Campania, la guerra civile della bufala
Campania, un dirigente imputato di frode alimentare e le possibili modifiche al disciplinare dividono i produttori. Il leader dei critici: “Diventerà come il Galbanino”
La bufala ha una punta di acido. Soffia un vento di fronda nel Consorzio di tutela della mozzarella di bufala campana dop, simbolo delle eccellenze del Sud.
CON UNA LETTERA al presidente Domenico Raimondo, i titolari di dodici aziende casearie che rappresentano il 44% della produzione di bufala dop minacciano di uscire dal Consorzio, e di fatto abbatterlo. Motivo? I dodici frondisti giudicano “inefficaci e non in linea con Statuto e codice etico”, le reazioni adottate dopo che il vicepresidente, Vito Rubino, del caseificio La Cirigliana di Aversa (Caserta), è stato rinviato a giudizio con l’accusa di aver utilizzato latte non conforme al disciplinare. Rubino si è dimesso dalla vicepresidenza ma resta nel Cda con la delega ai rapporti istituzionali. I dodici produttori hanno lamentato i “danni di immagine” e hanno invocato la costituzione di parte civile del Consorzio, e pugno di ferro pure verso i dipendenti “che e- ventualmente svolgano attività di consulenza a favore di operatori del settore”. Sarebbero incompatibili.
Il documento di due pagine – che il Fatto Quotidiano ha potuto consultare – è finito dritto al ministero delle Politiche Agricole e il dirigente del dipartimento qualità agroalimentare, Luigi Polizzi, ha chiesto controdeduzioni entro il 20 marzo. Il presidente ha convocato per ieri un Cda con al punto 3 dell’ordine del giorno la risposta al ministero. Contattato dal Fatto poco prima dell’inizio del Cda, Raimondo ha tranquillizzato: “Quel punto è stato superato, abbiamo già fornito al ministero i chiarimenti del caso”. Quali? “Non le posso rispondere fino a quando da Roma non ci faranno sapere”.
Secondole nostre fonti, il Consorzio alla fine ha deciso – per la prima volta – di costituirsi parte civile. Determinanti le pressioni dei frondisti, capeggiati da Roberto Auriemma del caseificio Auriemma Srl, un ex avvocato che però al Fatto dice di non sentirsi soddisfatto: “È una costituzione solo formale: ci sono avvocati che sono specializzati in questo ramo e non mi risulta che il legale incaricato dal Consorzio lo sia”.
AURIEMMA CI DELINEA il vero oggetto dello scontro sotterraneo in corso: il timore che la proposta di modifica del disciplinare di produzione della “bufala campana dop”, in discussione da mesi al ministero, finisca per stravolgerne la qualità. “Se iniziamo a dire che possiamo andare a marchiare anche la mozzarella di bufala congelata od ottenuta con il fusore, come i ‘galbanini’, allora il marchio dop non ha più senso. Che facciamo, il ‘dop frozen’”?