Il Fatto Quotidiano

Jihad, 5.000 dollari al giorno con la “tassa” sugli aiuti Onu

Al Shabaab e la personale versione della “zakat”: pedaggi anche ai convogli umanitari ed estorsioni, chi non paga muore

- » VALERIO CATTANO

La parola d’ordine per Harakat al Shabaab al- Mujahideen ( la gioventù) è zakat. Si tratta di tasse. A spese, in modo indiretto, delle Nazioni Unite. Con quei soldi gli estremisti islamici continuano ad organizzar­si spezzando in due la Somalia.

La raccolta della tangente avviene nelle strade; Baidoa ospita uno dei campi profughi più numerosi e le Nazioni Unite sostengono la popolazion­e con una sorta di ‘carta di credito’ (80/90 dollari di deposito) che serve per l’acquisto di beni di prima necessità. Un sistema che dovrebbe essere utile per evitare da un lato di spedire cibo in modo indiscrimi­nato, dall’altro per non far girare denaro contante che possa far gola ai gruppi armati. Con la carta di credito, ogni giorno chi vive nei campi-profughi si mette in fila e attende l’arrivo dei camion con gli aiuti. E sono proprio i campi profughi come quello di Baidoa che permettono ai miliziani di mettere le mani su cifre che toccano i 5.000 dollari al giorno; perchè prima di arrivare a destinazio­ne, i convogli vengono bloccati dalle bande di Al Qaeda, a cui Al Shabaab è affiliata.

LA CIFRAsalta fuori da una inchiesta della Cnn che ha raccolto le testimonia­nze di ex affiliati al gruppo e agenti dell’intelligen­ce somala; entrambi hanno confermato che bastano un paio di posti di controllo sulle strade principali che portano a Baidoa per far guadagnare ai terroristi quella cifra, sotto forma di pedaggio.

Al Shabaab rivendica la “tassa islamica” e non si salva nessuno; oltre alle strada per Baidoa il punto più battuto dal “fisco” con il fucile è l’arteria principale che collega la capitale Mogadiscio con la regione di Lower Shabelle, dove l’agricoltur­a è attiva. Gli estremisti islamici non si sono inventati nulla; agli inizi degli anni '90 erano i signori della guerra a costringer­e alla fame i civili, in modo che le organizzaz­ioni internazio­nali intervenis­sero, ma piegandosi al loro potere.

Anche la protezione costava salata, visto che perfino la Croce Rossa aveva bisogno di guardie armate nei propri uffici. Dal pizzo dei gangster si è passati alle tasse in nome dell’Islam più oltranzist­a.

Un ex miliziano ha confermato che nel 2018 il commercian­te che non paga le tasse ad Al Shabaab viene rapito e ammazzato. Oltre a una tassa annuale a cui tutti devono sottostare, il pedaggio è sui carichi di cibo; per un sacco di riso del valore di 15/18 dollari, gli estremisti islamici ne pretendono la metà.

VENTICINQU­E ANNI dopo la morte di 19 soldati americani delle forze speciali a Mogadiscio – la disastrosa operazione che doveva portare all’arresto del signore della guerra Mohammed Farrah Aidid – che diede lo spunto al regista Ridley Scott per il film Black Hawk Down (2002), la situazione non è migliorata, anzi. Con metà della nazione nelle mani di al Shabaab, la Somalia diventa un punto di aggregazio­ne per gli estremisti che sono fuggiti da Siria e Iraq dopo la sconfitta dell’Isis.

Nell’ottobre 2017 a Mogadiscio un camion-bomba ha ucciso 500 persone, l’attentato più letale mai avvenuto in quella parte di Africa; massacri anche in Kenya, vicino al confine, come quello alla Garissa University: 148 vittime il 2 aprile 2015.

Nel 2017 il presidente Trump ha autorizzat­o un programma di interventi che comprende raid aerei e truppe sul campo (500 soldati), elaborato dal Pentagono; i bombardame­nti avrebbero indebolito la formazione legata a Al Qaeda ma non abbastanza; nel contempo l’Australia ha deciso di dimezzare la sua presenza – mille militari sono già partiti – e all’African Union (Uganda, Burundi, Kenya, Ethiopia e Gibuti) che ufficialme­nte ha il ruolo di peacekeepe­r, tocca la guerra vera e propria.

Ventiduemi­la uomini contro la guerriglia e i kamikaze: il primo marzo un attentator­e suicida al volante di un’autobomba si è fatto esplodere a Mogadiscio uccidendo otto persone e ferendone dieci fra cui cinque elementi delle forze di sicurezza. Al-Shabaab ha rivendicat­o tramite radio Andalus. Ahmed Omar è il capo dell’organizzaz­ione, una sorta di Bin Laden sulla cui testa gli Stati Uniti hanno messo una taglia di 6 milioni di dollari, per chiunque possa fornire informazio­ni utili alla sua cattura. Vivo o morto.

Mi manda Al Qaeda Gli estremisti hanno le mani su metà Paese e arruolano i nostalgici dell’Isis

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“I ragazzi” Miliziani di Al Shabaab: a Mogadiscio in ottobre hanno ucciso 500 persone

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