Olimpiadi-bis 2026, Grillo dice sì: Torino le strutture le ha già
Il fondatore del Movimento telefona durante un’assemblea degli attivisti piemontesi per benedire l’ipotesi di ospitare i Giochi. E salva la sindaca dalle beghe interne
GIAMBARTOLOMEI, MANAGÒ E SANSA
Per
risolvere la questione che logora il Movimento 5 Stelle a Torino è intervenuto anche Beppe Grillo. Ma non ha fugato i dubbi di chi si oppone a eventuali nuovi giochi olimpici, vent’anni dopo quelli del 2006: “Le Olimpiadi sono una grande occasione per Torino e per il Movimento. Dimostreremo di saperle fare a zero debiti e in modo sostenibile”, ha detto venerdì sera con una telefonata all’assemblea degli attivisti e degli eletti del capoluogo piemontese, la seconda dopo quella di giovedì sera in cui era diventata evidente la spaccatura tra le due anime del movimento. Una è quella più legata alle origini e contraria agli sprechi dei “grandi eventi”, l’altra quella più “governativa”. In ballo c’è una decisione strategica: entro il 31 marzo la Città di Torino può manifestare il suo interesse in vista di una candidatura ai Giochi invernali del 2026. Per il M5s sarebbe l’occasione di mostrarsi capace di gestire grandi sfide, imponendo un modello sostenibile a livello economico e ambientale, più o meno la stesso obiettivo che Virginia Raggi si è posta con lo stadio della Roma.
L’ipotesi di candidatura è nata da alcuni sindaci delle località sciistiche torinesi ed è supportata dalla Camera di commercio. Insieme hanno chiesto alla sindaca Chiara Appendino di portare avanti il progetto e lei, anche in veste di capo della Città metropolitana, ci ha riflettuto molto senza esprimersi.
L’IDEA è piaciuta subito ad alcuni esponenti dell’amministrazione cittadina, come l’assessore allo Sport Roberto Finardi e il consigliere Marco Chessa. Di riflesso il suo collega Damiano Carretto si era subito opposto. Da allora quella frattura si è ampliata. Oltre a Carretto, altri tre consiglieri comunali dell’area dura sono rimasti fermi sul no e hanno proposto un documento con dieci condizioni severe, sul tono di: “Investimenti privati, benefici pubblici”. Con loro si sono schierati anche il consigliere regionale Davide Bono, il primo grillino eletto a Torino, e la collega della Val di Susa Francesca Frediani. Venerdì, poche ore dopo la presentazione della studio di prefattibilità della Camera di commercio, i due hanno ricordato che le Olimpiadi “non possono essere realizzate in Italia. Il regolamento olimpico parla chiaro: è impedita la candidatura ai paesi in cui si terrà la sessione del Cio deputata a decidere il prossimo evento”. La riunione sarà a Milano nel settembre 2019, ma i promotori sono convinti che il Cio non terrà conto della regola. In queste ultime settimane. per dirimere le divergenze interne, la deputata Laura Castelli ha cercato di coinvolgere Luigi Di Maio (che in campagna elettorale aveva scaricato l’onere su Appendino). Poi venerdì è arrivata la telefonata di Grillo sulla “grande occasione”.“Il nodo principale resta la regola del Cio - ribadisce Bono - e poi siamo scettici su spese di questo rilievo”. Bono ammette che il tema è “molto divisivo”. Domani si vedrà quanto: salvo sorprese in consiglio comunale si voterà una mozione Pd che impegna la sindaca e la giunta a firmare la manifestazione di interesse.
Chiara e gli altri
Da una parte la prima cittadina (da sempre possibilista), dall’altra Bono e i “duri” 5Stelle