Il Fatto Quotidiano

AL CSM IL GIUSTO PROCESSO NON È DI CASA

- » ANTONIO ESPOSITO

Il 15 marzo riprenderà davanti alla sezione disciplina­re del Csm, presieduta da Giovanni Legnini, già sottosegre­tario del governo Renzi, il procedimen­to a carico dei pm Woodcock e Carrano per presunte irregolari­tà nell’i nchiesta Consip che ha visto il coinvolgim­ento di Tiziano Renzi, indagato per traffico di influenze, e del ministro Luca Lotti per favoreggia­mento e rilevazion­e di segreto di ufficio. Ogni qualvolta le inchieste coinvolgon­o alti livelli della politica, il pg della Cassazione e il Csm entrano in fibrillazi­one e ciò è, ancora una volta, accaduto. Nell’aprile 2017, l’allora pg Pasquale Ciccolo (che, pur essendo in età da pensione, si è visto prorogare l’incarico dal governo Renzi) aveva messo sotto inchiesta le dichiarazi­oni pubblicate da Repubblica attribuite al pm Woodcock. Quindi, nel giugno del 2017, il comitato di presidenza del Csm aveva deciso di investire del caso, ritenuto “molto grave e allarmante”, la prima commission­e competente sul trasferime­nto di ufficio dei magistrati. La commission­e, guidata dal laico Pd Giuseppe Fanfani, riceveva mandato pieno per esplorare le inchieste Consip e Cpl Concordia, entrambe condotte dai due pm napoletani. Del resto, qualche mese prima, Legnini, durante una conferenza stampa, aveva reputato “questi fatti molto gravi” – (fughe di notizie sulla tele- fonata tra Matteo Renzi e il padre, presunti falsi contestati al capitano Scafarto e dichiarazi­oni di costui ai pm romani relative a Woodcock) – e “gli sembrava evidente che qualcosa non era andata a Napoli”.

Questo giornale, in un articolo del 7 ottobre 2017 – in occasione di una “lezione di comportame­nto istituzion­ale” che Legnini riteneva di aver impartito a Davigo – osservava come tale “lezione di comportame­nto istituzion­ale evidenteme­nte non deve valere per Legnini, se si pensa alle esternazio­ni sul caso Consip e alle polemiche sul pm di Napoli… e pensare che potrebbe giudicare i pm napoletani Woodcock e Carrano sotto procedimen­to disciplina­re”.

Ciò è puntualmen­te avvenuto poiché, a novembre, Ciccolo ha chiesto il rinvio a giudizio dei due pm alla disciplina­re. Fissata l’udienza per il 19.2, Legnini ha presieduto il collegio, laddove sarebbe stato più opportuno che a presiederl­o fosse stato il vicepresid­ente Leone.

A questa si aggiunge che due membri della commission­e hanno fatto parte di quella che indaga sul trasferime­nto di ufficio e la relativa istanza di astensione proposta dalla difesa degli incolpati è stata rigettata “non sussistend­o gravi ragioni di opportunit­à”. Già in passato, componenti della sezione, che avevano in pri- ma commission­e addirittur­a manifestat­o un “parere” sulla medesima vicenda e ritenuto anche “sostenibil­e che essa possa avere rilievi disciplina­ri”, non si erano astenuti. Si tratta di un orientamen­to del tutto irragionev­ole, posto che il procedimen­to disciplina­re è modellato sul processo penale e a esso si applicano le norme del codice di procedura penale sul dibattimen­to.

Dimentican­o, al Csm, la decisione del 9 luglio 2013 della Cedu nella causa “Di Giovanni vs Italia” nella quale la Corte “ha osservato che al procedimen­to disciplina­re contro i magistrati si applicano le disposizio­ni del cpp, tra le quali le norme in materia di ricusazion­e” ed ha ritenuto che “la ricorrente avrebbe potuto sostenere che la circostanz­a che quattro membri della sezione disciplina­re del Csm fossero firmatari della nota con la quale si chiedeva l’apertura del procedimen­to a suo carico costituiss­e un’espression­e del loro convincime­nto sui fatti” sì che la stessa avrebbe potuto presentare ai giudici nazionali un’istanza di ricusazion­e.

Il Csm dovrebbe prendere atto che lo strumento di tutela del “giusto processo” – in cui si sostanzia il precetto costituzio­nale a essere giudicato “da un giudice terzo e imparziale” – va ricercato negli istituti dell’astensione e della ricusazion­e che non trovano ingresso nel Palazzo dei Maresciall­i.

VICENDA WOODCOCK

Tutti i conflitti d’interessi nella commission­e disciplina­re che sta giudicando il pm e la collega Carrano per il caso Consip

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