Di Maio parla a Bruxelles perché i dem intendano
Il leader M5S si rivolge alla stampa estera e lo fa marcando il suo profilo europeista e moderato: “Con noi l’Italia resterà nella Ue e nella Nato”
La
strategia è chiara, eppure non esente da infortuni. Luigi Di Maio sceglie di parlare per la prima volta diffusamente dal giorno del voto e sceglie, per farlo, la stampa estera. Il candidato premier dei 5Stelle parla per accentuare il profilo “europeista” del Movimento e guadagnarsi la fiducia del Colle e di quei partiti (Pd e LeU) che temono il conflitto aperto con l’Ue che è il programma di Matteo Salvini. Se il leghista ieri teneva il punto sull’Europa, il grillino si fa invece moderatissimo come i completi blu che predilige.
BREVI ESEMPI: “Non vogliamo avere nulla a che fare con i partiti estremisti europei, anzi massimo dialogo con le forze di governo europee che hanno ispirato buone pratiche che abbiamo messo nel nostro programma”; “nel 2014 l’Ue era un monolite, oggi ci sono molti più margini di riflessione per un cambiamento”; “il M5S non vuole isolare l’Italia, che invece avrà solidi rapporti con gli altri Paesi: l’Italia con noi resterà nell’Unione europea, nella Nato”; “mi pare che ormai tutti concordino che il parametro del 3% sul deficit vada rivisitato o superato. Se andassimo al governo sarei contento di discutere come rivedere i parametri sugli investimenti: noi abbiamo a cuore l’idea di ridurre il debito pubblico ma con misure espansive”; “il nostro programma non è mai stato estremista, sfido chiunque a dimostrarlo”; “siamo aperti al dialogo sui temi che interessano l’Italia: chiediamo responsabilità”; “le nostre misure economiche saranno sempre ispirate alla stabilità del Paese e alla qualità della vita degli italiani”.
Siccome, però, radunare il gregge è cosa difficile da fare solo coi toni flautati, Di Maio ha usato anche un po’ di bastone: se qualcuno si aspetta un nostro cedimento al “governissimo” si sbaglia (“noi non contempliamo nessuna ipotesi di governo istituzionale e di governo di tutti, gli italiani hanno votato un candidato premier, un programma e una squadra”); nessuna trattativa sui posti (“non siamo disponibili a immaginare una squadra di governo diversa da quella espressa dalla volontà popolare”); occhio a non tirare troppo la corda (“le forze politiche chiedono di tornare a votare? Non ci spaventa”).
C’è pure la minaccia “No al governo di tutti, il voto non ci fa paura” Poi attacca Padoan sui conti irritando il Pd
TUTTO BENE finché non è arrivato il momento di Pier Carlo Padoan, che ieri a Bruxelles ha maramaldeggiato sull’incertezza della situazione italiana: “Credo che oggi Padoan sia stato irresponsabile – ha scandito Di Maio – È stata quasi una provocazione, come a dire ‘ora che vado all’opposizione avveleno i pozzi’. Tutti siamo chiamati alla responsabilità”. Frasi che non sono piaciute al Pd: “Le parole di Di Maio sono arroganti e per niente utili all’Italia. Altro che responsabilità. Insulta il ministro dell’Economia che ha garantito la tenuta del Paese e la sua ripartenza per poi predicare dialogo: una farsa”, ha risposto il reggente Maurizio Martina.