LEOSINI, UNA RICETTA TRA ARSENICO E MERLETTI
La rivincita è un piatto che si serve freddo e nella nostra Tv non c’è miglior cuoca di piatti freddi di Franca Leosini. Quale Cracco, quale Bastianich: niente può competere con le Storie maledette tornate su Rai3 con un’intervista a Sabrina Misseri e Cosima Serrano, condannate all’ergastolo per l’omicidio di Sarah Scazzi. Piatto freddo con tutti i crismi, ricostruzione giudiziaria al ralenti – Leosini gira il copione come Von Karajan girava lo spartito –, arsenico e vecchi merletti, citazioni di Flaiano, similitudini dantesche (“Ivano Russo, il resistibile idolo al cui confronto Brad Pitt pare un bipede sgualcito”), crisi di pianto.
Ma perché parliamo di rivincita? Perché qui si restituisce il punto di vista del condannato, divenuto vittima dal punto di vista mediatico. Quel che i media di casa nostra hanno smesso di fare a partire dal caso Avetrana; da quell’agosto 2010 il sangue è esondato nel video, la nera è diventata un genere, una schiera di ultras dei cadaveri fa la fila pur di conquistare posto ai riflettori. Pornografia spacciata per cronaca. Da 23 anni Leosini procede in direzione opposta, senza cambiare un boccolo della cotonatura, senza chiedersi se chi ha davanti sia o no colpevole ma cercando di penetrarne l’animo. Che cosa resta di tutto il dolore che gli altri ci hanno procurato, e del male che gli abbiamo restituito? Niente, se non la nostra storia. Non si può capire senza conoscere; e più capisci, meno giudichi. Mai storie maledette furono dette meglio.