Stefano Disegni che non ti aspetti: “Farò la rockstar”
Hai voglia a scherzarci su. Perché se in età che è un eufemismo definire “ma tu ra ” s ospetti di aver sbagliato binario, ti chiedi come sarebbe andata la vita se il treno non si fosse avventurato in una direzione irreversibile. Quello di Stefano Disegni – inutile nasconderlo
– è un dramma interiore di vaste proporzioni. Una gloriosa, brillantissima carriera da cartoonist( e da autore tv) e poi, quando gli “ant a” sono già stati varcati da cinque lustri, scopri che avresti potuto essere una rockstar. Che la matita va bene, benissimo, ma se avessi impugnato prima, e con ferrea determinazione quel microfono... “No, no!”, prova a schermirsi. “Sono due parti di me che convivono. Le vignette mi escono con naturalezza, anzi mi sfuggono come saponette sotto la doccia. Ma...”. La voce perde sicurezza. Ma? “... se vendessi un milione di copie del disco... allora forse... mi dedicherei alla musica”, balbetta. Il disco in questione è “Spalle Quadre”: dovrebbe vedere la luce in primavera, però il sottotitolo “La fabbrica di San Pietro” torna buono per giustificare ulteriori rimandi. Si sa come vanno que- ste cose: si comincia dicendo che è solo un passatempo tra un fumetto e uno schizzo e poi, pian piano, la credibilità del progetto complica l’agenda. Merito, soprattutto, di una band di quelle vere e toste, i Disordine, con un virtuoso della sei corde come Fernando Fera (ex Albero Motore ai tempi leggendari del prog), di Massimo Calabrese e di Piero Fortezza alla sezione ritmica, più un chitarrista come Alberto Zimmari che è una fucina di idee.
AH, CERTO, c’è anche Stefanone, che canta e butta giù testi sapidi che, spiega, “potremmo definire rock satirico, dove l’ironia sposa l’impegno e non trovi l’umorismo fine a se stesso. Guai a etichettarci come un gruppo demenziale!”. A vigilare sulla serietà del cantiere un produttore come Marco Lecci, che nel pedigree ha Giorgia e Mengoni. Presto, dunque, dovrebbe vedere la luce il prodotto: “nonostante” Disegni, rischia di diventare davvero un blockbuster. Dentro c’è il rockettone à la Stones “24000 amici”, che punta il dito sulla “patologia del secolo”, quella dei social. Il testo racconta che “C’è Angelo cui sembra molto importante/Informarci che lui ha innaffiato le piante/180 persone sono là a commentare,/180 persone senza
I COMPONENTI Fernando Fera (ex Albero Motore), Massimo Calabrese, Piero Fortezza e Alberto Zimmari