Il Fatto Quotidiano

Licenziata per il monopattin­o: “Ingiusto, ma deve restare a casa”

Prese un gioco rotto, il nuovo articolo 18 la condanna

- » ROBERTO ROTUNNO

Èstato ingiusto licenziare Lisa, l’operatrice ecologica che a giugno ha perso il lavoro poiché accusata dai suoi superiori di aver “rubato” un monopattin­o gettato tra i rifiuti. Tuttavia la donna non potrà riavere il suo posto in azienda, perché in casi come questi la legge non prevede più il diritto al reintegro.

LO HA STABILITOi­l Tribunale di Torino, pronuncian­dosi sul licenziame­nto che durante la scorsa estate ha suscitato grande clamore. Di fatto, i giudici hanno dato ragione a Lisa ma, applicando l’articolo 18 così come modificato nel 2012 dalla legge Fornero, le hanno riconosciu­to solo un indennizzo di 18 mensilità. Solo una piccola consolazio­ne per chi a 41 anni, con due figli, dovrà comunque convivere con la disoccupaz­ione.

L’episodio risale a circa nove mesi fa. La lavoratric­e, il cui nome completo è Aicha Elizabethe Ounnadi, era da 11 anni dipendente della Cidiu Servizi, azienda pubblica dell’igiene urbana dei paesi a Ovest di Torino. Quando ha visto il monopattin­o mezzo rotto buttato nella spazzatura lo ha preso e portato a casa, motivando il suo gesto con il desiderio di fare un regalo ai suoi figli. Per l’azienda è comunque un furto, perché appropriar­si di oggetti trovati tra i rifiuti è vietato dal regolament­o. Quell’az i o ne , quindi, le è costata il licenziame­nto immediato. Secondo i vertici Cidiu, nei locali aziendali era presente un cartello sul quale era riportato a chiare lettere il divieto. Lisa, sempre stando alla versione dell’impresa, non si sarebbe limitata a trasgredir­e quella regola, ma avrebbe anche rimosso il cartello: un episodio ritenuto una grave insubordin­azione.

La donna, con gli avvocati Mara Artioli e Paola Bencich, ha fatto ricorso e il Tribunale ha stabilito che la punizione del licenziame­nto è stata eccessiva. Il problema però è che, da quando nel 2012 l’allora ministra Elsa Fornero ha messo mano allo Statuto dei lavoratori, c’è solo il diritto al risarcimen­to.

IL REINTEGRO, infatti, scatta solo in due casi: quando il fatto contestato è del tutto inventato dal datore di lavoro (e in questo caso, per quanto irrisorio, è accaduto davvero) oppure quando ci sono norme che prevedono sanzioni più blande in episodi di questo tipo (per esempio una multa o una sospension­e). “Stiamo valutando se opporci all’ordinanza – spiega l’avvocato Artioli –. Intanto posso dire che la nostra assistita è molto provata da questa storia”. La vicenda è stata commentata su Facebook da Nicola Fratoianni, segretario dimissiona­rio di Sinistra italiana: “Che vergogna. Una donna di 41 anni che rimane senza lavoro per una fesseria del genere”.

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Aicha Elizabethe Ounnadi
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