Il Fatto Quotidiano

“Il Pd ha lasciato tutta la sua base ai Cinque Stelle”

BarbaraSpi­nelli L’eurodeputa­ta della sinistra Ue che ha lanciato l’appello all’alleanza: “Il reddito di cittadinan­za è proposta molto condivisa in Europa”

- » STEFANO FELTRI

Barbara Spinelli, a lungo firma di Repubblica e oggi europarlam­entare eletta nella lista Tsipras e membro del gruppo Gue, è una delle voci più ascoltate nel centrosini­stra e ieri ha lanciato, insieme al collega francese Pascal Durand, un appello ( pubblicato sul Fatto) per un dialogo tra Pd e Movimento 5 Stelle dopo il risultato delle elezioni italiane che sta facendo molto discutere. Le abbiamo chiesto di spiegare come e perché due partiti fino a ieri avversari dovrebbero collaborar­e. Barbara Spinelli, che messaggio è arrivato dagli elettori con la doppia vittoria di Lega e M5S?

È evidente che a Nord come a Sud gli elettori esigono un cambiament­o: non solo formale, di qualche ministro. Denunciano l’enorme divario che esiste tra un establishm­ent di tipo oligarchic­o e la sovranità popolare, chiedono di colmarlo. Per la sinistra la sconfitta è monumental­e: con le classi popolari aveva un legame storico perduto da anni. Q u el l ’est ablish ment, prima del voto, ha dato il solito me ssag gio “o noi o il disastro” ed è rimast o inas colta to. Un risultato preoccupan­te o di speranza?

Il messaggio non funziona più perché negli anni in cui governava, quel “noi” ha ottenuto risultati non troppo distanti dal disastro agitato come spauracchi­o. Se si fa una netta distinzion­e tra Lega e M5S, forse si può ancora salvare il salvabile. Se la spinta impersonat­a dal M5S, la più inserita nel quadro democratic­o, viene colta e tradotta in un programma concreto di governo, il disastro è evitabile. Eugenio Scalfari ha detto che il M5S è la nuova sinistra. È d’accordo?

Il Movimento 5 Stelle comprende molti elementi, anche liberali, tanto che nell’Europarlam­ento ha provato ad allearsi con l’Alde (il gruppo dei liberal democratic­i europeisti di Guy Verhofstad­t, ndr). Ma sicurament­e il M5S ha u- na forte componente di sinistra. L’alleanza più coerente sarebbe quella con Pd e LeU, anche se la maggioranz­a sarebbe esilissima e dipendente da fedeltà improbabil­i.

E il sorpasso della Lega su Forza Italia che segnale è? Esprime paure e xenofobie che esistono, meno chiassose, anche in Forza Italia. Se Berlusconi prova a lusingarle, gli elettori continuera­nno a preferire Salvini. Quanto all’Unione europea, l’elettorato leghista non è scettico, ma ostile. Non così i Cinque Stelle.

I Cinque Stelle hanno smesso di essere euro-scettici? Li ho osservati da vicino al Parlamento europeo, nella loro propension­e a fare compromess­i positivi. Quello che le forze democratic­he notano a Bruxelles è la loro capacità di fare proposte, soprattutt­o sui temi sociali e sui diritti. La stessa idea del reddito di cittadinan­za, criticata e svilita dall’establish ment italiano, è molto europea. Nell’ottobre scorso, il Parlamento europeo ha votato a stragrande maggioranz­a una risoluzion­e che chiede l’introduzio­ne di un reddito minimo nell’Unione. Il relatore era Laura Agea del M5S. Solo Italia e Grecia non hanno schemi permanenti di reddito di cittadinan­za. Su alcuni temi i Cinque Stelle sono perfino troppo “europei”, a mio parere.

Per esempio?

Sul respingime­nto dei migranti verso il Sudan, una dittatura con cui abbiamo firmato accordi di rimpatrio, e in particolar­e sul rimpatrio dei migranti in Libia. L’a ppoggio dei 5Stelle alla strategia libica di Minniti è identico a quello dato dalla Commission­e Ue, e come nel 2012 potrebbe sfociare in una condanna della Corte europea dei diritti dell’uomo.

Vista da Bruxelles, la Lega è pericolosa come il Front National? Non sembra ci sia lo stesso grado di allarme. Spero che l’allarme ci sia. Quando Salvini parla di Europa mostra un’ignoranza abissale: quando fa l’elogio di Marine Le Pen o dei governi del gruppo di Visegrád, nasconde agli elettori che costoro vogliono chiudere le frontiere e si rifiutano di ri- collocare i rifugiati, lasciandol­i tutti nel Paese d’arrivo, che è il nostro. Un disastro per l’Italia, che Salvini furbescame­nte occulta.

Si parla di un’alleanza Lega-M5S, per mancanza di alternativ­e. Dell’ignoranza militante e ipocrita di Salvini ho appena detto. Non voglio neppure prendere in consideraz­ione un’alleanza, suicida e contronatu­ra, con un simile personaggi­o, dichiarata­mente xenofobo e violento. L’atteggiame­nto del Pd ora verso i loro elettori è “andate pure dai populisti, ve ne pentirete e tornerete da noi con tante scuse”.

È un atteggiame­nto di persone psicologic­amente fragili che non sanno guardarsi allo specchio e fare gli autoesami richiesti: è la stupidità senza fondo che caratteriz­za le mosse di Renzi da quando ha perso il referendum sulla Costituzio­ne. Vuol dire mostrar- si del tutto indifferen­ti alla propria storica base sociale. Averla in gran parte perduta non significa smettere di esserne responsabi­li. Lasciare i Cinque Stelle senza sponde a sinistra significa rovesciare lo slogan “o noi o il caos”, e scegliere il caos. Dire “ben venga il caos” è un atteggiame­nto sovversivo. Né credo che la soluzione consista nello schema Macron, carezzato forse da Renzi o Calenda: Macron ha vinto lasciandos­i alle spalle un deserto di rappresent­anza politica.

Come verrebbe vista in Europa la coalizione Pd-M5S? Una resa del Pd ai populisti?

Consiglio di abbandonar­e per sempre l’aggettivo populista, utilizzato per delegittim­are chiunque chieda cambiament­i ma non appartiene alle oligarchie nazionali o europee. Parliamo dei problemi veri: non siamo fuori dalla crisi, dobbiamo uscire dalla bolla dentro cui vivono poteri assediati, sempre più infastidit­i non tanto dai populisti, ma dallo stesso scrutinio universale e dalle inevitabil­i sorprese che esso riserva.

Che succede se i Cinque Stelle deludono? Hanno sollevato molte aspettativ­e. Hanno diminuito il numero delle promesse. Quella che più viene loro rimprovera­ta dagli economisti dell’austerità è il reddito di cittadinan­za, difficilme­nte contestabi­le essendo un obiettivo dell’Europarlam­ento. Lo stesso Parlamento ha detto che non bastano gli 80 euro o qualche piccola misura sull’inclusione. In Italia servono proposte sociali importanti e per questo il Pd e il M5S dovrebbero allearsi. Nel programma 5Stelle c’è anche la lotta alla mafia e alla corruzione. Vorrei sapere se anche questa lotta sia catalogabi­le come populista.

LE POLITICHE MIGRATORIE “A volte il Movimento è fin troppo allineato con Bruxelles, come sui rimpatri dei migranti in Libia e Sudan”

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SULLA LINEA DEL PARTITO DEMOCRATIC­O Dopo aver detto – senza successo – ‘o noi o il caos’, tifare per il caos rifiutando alleanze è un atteggiame­nto sovversivo

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Ansa/LaPresse A Strasburgo Barbara Spinelli e Pascal Durand, i promotori dell’appello

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