Il Fatto Quotidiano

Trump manda via Tillerson, l’ultimo serio della squadra

Il presidente liquida il segretario di Stato riottoso: al suo posto il fedele capo della Cia

- » GIAMPIERO GRAMAGLIA

Non s’erano mai tanto amati. E, alla fine, si sono lasciati. Anzi, non proprio: Trump s’è sbarazzato con un tweet del segretario di Stato Rex Tillerson, petroliere d’eccellenza, strappato alla Exxon-Mobil per le cure del governo neppure 15 – burrascosi – mesi or sono.

Al suo posto, uno con cui, invece, Trump ha avuto buon feeling dal primo momento: Mike Pompeo, un duro che viene dall’Abruzzo via California, dov’è nato, e Kansas, dove faceva politica. Pompeo fu suggerito a Trump, come capo della Cia, dal segretario alla Giustizia Jeff Sessions, quando non era ancora caduto in disgrazia causa Russiagate.

A dirigere la Cia va, per la prima volta, una donna, Gina Haspel. “Congratula­zioni a tutti”, tranne che a Tillerson, che, però, d’ora in poi sarà “più contento”, twitta Trump col solito tatto. Pompeo e la Haspel faranno “un lavoro fantastico ”, fin quando gli dicono‘ sì ’– Pompeo è uno specialist­a.

Secondo la ricostruzi­one della stampa, Trump ha chiesto a Tillerson di farsi da parte venerdì scorso, costringen­do il segretario di Stato ad accorciare una missione in Africa. I dissensi tra presidente e segretario di Stato erano stati ripetuti ed evidenti, sulla Corea, sull’Iran, da ultimo sui dazi.

Trump rimprovera­va a Tillerson di fare “troppo parte dell’establishm­ent”: il cambio della guardia a “Fo ggy Bottom” avviene mentre si prepara il vertice con il leader nord-coreano Kim Jong-un, e sono in corso le trattative per le “modifiche” del Nafta, l'accordo di libero scambio fra Usa, Canada e Messico.

La messa alla porta di Tillerson era nell’aria da mesi causa cattivi rapporti col presidente: si colloca nella scia degli screzi fra i due, oltre che della ‘moria’ di consiglier­i e funzionari di scelta trumpiana silurati l’uno dopo l’altro. La goccia che ha fatto traboccare il vaso sarebbe stata una battuta, tutto sommato innocua, dell’ex ceo della Exxon- Mobil, sull’a v v el e n amento in Inghilterr­a di una ex spia russa e di sua figlia.

TILLERSON CONCORDAVA con Theresa May che la Russia ne è “molto probabilme­nte responsabi­le”. Anche la portavoce della Casa Bianca Sarah Sanders pareva in sintonia con Londra, senza, però, pronun- ciare sentenze in merito.

Nonostante fosse stato tagliato fuori dal dossier coreano, dopo esser stato suggeritor­e (inascoltat­o, anzi zittito) del dialogo, il segretario di Stato voleva restare al suo posto per continuare a seguire – scrive la Ap - “progressi cruciali in tema di sicurezza nazionale”.

Il segretario di Stato, che intende ritirarsi a vita privata, uscirà formalment­e di scena a fine mese, ma s’è già fatto da parte, delegando le responsabi­lità al suo vice John Sullivan: Tillerson avverte che le relazioni con Russia e Cina non so- no normalizza­te e si prende parte del merito della svolta con la Corea del Nord.

Di Pompeo, Trump dice d’avere avvertito fin dall’inizio “una buona chimica” e d’essersi sentito sulla stessa lunghezza d’onda. Pompeo ringrazia e ricambia: “Con la sua leadership, il presidente rende l’America più sicura”. Chi conosce il nuovo segretario di Stato, lo descrive amico fidato d’Israele e acerrimo avversario dell’accordo sul nucleare con l’Iran, falco intransige­nte sulla Corea del Nord e strenuo sostenitor­e del carcere di Guantanamo. È un ultraconse­rvatore che aborre Obama e Hillary Clinton e che vorrebbe la pena di morte per il ‘traditore’ Edward Snowden. Con lui al Dipartimen­to di Stato. la politica estera virerà bruscament­e a destra, tingendosi di quelle tinte forti che tanto piacciono a Trump.

Intelligen­ce rosa Gina Haspel prima donna a capo dell’agenzia di spionaggio, con la macchia del waterboard­ing

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Afp/Ansa Cambi vorticosi Trump, Tillerson, Pompeo e Haspel
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