Governi È il proporzionale, bellezza: i partiti si rassegnino al parlamentarismo
I consensi maggiori dell’elettorato vanno al Movimento che non ha luoghi di discussione e di confronto reale tra persone fisicamente presenti. Non ci sono indirizzi, né luoghi di incontro, né occasioni di dibattito. Dirigenti, eletti, militanti non si conoscono, non si frequentano (tranne i cerchi magici, va da sé) se non sul web, online, nella realtà virtuale. Il mondo parallelo diviene realtà che si candida a governarci. Il confronto tra persone reale è archiviato. Gli succede l’universo virtuale. Lo scenario, piaccia o no, è questo. Sarà il futuro? Siamo sicuri sia quello da difendere? E il migliore?
Troppe cariche nelle mani di una sola famiglia
Leggo sul Fatto Quotidiano del 13 marzo che la moglie dell’(ex) giudice costituzionale Nicolò Zanon è membro del Consiglio di Presidenza della Giustizia Amministrativa. Mi colpisce il fatto che i due coniugi (entrambi professori) si trovino contemporaneamente al vertice di organi giudiziari importantissimi; e immagino la possibilità teorica di discussioni familiari a ora di cena in cui si vanno a decidere i destini di rilevanti vicende nazionali. La questione su cui occorre riflettere va al di là dello specifico caso: in Italia la dote della sensibilità istituzionale e professionale è merce rara. Si assiste spesso a situazioni in cui il conflitto potenziale di interessi consiglierebbe la rinuncia a certi ruoli o incarichi. L’aspirazione personale al cumulo di cariche è legittima, ma spesso inopportuna; e la società civile non esercita quasi mai alcuna pressione critica. Occorre a questo punto una normativa che ponga fine una volta per tutte alle concentrazioni di potere in una stessa famiglia, in uno stesso studio legale, in uno stesso gruppo di soci. E anche alla compatibilità di incarichi per chi è docente universitario: il nostro mercato è gravemente alterato dalla possibilità per i professori di esercitare la li- IL TEMA DEL GIORNO del dibattito politico è la costituzione di un nuovo governo. Si registrano a volte appelli generici a questa o a quella formazione politica (soprattutto al Pd) con richiami al senso di responsabilità. Intanto la situazione concreta si contraddistingue per alcuni aspetti: da un lato la necessità delle formazioni politiche coinvolte di tendere al bene comune, dall’altra la necessità del pieno coinvolgimento delle forze che sostengono il governo, che sconsiglierebbe di avanzare proposte di mero sostegno esterno. Ciò premesso, la forma governativa da auspicare sarebbe quella di un governo sostenuto da M5S, Pd e LeU, con ministeri affidati a persone non direttamente inserite in tali forze politiche. Tale governo, poi, dovrebbe realizzare gli obiettivi programmatici, anche pochi ma significativi, concordati. Questo governo costituirebbe un concreto segnale di una dimensione politica nuova, cioè quella che si pone come finalità il raggiungimento del bene comune non garantito dalle tradizionali forme di gestione della cosa pubblica. Peraltro, un simile coinvolgimento del Pd non si scontra con il timore di essere alla fine eliminato dal Movimento 5 Stelle, perché rappresenterebbe la possibilità di una ricostruzione autentica a misura del patrimonio di valori politici di molti suoi elettori di oggi e di ieri. Di fronte alla proposta sopra evidenziata, pongo una domanda: il Pd è in grado di fare emergere un gruppo dirigente che abbia la capacità di intraprendere il percorso politico indicato? Il Pd è in grado di superare l’attuale logica della netta contrapposizione, sulla cui compatibilità con l’interesse generale è lecito dubitare? GENTILE AGNONE, mi pare che prima di arrivare a scegliere il prossimo governo (immagino che le opinioni su questo e su cosa significhi “interesse generale” tra lettori bera professione. Intervenga su quest’ultima questione l’Autorità Garante della Concorrenza.
L’aumento della diseguaglianza e il paradosso del questuante
Aumenta la diseguaglianza. Lo dice l’ultimo studio di Bankitalia, ma ce ne eravamo accorti in tanti. Quando i partiti fanno a gara a chi demonizza di più le tasse – el emento fondamentale di correzione ed elettori siano le più varie) occorre che i partiti entrino anche psicologicamente nel sistema che hanno creato approvando il Rosatellum, cioè una legge certamente pessima, ma altrettanto certamente proporzionale. L’Italia è una Repubblica parlamentare e ora – dopo vent’anni di maggioritario – torna a esserlo pienamente: è compito costituzionale dei gruppi parlamentari (e dei partiti che li esprimono) trovare un’intesa sulla costruzione di un governo e di una maggioranza, intesa in cui ognuno – com’è ovvio – rinuncia a qualcosa facendosi, si spera felicemente, contaminare dagli altri. Solo così si evita che il destino del Paese sia messo di nuovo nelle mani dell’eterno trasformismo parlamentare italiano. Se non ci si riesce si torna al voto: non sarebbe comunque un problema. della diseguaglianza – vuol dire che si sta affermando la secessione dei ricchi dai poveri. E questo lo si vede anche nei mutati orientamenti politici. È come se una larga quota del Paese avesse usato la sinistra per acquisire benessere e ora volesse usare la destra per non spartirlo. In tempi così malsani, sparisce la classe politica dei moderati, perché si assottiglia quella sociale corrispondente dei ceti medi. Così il sistema perde bari- centro e si polarizza: pochi ricchi separati da molti poveri. Ma allora se i poveri sono così tanti, perché comandano quelli che abbassano le tasse ai ricchi? Detto meglio: perché la politica va sempre più a destra?
È il “paradosso del questuante”: i poveri che votano il miliardario, sperando che egli regali loro qualcosa. Ma c’è anche il trasformismo del maggiore partito di pseudosinistra – il Pd. Che abolisce l’Imu Gli esponenti del Pd ripetono ossessivamente che staranno all’opposizione e tocca agli altri governare sapendo di mentire: hanno creato una trappola (la legge elettorale Rosatellum) fatta per governare con Berlusconi o, in alternativa, fare in modo che si creino confusione ed instabilità. Il primo gioco non è riuscito, ma è riuscito il secondo. Non è vero che tocca agli altri governare perché, semplicemente, la trappola non lo permette; M5S e destra non hanno la necessaria maggioranza e i renziani rimangono l’ago della bilancia. Gli “altri”, però, non sono stupidi e gli infantilismi di Renzi (che domina ancora il residuo del Pd) sono stati più che sconfitti da strategie adulte e più intelligenti. Arriva, così, la mossa n. 1) del M5S: chiarire all'estero affinché se ne parli in Italia che la colpa di tutto lo stallo è di Pd-Fi e Lega (che ha votato questa legge) e mostrarli al mondo (e dunque agli italiani) come irresponsabili egoisti, capaci di manovrare lo stato per il tornaconto del ritorno al potere. Senza i giornali stranieri non ne parlerebbero quelli italiani. Una volta che ne parleranno quelli italiani, si può prevedere che il M5S diffonderà a più non posso l’idea di azioni ipocrite del Pd designandolo come responsabile di inciuci (vd. Rosatellum) e dello stallo attuale, in preparazione alle prossime elezioni che, così, potrebbero essere vicinissime e decretare la fine del Pd. Strategia che avrà successo, nonostante le strilla e le difese degli esponenti del Pd in tutte le tv, semplicemente perché è il potere della verità.