Tre campanelle e l’eterna vana speranza della vincita
Uno, due e tre: la campanella dov’è? “Quando capisci che non si tratta di un gioco di abilità è ormai troppo tardi. Le tue tasche sono già vuote e tu sei solo l’ennesimo pollo che si è fatto spennare. In pochi secondi ti sale l’amaro in bocca e il cuore comincia a batterti all’impazzata. Quel ticchettio fa talmente rumore che tutti i suoni intorno a te escono ovattati. Vorresti tanto che si trattasse di un incubo, ma tutti quegli uomini che ti tirano la giacca, che ti parlano, che ti dicono di continuare a provarci perché ormai “è la volta buona”, che ti hanno accerchiato da oltre dieci minuti, senza che te ne sia neanche accorto, sono invece dannatamente reali. E quel mix tra arrabbiatura, desolazione, sconforto e, soprattutto, tanta paura ti spinge ad allontanarti e andare verso la tua macchina. Mettere in moto e augurarti che possa lasciarti alle spalle tutto quello che ti è successo il prima possibile. Ma, mentre singhiozzi come un bambino e le lacrime ormai ti hanno annebbiato la vista, ti rendi conto che stai in autostrada e che non è il caso di rischiare anche la vita”.
DIFFICILE interrompere Giuseppe, un operaio di quasi 40 anni, mentre ti racconta quello che gli è accaduto due anni e mezzo fa nell’area di servizio Sillaro dell’autostrada A14. Un punto di ritrovo che conosce molto bene, visto che per lavoro un paio di volte a settimana va da Vernio a Bologna. “Lì la tappa caffè è proprio d’obbligo. Così – r ac co nt a l’uomo – quando dopo diverse mattinate ho continuato a vedere lo stesso capannello di persone dietro l’entrata dei bagni, un giorno mi sono convinto a vedere di cosa si trattava. Il giorno più sbagliato in assoluto. La mattina avevo ricevuto lo stipendio e avevo 1.300 euro in contanti”. Il gioco è sempre lo stesso da decenni. È la truffa più antica e, malgrado tutto, rimane intramon- tabile: c’è l’imbonitore di turno che, con destrezza e abilità, fa girare le campanelle su un banchetto; i finti giocatori suoi sodali; un palo pronto ad avvisare tutti dell’arrivo delle forze dell’ordine. E il trucco: l’impossibilità di indovinare sotto quale delle tre campanelle sia nascosta la pallina per il semplice fatto che questa viene abilmente fatta sparire e piazzata poi sotto una diversa da quella scelta dal giocatore. Peccato che nel frattempo, ti fanno vincere la prima volta, continui a puntare decine di volte 100 euro sotto una campanella, perché sei certo che quella volta sarà quella giusta. Quella del riscatto che ti permetterà di riprenderti tutti i tuoi soldi. E a fartelo credere sono soprattutto le urla dei complici del campanellaro che ti incita a puntare sempre più soldi e sbancare tutto. Cosa che non accadrà. Mai.
Quello che, invece, è suc- cesso a Giuseppe nel frattempo è diventato cronaca: con il gioco delle tre campanelle, per quasi due anni, una banda di 13 uomini, in maggioranza napoletani ha mietuto centinaia di vittime sull’Adriatica tra camionisti, fattorini, avventori occasionali. Chi non stava al gioco e si lamentava della truffa veniva anche minacciato o in alcuni casi il denaro veniva letteralmente strappato dalle mani delle vittime e poi puntato su una delle tre campane. Un incubo per i malcapitati durato fino a maggio 2016, quando i malviventi sono stati arrestati dalla polizia stradale durante l’operazione “Gamble away”.
In particolare, le indagini sono cominciate nel settembre del 2014 e per dieci mesi gli investigatori hanno ripreso con alcune telecamere il modus operandi: un’associazione a delinquere in piena regola a cui vengono contestati reati
che vanno dalla truffa alla rapina impropria, dal furto all’estorsione. Il gruppo è stato in grado di guadagnare circa 70mila euro a settimana, ma nei mesi estivi la somma è arrivata anche a superare 100mila euro grazie ai turisti che affollavano la stazione di rifornimento. Gli investigatori hanno intercettato anche due degli indagati che ridono del fatto di avere vinto un concorso pubblico nella scuola: “Figuriamoci se vado a fare il bidello per poco più di mille euro al mese”, dice uno al complice, confessando che rifiuterà il posto.
UN FENOMENO, quello delle sòle in autostrada che per troppi anni è stato dipinto come “una truffa simpatica alla Totò, ma che non ha niente a che fare con il divertimento: si tratta di delinquenti che guadagnano sulla pelle della gente”, hanno avuto modo di spie- gare gli inquirenti che hanno sgominato la banda. E, proprio grazie a questa operazione, le truffe in autostrada hanno avuto un piccolo arresto, come confermano i dati della Polstrada: se nel 2016 ne sono state registrate 663, lo scorso anno il dato è sceso a 474. Che, comunque, equivale a dire quasi una truffa e mezza al giorno. Più presenza di pattuglie presso gli autogrill e più prevenzione stanno, quindi, scalfendo queste bande specializzate. Anche se il dato è fortemente al ribasso: la maggioranza delle vittime decide, infatti, di non sporgere denuncia perché si vergogna e non vuole che la famiglia lo venga a sapere. E non si tratta solo del gioco delle tre campanelle, o della variante delle tre carte. A continuare ad alimentare la casistica delle truffe ci sono anche la vendita degli abiti griffati contraffatti e quella degli smartphone o dei tablet. Si pensa di acquistare a 200 euro l’ultimo modello in commercio, proprio come viene mostrato dai delinquenti, ma poi una volta in macchina si scopre che dentro la scatola al massimo c’è un mattone.
Più presenza di pattuglie presso gli autogrill e più prevenzione stanno, quindi, scalfendo queste bande specializzate. Anche se il dato è fortemente rivisto al ribasso: la maggioranza delle vittime decide, infatti, di non sporgere denuncia perché si vergogna e non vuole che la famiglia lo venga a sapere.
“Sembrerà strano – spiega la Polizia – ma il consiglio che possiamo dare è solo di non fermarsi mai a guardare come funziona il gioco delle tre campanelle, perché è già il primo step della truffa”.
UNA VECCHIA STORIA DI FURFANTI C’è l’imbonitore che fa girare le campanelle, i finti giocatori, un palo. Impossibile trovare la pallina: viene fatta sparire
CENTINAIA DI MIGLIAIA DI EURO Per due anni, una banda di 13 uomini ha mietuto centinaia di vittime presso gli autogrill dell’Adriatica