Il Fatto Quotidiano

Lanciò Max Biaggi e Valentino Rossi Addio a Beggio, patron dell’Aprilia

Dalle biciclette alle moto che gli valsero 24 titoli iridati

- » LUIGI FRANCO

Tra

i giorni più belli della sua vita, Ivano Beggio metteva quel 14 giugno del 1992 quando sul circuito di Hockenheim la sua Aprilia vinse la gara della classe 125 e riempì tutto il podio della 250. Primo Chili, secondo Max Biaggi, che due anni dopo avrebbe conquistat­o il primo dei suoi tre titoli con la casa di Noale (Venezia). Terzo Loris Reggiani, con cui sette anni prima Beggio aveva dato il via all’avventura nel motomondia­le che lo avrebbe portato a 24 titoli iridati. E quando ieri, malato da tempo, lo storico patron dell'Aprilia se n’è andato a 73 anni, Biaggi lo ha ricordato come “un padre che sapeva mettere tanta passione a servizio delle sue capacità, così da trovare sempre la forza per un passo in più”. Tra i piloti chiamati in sella a una Aprilia anche Loris Capirossi e i tanti talenti lanciati proprio da Beggio, primo tra tutti quel Valentino Rossi protagonis­ta di quattro anni che per il patron furono “pieni di gioie, felicità, vittorie ed emozioni, destinati a lasciare un segno indelebile nella storia del motociclis­mo”.

SUCCESSI SPORTIVIle­gati in modo intrinseco alla storia dell'imprendito­re. Entrato nel 1968 nello stabilimen­to del padre Alberto, Beggio lo porta pian piano dalla produzione artigianal­e di biciclette a quella su larga scala di moto. Con i modelli che detteranno le tendenze del mercato, come lo scooter Scarabeo o la moto RSV Mille. Negli anni Novanta inizia anche l'impegno in Confindust­ria, con la presidenza dell'Associazio­ne industrial­i di Venezia.

Passione per le moto, la sua. Ma anche testardagg­ine, se nel 1997 a un convegno dice: “A me che sono nato artigiano e lo sono stato per 30 anni grandi economisti della Bocconi di Milano dissero anni fa che non avevo possibilit­à di mercato e invece...”. E invece l'Aprilia da piccola azienda della provincia di Venezia diventa il secondo produttore europeo e sfida i colossi giapponesi, con gli stabilimen­ti di Noale e Scorzè a girare a pieno ritmo per star dietro a un export che cresce dai 27 miliardi di lire del 1992 a 250 milioni di euro. Numeri che gli valgono la nomina a Cavaliere del lavoro e due lauree honoris causa. Fino alla crisi di liquidità e all'eccessivo indebitame­nto che nel 2004 portano Beggio a cedere la sua creatura alla Piaggio. Gli vengono concessi due anni da presidente onorario, fino al 2006. Poi l'uscita da un mondo che però non abbandona mai per davvero. Così tre anni fa, alla festa per i suoi 70 anni, ci sono anche Marco Melandri e Manuel Poggiali. Due dei suoi vecchi campioni.

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LaPresse Aveva 73 anni Ivano Beggio

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