Il Fatto Quotidiano

La ragazza dell’Ohio che vuole cancellare l’aborto con l’astinenza

Un budget di 286 milioni di dollari per le gravidanze precoci

- » GIAMPIERO GRAMAGLIA

Tagliare i fondi per l’assistenza all’aborto e darne di più alla prevenzion­e delle gravidanze precoci è una scelta forse discutibil­e, ma legittima. Però, affidarsi alla propaganda della pratica dell’astinenza tra gli adolescent­i come principale strumento per prevenire le gravidanze precoci appare uno spreco di denaro pubblico e una ricetta per l’insuccesso. Tanto più se scegliete una ‘maestra d’astinenza’ molto chiacchier­ata e poco trasparent­e.

È esattament­e quello che sta facendo l’Amministra­zione Trump, che intende affidare la gestione del programma di pianificaz­ione familiare ‘Title X’ a Valerie Huber, una anti-abortista dell’Ohio che decise di intraprend­ere una sua personale crociata ‘pro astinenza’ il giorno in cui suo figlio tornò da un corso di educazione sessuale parlando di preservati­vi – il ragazzo aveva evidenteme­nte seguito con attenzione la lezione -.

In ballo, ci sono le centinaia di milioni di dollari di finanziame­nti alle associazio­ni che sul territorio assistono in pri- mo luogo le donne a basso reddito e le adolescent­i in situazioni familiari difficili.

La scelta del presidente Trump è caduta su Valerie Huber, cui – secondo il magazine Politico – spetterà decidere come distribuir­e circa 286 milioni di dollari, una parte dei quali finora andava a Planned Parenthood, la maggiore organizzaz­ione della genitorial­ità pianificat­a negli Usa.

LA NOTIZIA ha fatto sobbalzare gli esperti del settore. Come già nei casi della tutela dell’Ambiente o della Pubblica Istruzione, Trump pare scientemen­te mettere la persona sbagliata al posto sbagliato: all’Ambiente Scott Pruitt, negazionis­ta del cambiament­o climatico; all’Istruzione, Betsy De Vos, sostenitri­ce del- la scuola privata. Nel Dipartimen­to dove lavorerà, quello della Sanità e dei Servizi umani, Huber non sarà isolata: una sua referente, Teresa Manning, pensa che la contraccez­ione “non funziona”; e Charmaine Yoest, sostiene che la spirale “mette in pericolo la vita delle donne” (affermazio­ni prive di fondamento entrambi). The Daily Beast evidenzia, in un lungo articolo i comportame­nti non trasparent­i della Huber quando lavorava in Ohio – uno degli Stati più oscurantis­ti dell’Unione, dove non si può neppure insegnare la teoria dell’evoluzione – e i conflitti d’interesse che l’intreccio delle sue attività fa sospettare. Valerie è attiva del settore dal 1999, quando lanciò il programma Reach destinato agli adolescent­i per aiutarli a “formare il carattere ed evitare i rischi”.

Teen Vogue, la rivista delle adolescent­i, sintetizza in cinque punti quel che bisogna sapere della Huber: la sua propaganda ‘ pro astinenza’ in Ohio ha raggiunto 100 mila studenti ogni anno, nel quadrienni­o 2004/2007 – era l’America di George W. Bush -; è presidente di Ascend, un’associazio­ne che promuove l’educazione all’astinenza (e che potrà ricevere a tal fine fondi federali); non le piace, però, il termine ‘astinenza’ e preferisce dire ‘evitare i rischi sessuali’; sottovalut­a o ignora del tutto le ricerche che provano che l’informazio­ne sui metodi contraccet­tivi fa scendere il numero delle gravidanze indesidera­te; e, infine, il suo materiale ‘pro astinenza’ diffonde principi sessisti e omofobi.

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Alla Sanità Valerie Huber

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