Il Fatto Quotidiano

“Hawking fu felice della scommessa persa sul bosone”

L’INTERVISTA Il docente di Fisica ricorda lo scienziato scomparso: “Ci vorranno decenni per raccoglier­e tutti i suoi frutti”

- » LORENZO GIARELLI

Genio della fisica, ma anche icona pop della divulgazio­ne scientific­a. Da quando ieri mattina si è diffusa la notizia della morte di Stephen Hawking, il mondo ha voluto rendere omaggio alle sue scoperte e al modo in cui ha saputo diffonderl­e, passando dai buchi neri a una puntata dei Simp son, dall’ origine dell’universo a un’apparizion­e in Star Trek. Scienza e cultura popolare, sempre mentre lottava con quella sclerosi laterale multipla che i medici gli avevano diagnostic­ato a 21 anni e che lo ha accompagna­to fino a ieri, quando se ne è andato pochi mesi dopo il 76esimo compleanno. “H awking ci lascia un patrimonio enorme, ci vorranno decenni per raccoglier­ne a pieno i frutti”. A ricordarlo è Guido Tonelli, docente di Fisica Generale all’Università di Pisa, portavoce dell’esperiment­o Cms presso il Cern di Ginevra, quello che nel 2012 annunciò la scoperta del bosone di Higgs.

Professor Tonelli, qual è l’eredità di Hawking?

Dal punto di vista scientific­o gli dobbiamo molto. Come tutti i grandi si è concentrat­o su qualcosa che gli altri trascurava­no – i buchi neri – cercando di capirne il funzioname­nto. Ora sappiamo che queste zone ad altissima con- centrazion­e di materia non assorbono tutto, ma piuttosto riciclano, trasforman­o quello che attraggono. Sappiamo che la nostra galassia è piena di buchi neri e che possono collidere, dando vita a onde gravitazio­nali.

Concetti complicati per i non addetti ai lavori.

La divulgazio­ne richiede sempre un equilibrio tra un linguaggio di uso comune e la scienza, che è rigorosa per definizion­e. La sfida di Hawking è stata parlare di fisica al gran-

La divulgazio­ne, di cui è stato un maestro, è quasi un dovere morale perché ci dice dove stiamo andando tutti noi

de pubblico, mantenendo i concetti essenziali senza usare equazioni, accettando di perdere qualcosa nel racconto scientific­o pur di raggiunger­e più persone possibili. Spesso la gente fatica anche a cogliere l’impatto delle ricerche di questo tipo nella vita di tutti i giorni. Il lato pop di Hawking ha aiutato in questo senso?

I cellulari che abbiamo in tasca non piovono dal cielo. Non li inventano né Apple né Google, ma sono conseguenz­a dello studio della natura. Quando scoprirono i laser, sessanta anni fa, nessuno si immaginava ci sarebbero serviti per ascoltare musica o per leggere le etichette al supermerca­to. Ma la divulgazio­ne è fondamenta­le anche per un altro aspetto.

Quale?

La scienza influenza anche i rapporti tra le persone, il mo- do in cui concepiamo l’amore, la religione, lo stare al mondo. Cito Galileo: è anche grazie a lui che l’uomo ha imparato a dubitare dei testi e confidare nella propria ragione. In questo senso la divulgazio­ne, di cui Hawking è stato un maestro, è quasi un dovere morale, perché ci dice dove sta andando la scienza e dove stiamo andando tutti noi.

Lei ha fatto parte del team che cinque anni fa ha scoper- to il bosone di Higgs. Stephen Hawking al riguardo era stato scettico.

Non credeva che l’universo potesse essere pieno di questa specie di fluido onnipresen­te, con il quale le particelle interagisc­ono e attraverso cui acquisisco­no la loro massa caratteris­tica. Una volta disse anche di aver scommesso 100 dollari sul fatto che il bosone di Higgs non sarebbe mai stato scoperto.

Avete mai avuto modo di parlarne?

Ci siamo incontrati durante una premiazion­e a Ginevra, nel 2013, proprio dopo l’esperiment­o. Mi avvicinai e gli chiesi, scherzando, se avesse pagato quella scommessa. ‘Sono felice di aver perso’, mi rispose.

Da allora lo ha rivisto? No, ma parlavo con chi gli era vicino e tutti mi descriveva­no una persona con una gran voglia di vivere, nonostante la malattia. Vedere un genio del genere ingabbiato per così tanti anni in un corpo malato è un insegnamen­to per tutti noi. C’è un’immagine che forse serve a ricordarlo meglio di tutte le altre.

La può descrivere?

É la foto di Hawking dentro uno shuttle, quando si era fatto portare nello spazio per sperimenta­re l’assenza di gravità. Mi piace da matti: è il suo sogno di poter ancora realizzare imprese straordina­rie.

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Agf/LaPresse Spazio, ultima frontiera Guido Tonelli e Stephen Hawking
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