Sicilia senz’acqua, polemica su Musumeci
Deputata Mannino e il sindaco Orlando contro i poteri speciali al governatore
Un
flusso d’acqua continuo e ininterrotto, 500 litri al secondo, che da un buco della rete di Scillato finiscono per riversarsi in mare, ogni giorno da oltre sette anni. E poi la diga di Rosamarina, tre milioni di metri cubi gettati in mare per consentire la pulizia dell’impianto, stessa sorte riservata, tra qualche giorno all’invaso Poma.
LA SICILIA assetata con una mano getta l’acqua in mare e con l’altra chiede (ed ottiene) dal governo Gentiloni lo stato di emergenza, parola magica che nell’isola è sinonimo di business e problemi irrisolti. Costerà 500 mila euro, per ora, per il solo personale, e poi ci sono ulteriori 3,88 milioni di euro da prendere dal patto per il Mezzogiorno. Cifre che hanno indotto Claudia Mannino, deputata Verde uscente (ex 5 Stelle), a chiedere “quali progetti destinati ad essere finanziati dal Patto per il Mezzogiorno (13,4 miliardi di euro di cui 2,65 miliardi destinati alla Sicilia) non vedranno la luce poiché saranno dirottati sull’emergenza idrica di Palermo?’’. L’isola, insomma, non ha fatto in tempo ad uscire dall’emergenza rifiuti, il cui rinnovo è stato bloccato da un em en dam en to della stessa Mannino che il governatore Nello Musumeci dovrà occuparsi delle “misure urgenti e straordinarie tra cui il rifornimento idrico con autobotti a fini potabili’’. E se l’avveniristico logo di Palermo “Capitale della cultura” realizzato in quadricromia sfuma nel bianco e nero delle foto anni 60 di una Palermo assetata con la gente in fila alle fontanelle con i mano i bidoni e le autobotti pronte a rifornirle, la Mannino si chiede in una nota “di chi sono le autobotti? Individuate con che metodo? Con affidamento diretto o bando di gara?’’.
La deputata Verde parla di vere e proprie “stranezze’’ nel decreto che stabilisce l’emergenza, emesso sulla base non di un evento calamitoso, ma di una prevedibile siccità: “Mi chiedo se già questa ordinanza, che fa risalire le cause dell’emergenza agli eventi del 2016 e del 2017 – scrive la Mannino – non avrebbe dovuto/potuto circostanziare una gamma di interventi’’. Innanzitutto sulle reti, ridotte a colabrodo, dalle quali si perde oltre il 50 per cento dell’acqua, a fronte del 19 per cento della Val d’Aosta: “E non va dimenticato – aggiunge la Mannino – che molti Comuni hanno ceduto all’Amap (ente gestore) le proprie reti con una sorta di baratto, a mio avviso del tutto sbilanciato in favore dell’Amap, ovvero acquistando una singola azione della Amap Spa’’ e diventando azionisti di una società “la cui struttura finanziaria non è del tutto nota: non pochi Comuni hanno approvato questa operazione con il parere negativo dei rispettivi revisori dei conti’’.
PERPLESSITÀ analoghe a quelle manifestate qualche giorno fa dal sindaco di Palermo Leoluca Orlando alla notizia dello svuotamento della diga di Rosamarina, a Cacca- mo, da parte della Regione: “Non può che lasciare perplessi, per tempistica e modalità – ha detto Orlando –, al governo regionale e a quello nazionale chiediamo un urgentissimo intervento per evitare che la regione sia ancora una volta protagonista di scelte che in futuro saranno additate come esempio di incapacità gestionale, se non peggio”.
La palla passa a Musumeci, commissario per un anno prorogabile per altri 12 mesi: “Auguriamoci che non si prevedano rinvii pluriennali – dice la Mannino, secondo la quale è “assurdo identificare come commissario (e l’annessa struttura) qualcuno che fa già parte della stessa struttura amministrativa che negli anni avrebbe dovuto vigilare e monitorare la situazione al fine di prevenire disservizi, sprechi di denaro pubblico e dei cittadini’’.
La crisi idrica Sulla rete perdite per oltre il 50 per cento, ora si passa al rifornimento con le autobotti “Di chi sono?”