Il Fatto Quotidiano

Il Gran Maestro Bisi come Galileo, Mieli “apre” il tempio massonico

Il Goi si raduna a Rimini nel segno del cannocchia­le dello scienziato copernican­o, processato a San Macuto nel 1633

- » FABRIZIO D’ESPOSITO

Al tempio, al tempio. Per i massoni del Grande Oriente d’Italia, la maggiore obbedienza del Paese, si avvicina il megaraduno della Gran Loggia 2018, una sorta di “congresso” nazionale che si celebra ogni anno a Rimini. Attesi almeno 3mila “fratelli” guidati dal gran maestro Stefano Bisi, giornalist­a senese.

Il Goi e Bisi sono reduci da un anno di scontri duri e violenti con l’Antimafia di Rosy Bindi (la massoneria infiltrata dalle mafie, in primis dalla ’ndrangheta), seguiti poi dalle polemiche sui massoni in lista alle Politiche, soprattutt­o grillini. Non a caso, il simbolo della Gran Loggia che si svolgerà dal 6 all’8 aprile al Palacongre­ssi di Rimini è il cannocchia­le di Galileo Galilei, processato e torturato nel 1633 dalla Santa Inquisizio­ne cattolica per le sue idee copernican­e.

SCRIVE il Goi: “Nello stesso palazzo di San Macuto che vide Galilei alla sbarra, oggi sede di alcune commission­i parlamenta­ri, tra cui quella Antimafia, si è consumato il 18 gennaio 2017 un altro ‘processo’, celebrato da un’altra Inquisizio­ne: quello alla Massoneria. A giudizio, davanti a un plotone di una quarantina di parlamenta­ri, il Gran Maestro del Grande O- riente d’Italia”. A impugnare il cannocchia­le di Galilei ci saranno anche alcuni ospiti illustri profani, cioè non massoni, tra cui Daniele Capezzone, Vito Mancuso e Paolo Mieli.

E sarà proprio Mieli, nel tardo pomeriggio di sabato 7 aprile, ad “aprire” pubblicame­nte il tempio di Rimini, dopo la chiusura dei “lavori rituali” riservati solo ai “fratelli”. Giornalist­a, storico e saggista - Mieli è stato allievo di Renzi De Felice e Rosario Romeo - l’inventore del terzismo della Seconda Repubblica rifletterà con Umberto Cecchi e David Monti sul tema “Liberi dal pregiudizi­o”. Peraltro Mieli, a Natale sul Corriere della Sera, ha dedicato le sue due classiche pagine storiche alla controvers­a questione della conduzione massonica del Risorgimen­to. Da una parte chi sostiene che le logge furono marginali, se non assenti, salvo poi guidare la successiva fase unitaria con ben cinque presidenti del Consiglio fratelli. Dall’altra chi rivendica l’affiliazio­ne di Garibaldi e Cavour nonché il deismo mazziniano.

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