“Io, nonna della Nouvelle Vague ho creato l’antidoto al dolore”
L’INTERVISTA “Visages Villages” oggi al Nuovo Sacher di Nanni Moretti: “Mi piace. Non conosco altro cinema italiano”
Lui, JR, 35enne artista del collage fotografico non molla mai occhiali scuri e cappello, è un po’ hipster e un po’ M onsi eur Hulot; lei, Agnès Varda, regista pluripremiata e riverita, è la prima donna ad aver ricevuto un Oscar alla carriera, e delle statuette ha un mese in più: il 30 maggio compirà 90 anni. In comune hanno la nazionalità, e un film straordinario: Visages, Villages, umanissimo on the road nella provincia francese.
Madame Varda, come si è trovata con JR?
Avevamo lo stesso obiettivo: viaggiare in Francia con il suo camion magico, incontrare gente anonima e valorizzarla. Li abbiamo filmati quando parlavano, abbiamo attaccato le loro immagini ingrandite sui muri dei villaggi. Soprattutto, abbiamo scelto persone che non hanno potere. Avete qualche decennio di differenza, ma non lo si direbbe: Madame Varda, vive e filma con la freschezza di una giovinetta.
Non è questione di essere una falsa giovane. I nostri 55 anni di differenza ci hanno dato l’occasione di ridere assieme degli effetti della vecchiaia sui miei occhi, sulle mie gambe, sul mio ritmo. Ma ho la fortuna di aver mantenuto la curiosità, la vivacità di spirito e l’immaginazione. E poi ho un trucco: bevo due tazze di acqua calda tutte le mattine, come i cinesi. Alternativamente la battezzano Madrina o Nonna della Nouvelle Vague: che cosa preferisce?
La denominazione d’origine controllata è “nonna della Nouvelle Vague”, perché ho fatto un film indipendente, La Pointe Courte, cinque anni prima di Fino all’ultimo respiro di Godard e I 400 colpi di Truffaut.
Ma lei nella Nouvelle Vague
si riconosceva?
È un termine generico, non una scuola, un gruppo con un’uniformità stilistica. Io e Jacques Demy (il marito, anch’egli cineasta, scomparso nel 1990, ndr) non abbiamo frequentato gli altri registi, tranne gli amici Godard e Rivette. Io, come Resnais, ho lavorato molto più sulla struttura narrativa che sullo stile tipico della Nouvelle Vague.
E ha fatto strada: più di 50 regie, più di 40 sceneggiature. Ora i suoi piedi andranno oltre: JR ne ha incollato una foto gigantesca su un treno “per raggiungere posti che lei non vedrà mai”… L’intenzione di JR era simpatica e crudele insieme, perché davvero non potrò più viaggiare così lontano. Del resto, nemmeno voglio. Ma il treno con le dita dei miei piedi andrà in capo al mondo.
All’orizzonte ha un nuovo progetto? Sto filmando le mie lezioni e conferenze, accostandovi estratti dei miei lavori. Quando il film sarà finito, lo manderò in giro al po- sto mio: starò a casa a occuparmi del giardino. Oggi presenta “Visages Villa ges” al Nuovo Sacher di Nanni Moretti.
Ho visto quasi tutti i film di Nanni, quelli che preferisco sono La stanza del figlio, Palombella rossa e Habemus Papam. E mi piace lui: ha un enorme talento, grande originalità. Ed è sensibile, timido. Altri registi italiani che segue e apprezza, non so, Garrone, Sorrentino?
C’è un problema, negli anni 70 e 80 i nostri due cinema erano molto vicini, c’era un continuo interscambio di idee, attori, produzioni. Oggi non più: voi non vedete il cinema francese, e noi non vediamo i film italiani, perché non ci arrivano.
“Visages Villages”, viceversa, domani esce nelle sale italiane: un peana alle virtù della democrazia.
JR e io siamo coscienti del caos del mondo, della sofferenza, delle guerre e dell’onda di migranti sofferenti. Ma abbiamo scelto di non aggiungere informazioni supplementari a quelle che le televisioni già ci offrono, ma di fornire un antidoto: è un film sociologico e variegato, senza l’obbligo di essere noioso. Dovesse scegliere un solo viso e un unico villaggio, quali sarebbero?
Il viso è quello dell’angelo alla sinistra della Madonna di Senigallia di Piero della Francesca: lo amo da quando sono ragazza. Il villaggio è La Pointe Courte, un paesino di pescatori che ha dato il nome al mio primo film nel 1954.
Non potrò più viaggiare lontano Ma JR ha stampato le dita dei miei piedi sul treno che andrà in capo al mondo