CHIAMPARINO E GLI ALTRI GOVERNATORI PART-TIME
“Io ci sarò”, annuncia Nicola Zingaretti candidandosi alle primarie Pd. Proprio lui che nemmeno una settimana fa è stato rieletto governatore del Lazio.
“Ios egre tario Pd, perché no?”, si era auto-domandato pochi giorni fa Sergio Chiamparino, auto-candidandosi ai vertici del Partito (ipotesi poi tramontata).
Perché no?, chiede il Governatore del Piemonte. Perché, tanto per cominciare, Chiamparino e Zingaretti hanno chiesto ai loro concittadini il voto per guidare due grandi Regioni. Una responsabilità enorme che richiede il massimo impegno. E invece adesso vorrebbero dividerlo con quello – altrettanto gravoso – di leader di un grande partito. Evidentemente i due interessati pensano che si possa fare il governatore part-time. La mattina si guida la Regione, il pomeriggio il Pd. O magari, e sarebbe l’ipotesi peggiore, si fanno le due cose insieme.
Ma chi può scagliare la prima pietra? Non certo il centrodestra dove governatori come Giovanni Toti da anni cercano di farsi largo fino ai vertici di Forza Italia.
Ci sarebbe poi qualche domanda sull’opportunità istituzionale: è giusto che un governatore, rappresentante di una comunità territoriale e quindi di tutti i cittadini, sia così marcatamente di partito?
E ci sarebbe infine la questione delle questioni: non sarà certo così, ma qualcuno potrebbe pensare che si utilizzino le istituzioni come un tram per le proprie ambizioni personali. Faccio il governatore, poi appena mi si presenta l’occasione eccomi segretario di partito o ministro. È un po’ lo stesso malinconico spettacolo andato in scena in tante regioni dove decine di consiglieri e assessori si sono candidati al Parlamento.
Puntare il dito contro l’anti- politica a volte è stucchevole. Prima bisogna mostrare la buona politica. Mostrare di essere credibili. Onorando gli impegni presi anche quando non conviene. Perché no?