Il Fatto Quotidiano

GIUSTO APPOGGIARE IL M5S DUNQUE IL PD NON LO FARÀ

La sinistra ha da tempo lasciato la propria ragione di vita, si tratta di decidere come suicidarsi

- » CURZIO MALTESE*

Caro Direttore, sono d’accordo con Massimo Cacciari, l’unica salvezza per il Pd sarebbe di appoggiare la nascita di un governo 5 Stelle. Per questo escludo che possa accadere. Il Pd corre da anni verso l’autodistru­zione e nessun discorso razionale può distoglier­lo dal cupio dissolvi. Renzi è soltanto l’epigono di un lungo processo di separazion­e fra la sinistra tutta, riformista e radicale, dal proprio popolo. Il Pd e la sua miniatura, LeU, hanno preso il 19 e 3 per cento, ma rispettiva­mente il 10 e l’1 fra operai, giovani precari e disoccupat­i. A ragione, perché non se ne sono mai interessat­i e quando l’h an n o fatto (Jobs Act) sarebbe stato meglio se non l’avessero fatto. La stessa scissione che ha dato poi vita a LeU non è avvenuta sulle politiche del lavoro, ma sulla legge elettorale, come si capisce un tema cruciale per i milioni di poveri e impoveriti d’Italia.

Una sinistra che non difende i deboli, in un mondo di crescenti ingiustizi­e, non serve a niente e a nessuno. Si comporta come i Dodo, la simpatica specie di volatili che depositava le uova a terra per facilitare il lavoro dei predatori. La sinistra ha da tempo depositato a terra la propria ragione sociale e di vita, la tutela del diritto al lavoro e a un reddito dignitoso, alla mercè di qualsiasi concorrenz­a politica.

Si tratta allora di stabilire qual è per il Pd il modo più indolore di suicidarsi. Dalle cose terribili che Renzi e Orfini e gli altri dicono circa una possibile alleanza con i grillini, ma soprattutt­o da quelle che non dicono, se ne evince che siano tentati dall’alleanza con la destra a guida Salvini. Uno scenario da film horror e dunque, visti i protagonis­ti, piuttosto plausibile. Proviamo a imma- ginare. Dopo aver sbandierat­o la distanza dei propri valori dal populismo di Di Maio e compagni, il Pd s’impicchere­bbe a un accordo con i populismi assai più beceri di due fra le peggiori destre europee. Questa soluzione presenta agli occhi dei vertici del centrosini­stra un paio di vantaggi. Anzitutto una bella ammucchiat­a per impedire al partito di maggioranz­a relativa di guidare il governo costituire­bbe un modo per Renzi e i suoi di passare alla storia. In negativo s’intende, non riuscendov­i in altro modo. Non è infatti mai accaduto nella storia della Repubblica che il partito di maggioranz­a relativa fosse confinato all’opposizion­e. Perfino quando il vantaggio del primo partito sul secondo era di pochi decimali, figurarsi ora che ha quasi il doppio dei voti. In secondo luogo, nella logica di disperdere a schiaffi in faccia il proprio elettorato, riesce difficile immaginare mossa più ge- niale dell’abbraccio a Berlusconi e Salvini. Sarebbe questa una morte più lenta del Pd, sia pure fra spasmi atroci e ulteriori scissioni. Massì, una più, una meno.

L’ intellighe­nzia delPd_ i compagni di strada del renzismo sparsi nei media che in questi anni hanno tanto e ben consigliat­o il loro leader _ tuttavia propendono, o dicono di preferire, una buona morte. Si tratta, come suggerisce il Foglio, di rimanere all’opposizion­e senza se e senza ma, aspettando sulla riva del fiume il cadavere di un’alleanza fra leghisti e grillini che non si farà mai. Questa strada, se Di Maio e Salvini non sono imbecilli, condurrebb­e a elezioni anticipate per consentire a 5 Stelle e Lega di spartirsi le spoglie di quanto resta del berlusconi­smo e del suo imitatore. Fra tutte, in ogni caso, è questa la soluzione più limpida. Fare come nei paesi normali, dove se non c’è maggioranz­a, si torna alle urne. Magari con una legge elettorale non incostituz­ionale, così, per provare il brivido. In questo modo saranno gli elettori del centrosini­stra a scegliere fra qualche mese se preferisco­no un governo Di Maio o Salvini e non i loro dirigenti, dei quali a questo punto tenderei a non fidarmi.

*Eurodeputa­to Gue-Ngl

Da ciò che Renzi e i suoi soci dicono, e da quello che non dicono, si evince che sono tentati dall’intesa a destra

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Matteo Renzi dopo aver rassegnato le dimissioni da segretario del Pd
Ansa Ex segretario Matteo Renzi dopo aver rassegnato le dimissioni da segretario del Pd
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