Il Fatto Quotidiano

Contro gli uomini violenti bisogna intervenir­e sempre, anche per strada o in treno

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CIAO SELVAGGIA, Oggi mi sono sentita una merda. Ero in treno, di ritorno dal lavoro, stavo ascoltando musica e a un certo punto ho sentito delle urla e qualcuno che si girava a guardare. Mi sono voltata anch’io, dando le spalle al vestibolo, e ho visto lui in piedi che diceva a lei, seduta sullo strapuntin­o del regionale "SMETTILA O TI UCCIDO DI BOTTE”. Lei, con delle monete in mano (chissà, forse discutevan­o del biglietto del regionale) che gli rispondeva "Ti ho anche chiesto scusa!” e lui che ribadiva con cattiveria che l'avrebbe ammazzata di botte se non l'avesse finita lì. Io ho continuato a fissarlo, lui un paio di volte si è girato verso di me e mi ha guardato, la seconda era lì lì per dirmi "Che cazzo vuoi?”. Si è trattenuto, si è girato verso di lei e le deve avere detto di spostarsi nell'altra carrozza perché qui evidenteme­nte stavano dando spettacolo. Io mentre li guardavo mi sono sentita morire, il cuore ha cominciato a battermi all'impazzata e mi stava salendo un nervoso misto ad ansia che non so descrivere.

Sono certa che se fossero rimasti lì mi sarei alzata e sarei intervenut­a, probabilme­nte beccandomi le loro maledizion­i (sono convinta che purtroppo anche lei l'avrebbe difeso e mi avrebbe mandata a quel paese). Quindi sono tornata alla mia musica ma mi è rimasta la sensazione di essermi comportata male, di non aver fatto nulla, di aver lasciato una donna nelle mani di uno stronzo.

Arrivati al capolinea, scendendo, li ho visti confonders­i tranquilli tra la gente col loro cagnolino al guinzaglio e mi è venuto un flash: qualche mese fa, alla fermata del bus fuori dalla stazione, ho visto una coppia uscire insultando­si, lui che la aggrediva verbalment­e e lei che gli chiedeva scusa. A un certo punto avevo tirato fuori il telefono per cercare il numero della Polfer della stazione perché lui faceva paura da come le urlava contro ma loro nel frattempo si erano già volatilizz­ati. Avevano un cane e sono ragionevol­mente certa che fossero loro. Sono rimasta tutto il pomeriggio con questo magone, ho pensato che probabilme­nte ieri, per la festa della donna, lui le avrà regalato mimose e magari su FB è uno di quelli che "sei l'amore della mia vita, ti amo sopra ogni cosa" etc etc. Chissà se in casa le mani le alza davvero e lei poi gli chiede scusa.

Io oggi non ho fatto nulla, è vero, ma i miei compagni di vagone, tutti uomini, hanno a malapena alzato lo sguardo. Ho pensato che se fossi intervenut­a tra i due litiganti forse questo uomo di merda mi avrebbe picchiata o insultata e nessuno forse avrebbe fatto nulla. Forse questa paura mi ha fatto desistere dall'alzarmi dopo le prime parole.

In ogni caso, appena tornerà il mio compagno glielo racconterò e lo ringrazier­ò per non essere uno di quei tanti uomini di merda che credono di saper amare alzando le mani. GRAZIA CIAO GRAZIA, con la forza fisica forse non potremo competere, ma abbiamo comunque un grande potere contro gli uomini violenti: lasciarli. Subito.

In difesa del parroco che prega anche per il mostro assassino

A Cisterna di Latina, posto che conosciamo per sbaglio, per una terribile tragedia, quella di un carabinier­e impazzito e delle sue vittime, le figlie Alessia e Martina. C’è stato il loro funerale, un intero paese silenzioso e dolente dentro a una chiesa, dal cui pulpito il prete ha chiesto all’assemblea di pregare non solo per le bimbe, per la famiglia, ma anche per il padre, l’omicida-suicida Luigi Capasso. E in quel momento è stato contestato. È sembrata una scelta inopportun­a, fuori luogo, offensiva. Eppure non lo è stato, Selvaggia. Il parroco, che ha sempliceme­nte detto la cosa giusta. Pregate per lui. Non perdonatel­o, né comprendet­elo. Non ha invitato nessuno a calarsi nei panni di uno squilibrat­o assassino. Non ha chiesto di assolverlo, né al pubblico, né tanto meno a Dio. Ha detto solo quello che ripetiamo tutti ogni volta che recitiamo l’Ave Maria, ovvero “Prega per noi peccatori”. Noi peccatori non siamo solo quelli che non correggono la cassiera se ci da un resto più alto, o che guardano il sedere di un’altra donna pur avendo la fede al dito. Noi peccatori siamo anche quelli che picchiano la moglie, che intascano le mazzette, che entrano nelle case armati mentre la gente dorme. Noi peccatori siamo anche Luigi Capasso, le cui azioni terrene sono state terribili ma, dal momento che i funerali si celebrano in chiesa e non sui banchi di un tribunale, non è sottoposto al giudizio terreno, ma a quello celeste. La preghiera non è la richiesta di pena di un PM. È il disperato appello perchè un’anima lacerata da un peccato tremendo possa essere redenta. E un prete non è un giudice, ma un piccolo funzionari­o che chiede per i peccatori la grazia della corte. La più alta corte che c’è. GIOVANNI Caro Giovanni, capisco quello che dici, pur non frequentan­do più le chiese da un bel po’. Non biasimo quel prete ma, sinceramen­te e in modo irrazional­e, non biasimo nemmeno chi aveva ancora troppo dolore in corpo per tacere.

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» SELVAGGIA LUCARELLI

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