Il futuro del Pd Ma il ministro Calenda è soltanto una versione 4.0 di Renzi?
Pur nella sua deprimente mediocrità, la campagna elettorale è servita ad evidenziare le effettive incapacità intellettuali di certi personaggi prestati alla politica. Sanno essere sorprendenti ma sempre in negativo: possono essere di destra come di sinistra ma la maggioranza di costoro ama definirsi neutrale, priva di qualsiasi ideologia. Arroccati nel presente e privi di lungimiranza politica, danno sfoggio di un’arte linguistica utile solamente a nascondere le evidenti lacune di chi in concreto non ha nulla da proporre. Per usare una terminologia caricaturale, ironicamente potremmo definirli una specie di eunuchi politici, sempre puntuali nel ribadire con vigore la loro diversità in ogni occasione ma da quel che si nota, non sempre ciò dimostra di essere un pregio.
Però, sono ugualmente riusciti ad attrarre e ottenere il voto di milioni di italiani: un fenomeno incontrovertibile che se comprensibile da un verso, risulta inconcepibile da un altro. Certamente costoro non sono degli statisti e mai lo saranno, solo pensarlo significherebbe prenderci in giro.
Io, di sinistra, deluso e scoraggiato dal mio partito
Oggi sul Manifesto Tommaso Di Francesco cita fra i motivi del flop elettorale del Pd, anche Minniti. Che devo fare, sbattere la testa contro il muro? Con chi ho condiviso le battaglie di una vita? Con gente che passa il tempo fra biblioteche, cinema d’essai, i saggi letterari, le rassegne del teatro che tra il pubblico non ha un operaio, un magazziniere, un postino precario, zero ambulanti del mercato, nessuno del popolo a cui, certi della sinistra radicale vorrebbero dare il potere?
Non un poliziotto, non un carabiniere, che sono il popolo? Ma dove vivono questi intellettuali di sinistra? Con chi parlano? Sanno qualcosa delle periferie degradate? IL MINISTRO CARLO CALENDA, ospite di Lilli Gruber mercoledì 7 marzo, afferma che condivide tutto ciò che il governo Renzi ha fatto compresa l'idea di smantellare la Costituzione. Non è altro che il gemello "più posato" di Renzi, la sua carta di riserva. Vediamo i meriti autoasseriti: aver salvato alcune centinaia di posti di lavoro. Ma è il suo lavoro, quello per cui è pagato. I programmi? Privatizzare quel poco che ci è rimasto per aiutare (bontà sua) chi sta peggio.
Viaggio spesso in Spagna: lì le realizzazioni del suo omologo del Fomento, come a dire Sviluppo Economico, ha realizzato la seconda rete Tav al mondo dopo la Cina, autostrade, aeroporti e stazioni di autobus fin nei paesi più piccoli e, dulcis in fundo, ogni cittadina ha il suo lungomare decente con negozi e ristoranti che brulicano di clienti. CARO MICHELE, il ministro Carlo Calenda ha un passato da manager e da dirigente di Confindustria, ha lavorato per un progetto politico imperniato su Luca Cordero di Montezemolo, non finge certo di essere un esterno all’establishment o un uomo del popolo. Da viceministro dello Sviluppo, da ambasciatore a Bruxelles e poi da ministro dello Sviluppo ha interpretato - secondo me al meglio - quell’idea pragmatica e tecnocratica di un centrosinistra di governo che Matteo Renzi ha invece contribuito a screditare, nominando i suoi famigli in posizioni di potere, tollerando conflitti di interesse, incompetenze e opache manovre. La scommessa di molti dirigenti del Pd è che Calenda sia un Renzi serio, altrettanto rottamatore ma senza la Boschi, Lotti e Tiziano Renzi e senza provincialismo. Basterà l’energia di Calenda a rifondare un Pd alternativo ai Cinque Stelle? Un Pd “calendizzato”, sostenuto da Graziano Delrio e Paolo Gentiloni, rischia di es- Sanno dei furti nelle abitazioni, furti anche ripetuti nella stessa casa, spesso non denunciati, i gruppi di rom che stazionano dalla mattina alla sera nei giardinetti, la difficoltà di tanta povera gente, non solo migranti, che non ce la fanno ad andare avanti? Gli intellettuali di sinistra parlano di solidarietà. È una bella parola, che a loro piace. Fa buon alito. Non hanno capito che se non si affronta di petto la faccenda, la sinistra avanti di questo passo sarà ridotta al lumicino? sere una versione poco espansa di +Europa di Emma Bonino. Ma Calenda pare consapevole della prima delle responsabilità delle élite cui appartiene, una responsabilità finora ignorata: prendere sul serio richieste e paure di chi alla politica chiede protezione e aiuto. Ha capito, dice, che la globalizzazione offre opportunità a molti ma per altri è un pericolo da arginare, che non basta sostenere le eccellenze ma bisogna preoccuparsi anche dei senza talento, di chi non può trovare un altro lavoro se perde quello che ha, riconosce che i governi di cui ha fatto parte hanno peccato di “arroganza” e di troppo ottimismo. Ce la farà? Difficile dirlo. Di sicuro il messaggio con cui ha scelto di iniziare il suo percorso nel Pd non è lo stesso di Renzi. Ma con chi ho condiviso tutti questi anni?
Cosa facevano i miei compagni di battaglie mentro faticavo per studiare la sera, i corsi serali, forse facevano la stessa vita? Quando si toglieranno di dosso la loro spocchia? Si credono superiori, perchè la domenica non vanno al supermercato, ma al cineclub, e le mele le vogliono soltanto “bio”, per i loro figli, e certo, per i loro figli, l’università è garantita, non vorranno che diventino magazzinieri, o- perai, ma scherziamo? Il proletariato, che oggi non lo chiamano più così, fa lacrimuccia, ma guai a farlo quel mestiere lì, gli operai puzzano di sudore e di ruggine, se ne può discutere, farne un bel dibattito, magari nel salotto ricoperto di libri, davanti a un bel bicchiere di vino costoso, il vinaccio dell’hard discount, quello lo lasciano agli operai, che si intossichino pure con quella roba, e dopo una bella degustazione, e uno sbadiglio, si alza il pugno chiuso, e Sono un palermitano che vive oramai da molti anni a Milano e con l’avvicinarsi del 4 marzo così come successe per il referendum costituzionale, avendo a cuore un ottimo risultato del Movimento, ho contattato molti amici e familiari che risiedono al sud, da Napoli a Palermo, prevalentemente benestanti e se così si può dire di discreta cultura, col l’intento di spronarli a votare per il cambiamento; con mia grande sorpresa e con motivazione a volte più “dedotte” delle mie ho riscontrato un consenso non solo inaspettato ma bulgaro, allora ho dirottato le mie influenze su un’altra fetta sociale piuttosto popolare e poco politicizzata, riscontrando anche qui una marea, un’onda strabiliante, di cui io stesso ero sconvolto e stupito. Ho avuto una velata percezione di maturità politica, in tutte le classi sociali sentite, un misto di speranza e fiducia riposte però esclusivamente nel messaggio sociale in toto che Di Maio e i suoi protagonisti hanno cercato di trasmettere, cioè una sintesi delle singole proposte che forse ascoltate singolarmente assomigliavano molto a quelle di altri partiti o potevano non convincere come, ad esempio: siamo i più onesti. Hanno recepito una visione del Paese proposta, una visione che forse anche io in parte non avevo colto. Non so cosa sia successo a una parte del Paese che ha consegnato un consenso così vasto, dal 48 al 51%, oltretutto in silenzio e mai nella storia politica di questo Paese, ma oggi ho capito come molti deputati siano non solo scollegati dalla realtà ma anche incoscienti della realtà e non valutino socialmente e politicamente con attenzione, un fenomeno inusuale nel contesto europeo in particolare.