Botte da orbi fra B. e Salvini E LeU denuncia brogli pro FI
Di Maio fa il moderato: “Ma niente governissimi con tutti dentro”
■ La cena a Palazzo Grazioli comincia con le tensioni del pomeriggio. Il leader del Carroccio: “Mai alleanze col Pd”. Il candidato M5S parla alla stampa estera per tranquillizzare la Ue e i dem. Liberi e Uguali in Campania: “Ci hanno scippato un posto. Il controllo indicava il nostro capolista De Cristofaro, poi il colpo di mano”
Un vertice interlocutorio. Che non ha sciolto i dubbi e i sospetti reciproci sul futuro della coalizione e delle possibili alleanze. Ma è un incontro in cui andato in scena un insolito asse tra Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni, impegnati in una manovra di accerchiamento nei confronti di Matteo Salvini con l’obiettivo di serrare le file del centrodestra e stoppare sul nascere qualsiasi tentativo di dialogo tra la Lega e il M5S. Questa è la sceneggiatura del confronto che si è tenuto ieri sera a Palazzo Grazioli, il primo tra Berlusconi, Salvini e Meloni dopo le elezioni del 4 marzo.
L’APPUNTAMENTO , come ai bei tempi, è a cena, nella sede romana dell’ex Cavaliere, dove Meloni e Salvini arrivano verso le 20.45. Berlusconi e Meloni hanno tentato di sondare le reali intenzioni del leader leghista, cercando di convincerlo che un dialogo Lega-M5S segnerebbe la fine del centrodestra. Peccato, però, che le armi di B., causa risultato elettorale, ormai siano spuntate, perché a dare le carte è Salvini. Che ieri è tornato a escludere qualsiasi dialogo con il Pd, lasciando più di uno spiraglio verso l’M5S. “Con i grillini i programmi sono diversi e noi non abbiamo una maggioranza, ma di sicuro non posso allearmi con chi ha mal governato in questi anni, ovvero il Pd”, aveva avvisato nel pomeriggio da Bruxelles il leader leghista. A esacerbare ulteriormente il clima, inoltre, anche l’uscita di Salvini sul tetto europeo del 3%. Parole che non sono piaciute a Berlusconi, da tempo impegnato, con Antonio Tajani, a ritessere i fili con le diplomazie europee.
L’agenda del primo vertice del centrodestra dopo le elezioni è assai densa. Su tutto, però, c’è la questione della presidenza delle Camere, che si porta dietro tutto il resto. Salvini non fa mistero di puntare allo scranno più alto di Montecitorio, dove vorrebbe piazzare Giancarlo Giorgetti. Un asse con i 5Stelle sarebbe adatto allo scopo e porterebbe i grillini verso la presidenza di Palazzo Madama. Ma i ruoli sono intercambiabili: Senato alla Lega e Camera ai grillini. Ma è proprio quest’asse l’incubo di Berlusconi, secondo cui un accordo Lega-5 Stelle sulle presidenze sarebbe solo l’anticamera di un’intesa per il governo. Sulle presidenze, comunque, Forza Italia non ha perso le speranze. “Se ragioniamo in termini di coalizione, allora una Camera spetta al centrodestra. E visto che Salvini è in corsa per Palazzo Chigi, allora quel posto deve andare a noi”, è il ragionamento che si fa a Palazzo Grazioli. Che si scontra diametralmente con quello della Lega: dato che sul dopo non vi è nulla di certo e il governo di centrodestra è tutto in salita, iniziamo a prendere adesso quello che possiamo.
All’interno del braccio di ferro tra Lega e FI s'inquadra anche la scelta del partito berlusconiano di formare gruppi unici con la componente di Noi con L’Italia. Otto parlamentari sono poca cosa, ma di-
Asse con Meloni L’ex Cavaliere e la leader di FdI contrari al dialogo di “Matteo” con i 5 Stelle sulle presidenze Coi grillini programmi diversi e noi non abbiamo i numeri, ma di sicuro non posso allearmi con chi ha mal governato in questi anni MATTEO SALVINI
ventano strategici nel momento in cui 4 senatori in più consentiranno a Fi di superare la Lega a Palazzo Madama, diventando il primo gruppo del centrodestra.
TENSIONI e veleni tra alleati, dunque. Ma pure all’interno dei neo parlamentari azzurri. Tra i deputati azzurri, infatti, è già partita la prima rivolta contro Renato Brunetta. I due ex capigruppo Brunetta e Romani, infatti, sono in odore di proroga, almeno fino quando non sarà più chiaro il quadro generale. Ma su Brunetta è scoppiata la bagarre e questo potrebbe far saltare anche Romani. Se così fosse Berlusconi sarebbe costretto a rinnovare entrambe le cariche: a Montecitorio andrebbe così in scena un derby tutto al femminile tra Mara Carfagna e Mariastella Gelmini (ovvero partito del Sud contro quello del Nord), mentre a Palazzo Madama se la giocherebbero Anna Maria Bernini, Andrea Mandelli e Lucio Malan. Su questo fronte se ne sa- prà di più oggi alla riunione congiunta dei gruppi parlamentari, dove i deputati azzurri hanno intenzione di chiedere la votazione sul capogruppo. Sarebbe una dichiarazione di guerra verso l’ex ministro della Pubblica amministrazione.