Elezioni alla palestinese: bomba contro il premier
Il governo di Ramallah accusa Hamas di destabilizzare la scelta del nuovo leader
Il primo ministro palestinese, Rami Hamdallah, è sopravvissuto ieri mattina a un attentato quando era appena entrato nella Striscia di Gaza. Uno Ied, ordigno improvvisato a bordo strada, ha colpito il convoglio delle auto del premier, mentre percorreva la Salaheddin Road che attraversa l’abitato di Beit Hanoun, meno di 500 metri dal confine con Israele. Hamdallah che per l’occasione era accompagnato dal capo dei servizi segreti palestinesi, il generale Majdj al Faraj, è rimasto illeso ma la violenta esplosione ha danneggiato i veicoli della scorta e ferito 7 membri della sua delegazione.
L’attacco al leader appoggiato dall’Occidente, che sta guidando gli sforzi di riconciliazione dell’Anp con Hamas, il gruppo dominante di Gaza, non è stato immediatamente rivendicato. Hamas ha condannato l’attacco. Pochi minuti dopo l’esplosione, il 59enne primo ministro, ripreso dalla tv palestinese, ha pronunciato un discorso all’inaugurazione di un impianto per il trattamento delle acque reflue – finanziato gruppo islamista di essere coinvolto. In una dichiarazione sui media palestinesi ufficiali il presidente palestinese lo ha definito “un attacco vigliacco” e ritiene che Hamas sia responsabile per non aver garantito la sicurezza del primo ministro.
L’ATTENTATO non migliora le relazioni fra Hamas e l’Anp di Abu Mazen, ancora divise su come condividere il potere amministrativo nella Striscia di Gaza dopo l’accordo di unità mediato dagli egiziani. Il movimento islamista che strappò con le armi il controllo della Striscia alle forze di Abu Mazen nel 2007 e Anp nonostante, la posta in gioco, si sono dimostrati incapaci di superare le divisioni e l’accordo del 12 ottobre, come tutti i precedenti è rimasto lettera morta.
Le forze di sicurezza guidate da Hamas hanno avviato un’indagine sull’attentato di ieri mattina. La Striscia bru- lica di cellule e gruppetti islamisti che sfuggono ormai al controllo di Hamas. Attualmente sono oltre 100 gli integralisti filo-Isis nelle carceri di Gaza. E lo stesso Hamas non è immune dalle divisioni interne, fra la fazione filo-Iran e Siria e quella che vede nel califfato islamico che controlla parte del Sinai un alleato strategico.
Se la Striscia di Gaza rimane per ora sigillata dietro il blocco militare, è la Cisgiordania a preoccupare Israele, la successione a Abu Mazen è potenzialmente portatrice di instabilità e sfide. Apre una stagione di tensioni interne che possono sfociare nelle violenze fra fazioni. Molti dei contendenti in corsa per la presidenza dell’Anp sono ex capi della sicurezza, dispongono di uomini e armi, milizie e servizi di security dominati dalla fedeltà ai clan prima che allo Stato palestinese, a cui tutti giurano di aspirare.
Frattura non sanata Il movimento radicale che guida la Striscia aveva da poco trovato l’intesa con Abu Mazen