Ratzinger agli oppositori: “Francesco un grande Papa”
La lettera Il pontefice emerito, a cinque anni dall’elezione del successore, sgombra il campo dalle strumentalizzazioni del suo nome contro l’argentino
Oggi il pontificato di Jorge Mario Bergoglio compie cinque anni. Il messaggio di auguri più prezioso è firmato da Joseph Ratzinger. Il papa emerito si rivolge, soprattutto, ai detrattori di Francesco per dire: non usatemi per coprire le vostre battaglie contro l’argentino.
RATZINGER HA SPEDITOuna lettera a monsignor Dario Viganò, prefetto della Segreteria per la comunicazione, che gli chiedeva una recensione a una collana – curata da don Roberto Repore – che riassume la “Teologia di Papa Francesco”: “Plaudo a questa iniziativa che vuole opporsi allo stolto pregiudizio per cui Papa Francesco sarebbe solo un uomo pratico privo di particolare formazione teologica o filosofica, mentre io sarei stato unicamente un teorico della teologia che poco avrebbe capito della vita concreta di un cristiano oggi. I piccoli volumi mostrano a ragione che Papa Francesco è un uomo di profonda formazione filosofica e teologica e aiutano perciò a vedere la continuità interiore fra i due pontificati, pur con tutte le differenze di stile e di temperamento”.
Per la prima volta in maniera così netta, l’anzi ano Ratzinger interviene in pubblico – forse nel momento più feroce seppur sottotraccia degli scontri in Curia – per assegnare a Bergoglio l’eredità che custodisce, nascosto “dal mondo”, in un convento vaticano.
Sempre più limitato negli spostamenti dall’a va n z ar e degli anni (il 16 aprile ne fa 91), Ratzinger non ha smesso mai di vigilare sul pontificato di Bergoglio: i “papi” si vedono spesso e Benedetto XVI riceve i più fidati collaboratori di Francesco per sapere, capire e semmai, come accaduto, agire.
Il più alto in grado degli oppositori di Bergoglio, per un lungo tempo, è stato il cardinale Gerhard Ludwig Müller. Stimato teologo te- desco come Ratzinger. Capo della Congregazione per la dottrina della fede come fu Ratzinger. Finché Bergoglio l’ha rimosso dal Sant’Uffizio e s’è scoperto plasticamente che il papa emerito non l’ha mai supportato.
Con estrema sincerità, Be- nedetto XVI ammette “una differenza di temperamento” con Bergoglio; fu proprio la questione caratteriale a spingere il Conclave – il 13 marzo 2013 – a bocciare l’italiano Angelo Scola e a consegnare la Chiesa al gesuita di Buenos Aires per non ripetere il canovaccio del 2005. Quando fu scelto Ratzinger, a discapito dell’allora 68enne Bergoglio, per non intralciare le trame di potere che si erano dipanate alle spalle del sofferente Giovanni Paolo II.
Il fragile Benedetto XVI non è riuscito a contrastare l’assalto al Vaticano dei cardinali italiani, capeggiati da Tarcisio Bertone, che nel 2005 in Conclave s’e ra no mossi da grandi elettori e, subito dopo il saluto dal balcone di San Pietro, sono diventati i padroni.
DENARO SPORCO. Scandali di pedofilia. Veleni in Curia. Indebolito dagli scandali, per salvare la Chiesa, Ratzinger si è dimesso l’11 febbraio 2013. E poi è volato in esilio a Castel Gandolfo aspettando il successore. Lì ha accolto – era il 23 marzo – papa Francesco e, davanti ai fotografi, gli ha affidato uno scatolone con centinaia di pagine che riportavano gli indicibili risultati di un’inchiesta dei cardinali. Il mandato di Francesco era preciso: punire i reprobi anche se potenti, estirpare il malaffare, la corruzione, la pedofilia. Complicato. Oggi forse c’è davvero bisogno di due “papi”.