Jihad, 5.000 dollari al giorno con la “tassa” sugli aiuti Onu
Al Shabaab e la personale versione della “zakat”: pedaggi anche ai convogli umanitari ed estorsioni, chi non paga muore
La parola d’ordine per Harakat al Shabaab al- Mujahideen ( la gioventù) è zakat. Si tratta di tasse. A spese, in modo indiretto, delle Nazioni Unite. Con quei soldi gli estremisti islamici continuano ad organizzarsi spezzando in due la Somalia.
La raccolta della tangente avviene nelle strade; Baidoa ospita uno dei campi profughi più numerosi e le Nazioni Unite sostengono la popolazione con una sorta di ‘carta di credito’ (80/90 dollari di deposito) che serve per l’acquisto di beni di prima necessità. Un sistema che dovrebbe essere utile per evitare da un lato di spedire cibo in modo indiscriminato, dall’altro per non far girare denaro contante che possa far gola ai gruppi armati. Con la carta di credito, ogni giorno chi vive nei campi-profughi si mette in fila e attende l’arrivo dei camion con gli aiuti. E sono proprio i campi profughi come quello di Baidoa che permettono ai miliziani di mettere le mani su cifre che toccano i 5.000 dollari al giorno; perchè prima di arrivare a destinazione, i convogli vengono bloccati dalle bande di Al Qaeda, a cui Al Shabaab è affiliata.
LA CIFRAsalta fuori da una inchiesta della Cnn che ha raccolto le testimonianze di ex affiliati al gruppo e agenti dell’intelligence somala; entrambi hanno confermato che bastano un paio di posti di controllo sulle strade principali che portano a Baidoa per far guadagnare ai terroristi quella cifra, sotto forma di pedaggio.
Al Shabaab rivendica la “tassa islamica” e non si salva nessuno; oltre alle strada per Baidoa il punto più battuto dal “fisco” con il fucile è l’arteria principale che collega la capitale Mogadiscio con la regione di Lower Shabelle, dove l’agricoltura è attiva. Gli estremisti islamici non si sono inventati nulla; agli inizi degli anni '90 erano i signori della guerra a costringere alla fame i civili, in modo che le organizzazioni internazionali intervenissero, ma piegandosi al loro potere.
Anche la protezione costava salata, visto che perfino la Croce Rossa aveva bisogno di guardie armate nei propri uffici. Dal pizzo dei gangster si è passati alle tasse in nome dell’Islam più oltranzista.
Un ex miliziano ha confermato che nel 2018 il commerciante che non paga le tasse ad Al Shabaab viene rapito e ammazzato. Oltre a una tassa annuale a cui tutti devono sottostare, il pedaggio è sui carichi di cibo; per un sacco di riso del valore di 15/18 dollari, gli estremisti islamici ne pretendono la metà.
VENTICINQUE ANNI dopo la morte di 19 soldati americani delle forze speciali a Mogadiscio – la disastrosa operazione che doveva portare all’arresto del signore della guerra Mohammed Farrah Aidid – che diede lo spunto al regista Ridley Scott per il film Black Hawk Down (2002), la situazione non è migliorata, anzi. Con metà della nazione nelle mani di al Shabaab, la Somalia diventa un punto di aggregazione per gli estremisti che sono fuggiti da Siria e Iraq dopo la sconfitta dell’Isis.
Nell’ottobre 2017 a Mogadiscio un camion-bomba ha ucciso 500 persone, l’attentato più letale mai avvenuto in quella parte di Africa; massacri anche in Kenya, vicino al confine, come quello alla Garissa University: 148 vittime il 2 aprile 2015.
Nel 2017 il presidente Trump ha autorizzato un programma di interventi che comprende raid aerei e truppe sul campo (500 soldati), elaborato dal Pentagono; i bombardamenti avrebbero indebolito la formazione legata a Al Qaeda ma non abbastanza; nel contempo l’Australia ha deciso di dimezzare la sua presenza – mille militari sono già partiti – e all’African Union (Uganda, Burundi, Kenya, Ethiopia e Gibuti) che ufficialmente ha il ruolo di peacekeeper, tocca la guerra vera e propria.
Ventiduemila uomini contro la guerriglia e i kamikaze: il primo marzo un attentatore suicida al volante di un’autobomba si è fatto esplodere a Mogadiscio uccidendo otto persone e ferendone dieci fra cui cinque elementi delle forze di sicurezza. Al-Shabaab ha rivendicato tramite radio Andalus. Ahmed Omar è il capo dell’organizzazione, una sorta di Bin Laden sulla cui testa gli Stati Uniti hanno messo una taglia di 6 milioni di dollari, per chiunque possa fornire informazioni utili alla sua cattura. Vivo o morto.
Mi manda Al Qaeda Gli estremisti hanno le mani su metà Paese e arruolano i nostalgici dell’Isis