Il Fatto Quotidiano

La stampa di destra archivia Berlusconi

Feltri e Belpietro scelgono il leghista, Sallusti è leale con il suo editore

- » MARCO FRANCHI

Anche la stampa di destra, con l’ovvia esclusione del Giornale che ancora esalta l’editore pur rendendo gli onori a Matteo Salvini, ha archiviato il quarto di secolo in politica di Silvio Berlusconi.

Vittorio Feltri su Libero, al solito, sceglie parole nette. “Il Cav scomparso perché fa tutto tranne il politico”, è il titolo dell’editoriale di Feltri in cui il destino di Berlusconi si lega a quello di Matteo Renzi, per qualche tempo, soprattutt­o durante il referendum costituzio­nale, bandiera del quotidiano di proprietà di Antonio Angelucci, re delle cliniche private, senatore forzista, amico di Denis Verdini e dunque renziano. Per sposare Renzi, Angelucci fu costretto a cacciare Maurizio Belpietro. Adesso Verdini, non candidato né da Berlusconi né da Renzi, lavo- ra nell’azienda editoriale degli Angelucci. Ma questa è un’altra storia. Dicevamo di Feltri.

IL DIRETTORE individua nella rottura del patto del Nazareno – peraltro architetta­to anche da Verdini – il punto di svolta verso il precipizio per Silvio& Matteo: “La lite fra Renzi e Berlusconi sulla elezione di Mattarella fu esiziale per entrambi i leader, causa della sconfitta del primo al referendum e causa dell’u- scita di scena del secondo. Entrambi sono stati dei polli votati al suicidio. Matteo ha sbagliato a non abolire completame­nte il Senato, mentre Silvio ha sbagliato a rifiutare il capo dello Stato siciliano, molto più affidabile di Amato. Ma questa è solo la premessa al fallimento speculare del Pd e di Forza Italia, due partiti destinanti alla tomba”. Poi Feltri elenca i peccati del Nazareno, i temi scelti (e sbagliati) dal partito dem e la scarsa attenzione verso gli ultimi (fra i quali, il direttore mette gli italiani). Su Berlusconi è ancora più spietato: “Quanto a Berlusconi, sei nel giusto allorché affermi che designare Tajani premier è un’idiozia. Aggiungere­i che i candidati da lui scelti, specialmen­te le solite donne amiche sue, hanno contribuit­o allo sfascio totale”.

FELTRI CHIUDE con l’elogio del leader leghista: “Personalme­nte sto con Salvini che è un uomo di strada e intuisce lo stato d’animo dei propri simili”. “Di chi sono tutti i voti del centrodest­ra”, l’argomento del pezzo di Alessandro Sallusti è promettent­e, potrebbe far pensare a un derby fra Salvini e Berlusconi, in realtà lo svolgiment­o è molto prudente. Il direttore del Giornale riconosce al Cavaliere il ruolo di eccezional­e mediatore che ebbe nelle altre sue coalizioni e si limita ad “avvisare” il le- ghista: “Chi ha votato centrodest­ra, insomma, lo ha fatto con lo scopo primario di far governare il centrodest­ra, e se non è possibile in autonomia – il risultato elettorale dice proprio questo – sta al leader trovare la soluzione. Matteo Salvini è dunque atteso a questa prova per lui inedita. Non curare cioè gli interessi del suo partito – materia in cui è stato molto bravo – ma farsi carico di una responsabi­lità più grande. Altrimenti sarebbe onesto rinunciare al ruolo di capofila di qualche cosa che non sente suo o che non rispetta”.

E Sallusti, fa capire, se Salvini rinuncia è pronto il suo editore. Di più non si può. Non si spinge oltre. La Verità di Maurizio Belpietro, invece, di fatto ha abbastanza ignorato l’ex Cavaliere, proprio perché diventato marginale nelle dinamiche. Meglio Salvini.

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A. Sallusti, M. Belpietro e V. Feltri
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Ansa/LaPresse
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