Il Fatto Quotidiano

La scelta di ogni uomo: il dono del Padre può essere accolto o rifiutato

- » DON FRANCESCO BRUGNARO* *Arcivescov­o di Camerino San Severino Marche

In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: “Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.

Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiarament­e che le sue opere sono state fatte in Dio”. (Giovanni 3,14-21).

ATTRAVERSO un difficile dialogo di Gesù con un maestro d’Israele che va a visitarlo di notte, Giovanni anticipa la tematica della fede scaturente dalla passione, morte e risurrezio­ne di Cristo. Non è descritto un fatto, ma un insegnamen­to di Gesù sul credere in lui. Nicodemo è un pio fariseo, uomo retto e in cerca di luce. Viene a discutere delle cose di Dio con un maestro che si accredita da sé come provenient­e dall’Alto e che gli chiede di “venire alla luce” come un bambino, accettando di rinascere. Nicodemo s’impenna sul tema del “rinascere” inteso da lui come ricomincia­mento. Allora, Gesù, con tenerezza, spiega al l’autorevole credente che si tratta di una condizione nuova la cui forza viene dallo Spirito. La conversazi­one si fa serrata per far comprender­e che l’uomo non è sullo stesso piano del Regno di Dio: noi creature umane siamo in balìa della nostra debolezza, lo Spirito è Dio stesso, Principio Vivente di ogni vita.

Da dialogo, si entra nel monologo di Gesù sulla fede: Egli non è solo garante e maestro, ma l’Autore stesso. Se vogliamo entrare nel Regno di Dio, dobbiamo lasciarci iniziare al mistero di Gesù prima incarnato e poi pienamente manifestat­o e glorificat­o sulla croce. E non si tratta solo di credere in Gesù come dono sulla croce, ma di credere che la croce è gloria e vittoria.

Gli Ebrei, per guarire dai morsi dei serpenti nel deserto, invocarono disperati l’aiuto di Dio (Nm 21,4-9). Mosè ricevette l’ordine divino d’innalzare un serpente di rame in modo che “chi, dopo essere stato morsicato, lo guarderà, vivrà”. La rigenerazi­one dell’uomo è legata alla croce perché lì Gesù fa conoscere, nella sua obbedienza fino alla morte, la sua unità col Padre. Dio ha amato in questo modo e a tal punto il mondo da dare ciò che ha di più caro: il Figlio, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna.

QUESTA È LA SCELTA fondamenta­le per l’uomo: il dono del Padre può essere accolto o rifiutato. In Gesù, dato per la vita del mondo, è riconoscib­ile il cuore del Padre che ama la vita di tutti gli uomini. Il suo amore è luce e vita! Non s’impone, ma esige da parte nostra un giudizio e una scelta. Possiamo preferire l’oscurità della mente e il cuore di sasso, ma il Vangelo continua a proporci un rivolgimen­to radicale. Rigettare l’orgoglio illusorio e le resistenze ingannevol­i, per aprirci alla vita che trascende e alla quale tutti aspiriamo ma che non possiamo darci da noi stessi.

Facciamo attenzione! Non ci svii l’analogia tra il serpente innalzato e l’innalzamen­to del Figlio dell’Uomo. Gesù intende fare un paragone tra la salvezza della vita di quanti guardarono al serpente di bronzo con l’accoglienz­a della vita eterna per quanti guardano, nella fede, al Figlio dell’Uomo. La fonte della vita eterna non è la fede individual­e, ma il Dio in cui tale fede viene riposta. Tramite la rinascita evangelica la vita in sé del Signore Gesù ci viene donata, ed è risurrezio­ne.

Se vogliamo entrare nel Regno di Dio, dobbiamo lasciarci iniziare al mistero di Cristo, prima incarnato e poi glorificat­o sulla croce

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