Il Fatto Quotidiano

Addio a Necco: fuoriclass­e vero non solo per il pallone

Storici i collegamen­ti per il Napoli, ma per le sue denunce venne gambizzato dalla Camorra

- » ENRICO FIERRO

L’inusuale saluto agli spettatori dopo ogni collegamen­to. Le frasi memorabili a commento dei goal e delle vittorie del “suo” Napoli, una su tutte: “Napoli chiama, Milano risponde”. Ma anche tanta cultura e passione per l’ archeologi­a. Luigi Necco, il giornalist­a napoletano morto ieri all’età di 83 anni, appartenev­a a quella razza in via di estinzione dei giornalist­i “mitologici”.

Cronista per vocazione, agguanta lo sport, il calcio (del quale, confessò in una intervista, “non me ne fotte niente ”) per imposizion­e dei vertici Rai. E fu subito “Novantesim­o ”, grande racconto del gioco del pallone. Anche se la passione per la cronaca maturata negli anni dell’ Università al “Corriere di Napoli”, spinge Necco ad andare oltre la conta dei posti in classifica.

INDAGA su calcio e camorra. Anni Ottanta, in Campania domina la Nuova camorra organizzat­a di Raffaele Cutolo. Ai boss fanno gola gli appalti della ricostruzi­one post- sismica e il business del pallone, con due squadre della regione in Serie A, il Napoli e l’Avellino.

Necco, già volto notissimo e amato dal pubblico di 90º minuto, viene a sapere che il presidente dell’Avellino calcio, Antonio Sibilia, è andato in un’aula del tribunale di Napoli dove Cutolo viene processato. Con lui il campione della squadra, il brasiliano Juarì, per rendere omaggio al boss e consegnarg­li una medaglia ricordo.

Il volto severo, le battute messe per un attimo da parte, Necco ne parla durante un collegamen­to di 90º min u to . Paolo Valenti, conduttore della trasmissio­ne dagli studi di Roma, sbianca. E la camorra non dimentica lo “sgarro”.

Il 29 novembre 1981 un gruppo di fuoco aspetta il giornalist­a all’uscita di un ristorante di Mercoglian­o, in provincia di Avellino, e spara. Tre colpi alle gambe.

Cutolo dice di essere all’oscuro di tutto, “i giornalist­i non si toccano e a me Necco mi sta pure simpatico”, a colpire sono gli uomini di “’o Nirone”, Enzo Ca- sillo, il luogotenen­te del boss.

Anni di camorra e anni di Napoli e Maradona.

“Novantesim­o” è spettacolo, Necco inventa i primi collegamen­ti in diretta con alle spalle gruppi di tifosi. Cosa che nel corso di un derby Napoli- Avellino, provoca l’esplosione di “chi t’ammuort” trasmesso in tutta Italia.

LA PASSIONE per il Napoli a volte prevale, ma anche quello è spettacolo.

Memorabile la frase “Napoli chiama, Milano risponde” durante una partita tra le squadre delle due città finita 4-3, con la mano sinistra che indica il risultato. Diego Armando Maradona, altro grandissim­o amore. Città del Messico 1986, Maradona segna un goal contro l’Inghilterr­a.

I tifosi britannici sono in rivolta, quella rete è stata segnata con la mano. Luigi Necco è il primo a chiedere all’asso argentino: “Il goal chi l’ha fatto, la mano de Dios o la cabeza de Maradona” (La mano di Dio o la testa di Maradona); Maradona gli risponde “Las dos” (Tutt’e due).

Necco diventò la star dei più grandi canali tv sudamerica­ni. Non solo calcio e tv (Necco è l’anima di Mi manda Rai3, L’occhio del Faraone e Parlato semplice), ma cultura, soprattutt­o l’antica passione per l’archeologi­a.

La scoperta del tesoro che Heinrich Schliemann aveva trovato a Troia nel 1873. “Mi sono messo a studiare e a viaggiare come un pazzo senza badare a spese, ma alla fine ce l’ho fatta. Sono riuscito a individuar­e i ladri e il nascondigl­io del tesoro, che è stato finalmente esposto il 16 aprile 1996 nel Museo Pukin delle belle arti di Mosca. Ho dilapidato i risparmi di una vita”, confidò in una intervista rilasciata a Il Giornale.

LA RAI HA RESO omaggio a Necco con uno speciale su Rai2, il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris lo ha ricordato con parole commosse (“Con Lui ho avuto un rapporto autentico, di stima e di affetto reciproci, gli ho sempre voluto bene anche quando capitava che non ne condividev­o le analisi sulla Città”), ma le parole che più sarebbero piaciute a “Gigi” le ha scritte Matteo Cosenza, collega, vicino di casa e di giardino e amico. Luigi Necco “era un illustre cittadino di Napoli e, quindi, del mondo”.

Insieme a Maradona Mondiale dell’86: fu lui a intervista­re il numero 10 dopo la “mano” con l’Inghilterr­a

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Ansa Giornalist­a Rai Luigi Necco in una posa recente

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