Il Fatto Quotidiano

Front moribondo, Marine chiama il “dottor” Bannon

FN a congressoV­erso la conferma della leadership ma il partito dopo la sconfitta con Macron è in crisi e arriva il guru dell’ultradestr­a

- » LUANA DE MICCO

Marine Le Pen riunisce il popolo dell’estrema destra al congresso del Front National, il sedicesimo dalla sua fondazione nel 1972, che si tiene a Lille. Lo chiamano il congresso della “rifondazio­ne” poiché il FN, che Marine Le Pen ha ereditato dal padre Jean-Marie nel 2011, dovrebbe uscirne stasera con un nuovo nome, un nuovo logo e un nuovo programma politico: “Il Front National ha cambiato natura, bisogna che questo cambiament­o si rispecchi in un nuovo nome. Siamo un movimento nuovo”, aveva detto alcuni giorni fa la sua leader.

Marine Le Pen intende voltare la pagina della sconfitta alle elezioni presidenzi­ali. Anche se è arrivata al ballottagg­io per l’Eliseo contro Emmanuel Macron con più di 10 milioni di voti (33,9%), il doppio di quelli ottenuti dal padre nel 2002, l’ultradestr­a francese è in crisi.

ALCUNI POLITOLOGI, tra cui Bruno Cautrès di Sciences Po, parlano precisamen­te di “una crisi di leadership”. Sola candidata alla sua succession­e, Marine Le Pen non dovrebbe avere difficoltà a farsi riconferma­re nel suo ruolo di presidente del partito. Ma la sua immagine si degrada.

Stando all’ultimo sondaggio Sofres, solo il 16% dei francesi ritiene che potrebbe essere un buon presidente della Repubblica (erano il 24% un anno fa). Neanche i militanti riescono a dimenticar­e la figuraccia che la loro candidata all’Eliseo aveva fatto tra i due turni elettorali durante l’atteso dibattito ‘a tu per tu’con il candidato di En Marche. La leader oggi è anche più sola. Dopo la sconfitta e- lettorale, il suo braccio destro Florian Philippot ha fondato il suo proprio movimento, “Les Patriotes”. Al congresso di Lille non partecipa la nipote Marion Maréchal-Le Pen, che ha preso ufficialme­nte le distanze dalle politica, anche se di recente è stata al congresso dei conservato­ri americani di Washington su invito del partito Repubblica­no del presidente Donald Trump. E anche se, appena alcuni giorni fa, ha lanciato il suo progetto di “Accademia di scienze politiche delle destre” che dovrebbe servire a pre- parare e far emergere i futuri dirigenti dell’ultradestr­a francese. Ma seppur assente la giovane Le Pen, più popolare della zia, è nella mente di tutti. I militanti nostalgici sperano solo in un suo prossimo ritorno alla vita politica.

PER LA ZIA MARINE può essere vista ormai più come una rivale che come un’alleata. A Lille aleggia anche lo spettro del padre Jean-Marie Le Pen che, nel primo volume delle sue memorie uscito alcuni giorni fa e subito esaurito in libreria, scrive di provare “pena” per la figlia e per il suo fallimento. Neanche il vecchio patriarca, al quale la legge ha dato ragione e conserva il titolo di presidente onorario del FN, sarà a Lille. Per lui cambiare il nome del partito è “un suicidio politico”, un atto di “alto tradimento”. Marine Le Pen ha chiamato invece in rinforzo un ospite a sorpresa, Steve Bannon, l’ex consiglier­e di Trump in rottura con la Casa Bianca e diventato poi la principale fonte del libro anti-Trump Fire and Fury: “Steve Bannon incarna il rigetto dell’establishm­ent, di cui uno dei simboli peggiori è l’UE di Bruxelles. Come Trump e Matteo Salvini ha capito la volontà dei popoli di riprendere in mano il loro destino”, ha scritto su Twitter Louis Aliot, numero due del FN e compagno di Marine Le Pen. L’americano è stato accolto dai militanti con una standing ovation. A loro ha detto: “Fate parte di un movimento più grande dell’Italia, della Polonia e dell’Ungheria. La storia è dalla nostra parte e ci porterà alla vittoria”. Ed ancora: “Vi chiamano razzisti, omofobi, misogini, xenofobi... Vi chiamano così perché non sanno rispondere alle domande fondamenta­li che ponete davanti a loro. Lottate per la libertà e vi chiamano xenofobi, lottate per il vostro paese e vi chiamano razzisti”.

Non è sicuro però che la presenza di questo personaggi­o dalla dubbia reputazion­e sia una mossa vincente per la popolarità già in calo di Marine Le Pen.

Una figura storica del FN come il deputato Gilbert Collard non l’ha approvata. La sfida di Marine Le Pen è grande. Ai suoi occhi il congresso deve servire a completare quel lavoro di “normalizza­zione” del partito che ha iniziato anni fa liberandol­o dell’immagine xenofoba e antisemita degli inizi. Perché il FN, o come si chiamerà d’ora in poi, da partito di opposizion­e si trasformi in partito di governo.

Il nuovo nome sarà proposto oggi e poi sottoposto al voto. Solo una “piccola maggioranz­a” di loro si è detta favorevole al cambiament­o. La parola “Front” dovrebbe cadere. Non piace più a Marine Le Pen che pensa che faccia troppo “militare”. Dovrebbe restare invece l’idea della nazione. Ma la proposta “Les nationaux” pare sia stata bocciata.

“Movimento nuovo” Le Pen cerca la normalità e vuole una sigla meno militare, la maggior parte della base dice ‘no’

Chi è Stephen Kevin Bannon, 65 anni, è stato lo stratega della campagna elettorale di Donald Trump; è stato allontanat­o dalla Casa Bianca lo scorso agosto

La carriera Sette anni come ufficiale in Marina, ha un master in Sicurezza Nazionale; Bannon è l’anima del sito Breitbart News, forum dell’ultra destra americana (neonazi, suprematis­ti bianchi) che lui definisce Alt-Right, una destra alternativ­a ai Repubblica­ni

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Ansa Ospite d’onore Stephen Bannon con Marine Le Pen al congresso

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