Bce, la colpa originaria di Trichet
▶QUANDO
è iniziata davvero la crisi dell’eurozona? Sul sito Voxeu.org , l’economista Athanasios Orphanides ha pubblicato un’analisi che dovrebbe far riflettere: tutto comincia nel 2005 quando la Bce fissa delle soglie minime di rating per accettare come collaterale i titoli di Stato dei Paesi membri. Torniamo a quegli anni. L’euro è nelle tasche degli europei dal 2002. La premessa è che dietro una moneta unica ci siano economie convergenti, che tendono a diventare simili e rispettano i parametri del Trattato di Maastricht su deficit e debito. In quella fase la Bce accetta come collaterale – garanzia per le sue operazioni di liquidità con le banche – tutti i titoli di Stato dei Paesi membri, senza distinzioni. Chi sta nell’euro è, per definizione, affidabile. Ma nel 2004 Francia e Germania, i due Paesi su cui si regge la moneta unica, sforano il tetto del 3% del rapporto tra deficit e Pil e non hanno intenzione di rientrare. E così la Bce guidata da Jean-Claude Trichet cede a una tentazione che tra i conservatori fiscali tedeschi circolava ieri come oggi: lasciare che sia il mercato a imporre quella disciplina che i trattati europei non riescono a mantenere. Nel 2005, quindi, la Bce ribalta la sua linea e stabilisce che è il rating del titolo di Stato a determinare se può essere preso come collaterale da Francoforte. È il primo riconoscimento che i Paesi dell’euro non sono tutti uguali e che, almeno sulla carta, possono fallire. Athanasios Orphanides osserva che quella decisione non è stata tecnica, ma molto politica: la Bce ha deciso che dovevano essere i mercati e le agenzie di rating a decidere sul futuro dell’euro, non i politici o la Commissione Ue. Da lì non si è più tornati indietro e arrivare al disastro greco era solo questione di tempo. Due lezioni in questa storia: meglio tenere i conti in ordine e meglio non lasciare ai mercati il diritto di vita o di morte sugli Stati. Le conseguenze non sono state piacevoli.