Torino, 2 miliardi “olimpici” Questo è il conto per il bis
Dodici anni dopo I Giochi invernali all’epoca costarono 4,6 miliardi Ora alcuni palazzetti si possono riutilizzare. Il villaggio è “occupato”
Più di dieci anni sono passati dalla fine dei Giochi invernali di Torino e ancora nei “comuni olimpici” non hanno capito come riutilizzare alcuni impianti costruiti e poi abbandonati. Tutto è fermo in attesa della manifestazione di interesse che la sindaca Chiara Appendino dovrebbe firmare e inviare al Coni oggi. In attesa di capire cosa deciderà il Comitato olimpico internazionale a ottobre, sono stati sospesi i progetti di riconversione della pista da bob costruita a Cesana o dei trampolini per le gare di salto eretti a Pragelato, impianti costati molte decine di milioni e poi sono caduti in disuso. Lo studio di pre-fattibilità realizzato dalla Camera di commercio di Torino prevede la “rinascita dei due grandi impianti”. La pista di bob a Cesana, in Alta Val di Susa, è l’esempio dello spreco. Soltanto la costruzione dell’opera in cemento e acciaio è costata 110,3 milioni e a lungo la sua manutenzione è costata 600mila euro l’anno, con rischi per l’ambiente provocati dall’am moniaca utilizzata per raffreddare la superficie. Quando venne eretta la pista doveva diventare un polo del Coni per gli allenamenti delle squadre italiane di bob, skeleton e slittino, una sorta di “Coverciano delle ne- vi”, e un impianto per le gare internazionali, ma non è mai successo.
NEL 2016 SI ERA affacciata la possibilità di coprire l’area costruendo un resort di lusso da mille posti e a marzo la francese Club Med, ma adesso la Fondazione XX Marzo, l’ente pubblico che gestisce il patrimonio delle Olimpiadi, ha sospeso il bando di gara per la ricerca di un operatore privato cui conce- dere l’area. Simile la situazione per i trampolini del salto a Pragelato, in Val Chisone. L’impianto, con due piste “scuola” e due olimpiche, è costato 34,3 milioni di euro: dopo anni di discussioni su progetti per lo sviluppo, tutto è fermo lasciando il complesso in uno stato di abbandono e degrado. Lì lo scorso anno il Comune di Pragelato ha pensato di ideare il “Campus degli Sport Montani”, con la rimozione dei trampolini olimpici e il mantenimento dei due più piccoli, ma l’orizzonte del 2026 potrebbe mettere i piani in stand by.
In occasione delle Olimpiadi dodici anni fa, costate 4,6 miliardi (sei volte il preventivo), erano stati realizzati dei palazzetti del ghiaccio. Due sono stati ricavati da strutture esistenti, come quello di Pinerolo o il PalaVela di Torino, realizzato nel 1960 per il centenario dell’Unità d’Italia e restaurato prima dei giochi da Gae Aulenti. Sono state costruite da zero, invece, tre strutture a Torino (il PalAlpitour, l’Oval al Lingotto e il Palazzetto del ghiaccio Tazzoli) e il Palazzo del Ghiaccio a Torre Pellice: “Stiamo ancora pagando i lavori al palazzetto di Torre Pellice perché ci piove dentro”, ha detto ieri in consiglio regionale il pentastellato Davide Bono. Stando allo studio della Camera di Commercio il recupero di tutti questi impianti dovrebbe costare intorno ai 170 milioni di euro, ma si tratta di stime e non di calcoli precisi, come ha detto Mimmo Arcidiacono, direttore dell'Agenzia Torino 2006. Molti di quei soldi potrebbero arrivare dal “tesoretto olimpico”, fondi risparmiati da utilizzare per quegli impianti: secondo lo studio ci saranno 130 milioni, ma ora solo un terzo è disponibile. Quasi mezzo miliardo di euro è previsto per i lavori per il villaggio atleti e media che prevede il “recupero del patrimonio edilizio esistente” e “ne s s un a nuova edificazione”. Per il 2006 molte palazzine sono state costruite ex novo e una parte è degradata: è il caso di tre palazzine del villaggio olimpico ex Moi, nel quartiere Lingotto, occupate dal 2013 da migranti africani: “Nessuno però parla delle 500 famiglie che hanno ottenuto una casa Atc e delle migliaia di studenti che hanno avuto una residenza universitaria”, ha ammonito ieri pomeriggio in consiglio regionale il presidente del Piemonte Sergio Chiamparino. Chiedere a lui cosa pensa di nuove olimpiadi nel 2026 “è come chiedere all’oste se il vino è buono”, ha detto.
Il bob d’oro Spesi 110 milioni per farla a Cesana, oggi solo per la manutenzione se ne spendono 600 mila l’anno