri (e a cascata i direttori dei tg) in campagna elettorale?

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La Presse Affari correnti Il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni

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