AL CSM IL GIUSTO PROCESSO NON È DI CASA
Il 15 marzo riprenderà davanti alla sezione disciplinare del Csm, presieduta da Giovanni Legnini, già sottosegretario del governo Renzi, il procedimento a carico dei pm Woodcock e Carrano per presunte irregolarità nell’i nchiesta Consip che ha visto il coinvolgimento di Tiziano Renzi, indagato per traffico di influenze, e del ministro Luca Lotti per favoreggiamento e rilevazione di segreto di ufficio. Ogni qualvolta le inchieste coinvolgono alti livelli della politica, il pg della Cassazione e il Csm entrano in fibrillazione e ciò è, ancora una volta, accaduto. Nell’aprile 2017, l’allora pg Pasquale Ciccolo (che, pur essendo in età da pensione, si è visto prorogare l’incarico dal governo Renzi) aveva messo sotto inchiesta le dichiarazioni pubblicate da Repubblica attribuite al pm Woodcock. Quindi, nel giugno del 2017, il comitato di presidenza del Csm aveva deciso di investire del caso, ritenuto “molto grave e allarmante”, la prima commissione competente sul trasferimento di ufficio dei magistrati. La commissione, guidata dal laico Pd Giuseppe Fanfani, riceveva mandato pieno per esplorare le inchieste Consip e Cpl Concordia, entrambe condotte dai due pm napoletani. Del resto, qualche mese prima, Legnini, durante una conferenza stampa, aveva reputato “questi fatti molto gravi” – (fughe di notizie sulla tele- fonata tra Matteo Renzi e il padre, presunti falsi contestati al capitano Scafarto e dichiarazioni di costui ai pm romani relative a Woodcock) – e “gli sembrava evidente che qualcosa non era andata a Napoli”.
Questo giornale, in un articolo del 7 ottobre 2017 – in occasione di una “lezione di comportamento istituzionale” che Legnini riteneva di aver impartito a Davigo – osservava come tale “lezione di comportamento istituzionale evidentemente non deve valere per Legnini, se si pensa alle esternazioni sul caso Consip e alle polemiche sul pm di Napoli… e pensare che potrebbe giudicare i pm napoletani Woodcock e Carrano sotto procedimento disciplinare”.
Ciò è puntualmente avvenuto poiché, a novembre, Ciccolo ha chiesto il rinvio a giudizio dei due pm alla disciplinare. Fissata l’udienza per il 19.2, Legnini ha presieduto il collegio, laddove sarebbe stato più opportuno che a presiederlo fosse stato il vicepresidente Leone.
A questa si aggiunge che due membri della commissione hanno fatto parte di quella che indaga sul trasferimento di ufficio e la relativa istanza di astensione proposta dalla difesa degli incolpati è stata rigettata “non sussistendo gravi ragioni di opportunità”. Già in passato, componenti della sezione, che avevano in pri- ma commissione addirittura manifestato un “parere” sulla medesima vicenda e ritenuto anche “sostenibile che essa possa avere rilievi disciplinari”, non si erano astenuti. Si tratta di un orientamento del tutto irragionevole, posto che il procedimento disciplinare è modellato sul processo penale e a esso si applicano le norme del codice di procedura penale sul dibattimento.
Dimenticano, al Csm, la decisione del 9 luglio 2013 della Cedu nella causa “Di Giovanni vs Italia” nella quale la Corte “ha osservato che al procedimento disciplinare contro i magistrati si applicano le disposizioni del cpp, tra le quali le norme in materia di ricusazione” ed ha ritenuto che “la ricorrente avrebbe potuto sostenere che la circostanza che quattro membri della sezione disciplinare del Csm fossero firmatari della nota con la quale si chiedeva l’apertura del procedimento a suo carico costituisse un’espressione del loro convincimento sui fatti” sì che la stessa avrebbe potuto presentare ai giudici nazionali un’istanza di ricusazione.
Il Csm dovrebbe prendere atto che lo strumento di tutela del “giusto processo” – in cui si sostanzia il precetto costituzionale a essere giudicato “da un giudice terzo e imparziale” – va ricercato negli istituti dell’astensione e della ricusazione che non trovano ingresso nel Palazzo dei Marescialli.
VICENDA WOODCOCK
Tutti i conflitti d’interessi nella commissione disciplinare che sta giudicando il pm e la collega Carrano per il caso Consip