Il Fatto Quotidiano

A sinistra non s’illudano, la colpa dei pochi voti non è (solo) di Renzi

LeU ha le cifre di Sel, Pap neanche quelle del Prc

- » MARCO PALOMBI

La

polvere s’è appena posata sulla più disastrosa tornata elettorale della sinistra italiana tutta – da quella di governo che rivendica politiche di schietta destra economica fino ai gruppettar­i di Potere al Popolo e oltre – e la reazione a questo risultato catastrofi­co (che è anche il giudizio che gli italiani danno di un’intera area politica) pare, finora, una gigantesca rimozione del lutto: cos’è la sinistra, quali interessi rappresent­a nel gioco dei rapporti di forza, come intende farlo al di là delle petizioni di principio?

IL PD HA PERSO 2,6 MILIONI di voti in 5 anni e già allora ne aveva persi oltre 3 milioni rispetto al 2008. Dice Andrea Orlando, capo di una delle correntine anti-renziane del Pd: “Si vuole anteporre la questione dell’intesa col M5S alla riflession­e sul risultato di queste elezioni”. La riflession­e che fa la cosiddetta sinistra del Pd è questa: Renzi ha dirottato il partito, che invece di suo era tanto una buona idea, e gli elettori se ne sono andati. Retropensi­ero che sta anche dalle parole del “dante causa” politico di Orlando, Giorgio Napolitano: la sconfitta è “un evento annunciato”, “un destino quasi compiuto”; “forse è stato peggio di quanto annunciato, ma tutto faceva prevedere questo risultato”. Non è un segreto che l’anziano leader ritenga che Renzi, avendo smesso di dargli retta, si sia condannato a perdere almeno dall’estate del 2016.

Questo scaricabar­ile sul segretario dimissiona­rio del Pd - che, sia chiaro, ha colpe enormi - ha un problema: i numeri. Se, infatti, l’elettorato democratic­o non voleva il “dirottator­e” Renzi, perché non ha votato in massa il Pd “derenzizza­to” di Pier Luigi Bersani e soci detto Liberi e Uguali? E invece LeU ha avuto un milione e 100 mila voti, più o meno quelli di Sel nel 2013 (proprio come successo alle regio- nali in Sicilia col 6% conquistat­o da Claudio Fava). Risultato: i voti di Sel-Sinistra Italiana hanno fatto eleggere quelli che vogliono rifare il Pd. Quanto al resto, come dicono a Roma Bersani si consola con l’aglietto:“In pochi mesi neanche noi di LeU abbiamo trovato la soluzione. Ma almeno abbiamo visto per tempo il problema! Se nel mondo progressis­ta si smette finalmente di negare il problema, una sinistra plurale potrà riprendere il suo cammino”. Il livello dell’analisi è questo.

Ci sarebbe poi la sinistra cosiddetta radicale. I militanti di “Potere al popolo” domenica notte festeggiav­ano a Roma: “Per noi è un grandissim­o risultato, siamo contentiss­imi”. Pap ha preso 372mila voti, l’1,1%, neanche quelli di Rifondazio­ne quando correva da sola. Però festeggia. Ora facciamo un esperiment­o sommando pere e mele: i voti che vanno dal Pd alla lista “Per una sinistra rivoluzion­aria” oggi sono 9,1 milioni; la stessa area valeva 11 milioni di voti nel 2013 e oltre 15 milioni e mezzo nel 2008 (oggi i consensi del M5S sono 10,7 milioni, quelli del centrodest­ra 12,1 milioni). Nei dieci anni della grande crisi a sinistra sono spariti 6,5 milioni di elettori, il 13% del corpo elettorale: Renzi c’entra poco e molto invece la nulla comprensio­ne di come si svolge oggi il caro vecchio conflitto tra capitale e lavoro. Ammesso che, accanto ai diritti civili, quelli sociali siano ancora un interesse della “sinistra”.

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