Anche la Cassazione smonta la bufala del complotto: archiviato Woodcock
Decreti favorevoli alle toghe di Napoli, anche sull’inchiesta Cpl-Concordia
Vi ricordate del putiferio politico perché Tiziano Renzi fu intercettato dalla Procura di Napoli senza essere indagato, come l’am ico Carlo Russo, per traffico di influenze? Del paventato complotto ai danni di Matteo Renzi perpetrato dai pm Henry John Woodcock e Celestina Carrano attraverso l’inchiesta Consip? Ora c’è anche un decreto di archiviazione della Procura generale della Cassazione che smaschera la bufala. Non hanno commesso alcun illecito.
LO SI È SAPUTO al processo disciplinare per i due pm partenopei che devono rispondere davanti ai giudici del Csm di non aver indagato, a differenza di altri, l’ex consulente di Palazzo Chigi Vannoni e di averlo ascoltato come testimone, senza difensore; il solo Woodcock è incolpato di aver parlato con la giornalista di Rep u bb l i ca L i an a Milella tenendo un comportamento scorretto nei confronti dell’ex procuratore reggente Nunzio Fragliasso, sentito ieri così come Milella.
È stato il sostitu- to pg Mario Fresa a depositare ben 6 decreti di archiviazione: per la vicenda Renzi senior e per altri atti delle inchieste Consip e Cpl-Concordia. Tra questi, uno era s ul l’in te rc et tazione tra Renzi e il generale della Gdf Adinolfi, pubblicata dal Fatto, e un altro sempre per una fuga di notizia finita sul Fatto per cui sono stati indagati e archiviati anche in sede penale Woodcock e la giorna- lista Federica Sciarelli.
Per quanto riguarda Tiziano Renzi, la Procura generale ha accolto la linea difensiva dei due pm durante la pre-istruttoria: “Abbiamo indagato Carlo Russo e non Tiziano Renzi (in seguito indagato a Roma, ndr) in base a una precisa scelta di carattere tecnico”. Cioè la posizione di Russo di “mediatore trafficante” per fare avere appalti Consip all’imprenditore Romeo era “evidente”, non quella di Renzi senior, di qui l’esigenza, condivisa dal procuratore Colangelo, di intercettarlo.
E veniamo al merito dell’udienza di ieri. Prima i fatti. Il 13 aprile scorso su Repubblica compare un articolo di Liana Milella che, con un artificio, riporta il pensiero di Woodcock come riferito da suoi colleghi e che smonta l’idea finita sui giornali di una guerra tra le procure di Napoli e Roma.
Secondo l’accusa, Woodcok ha tenuto un comportamento “gravemente scorretto” nei confronti dei pm romani e di Fragliasso che il 12 aprile scorso aveva raccomandato massimo riserbo.
Ma sia Milella che Woodcock hanno sostenuto di essersi parlati prima di quella riunione e soprattutto Woodcock, confermato da Milella,
Disciplinare Il procuratore rischia di essere sanzionato per aver parlato con la cronista di “Repubblica”
ha detto che si trattava di una conversazione privata con una giornalista sì, ma sua amica da vent’anni. Ieri Liana Milella ha usato parole forti, sicuramente non facili da pronunciare, a favore del pm: “Ho tradito la fiducia di Woodcock. Avevo dato la mia parola d’onore che non avrei scritto. La voglia dello scoop ha prevalso”. Ma prima di “tradire” ebbe qualche scrupolo, “minimizza” col suo giornale. Ha ceduto il giorno dopo, il 12 aprile. Dice a Woodcock che le fanno pressioni per scrivere e lui “preoccupatissimo mi spiega che poteva parlare solo Fragliasso, che chiamo, su sua sollecitazione. Woodcock mi disse: ‘Ho un fucile puntato sulla schie- na’se pubblichi il mio pensiero mi rovini”. Dopo l’a rtico lo, Woodcock chiama il procuratore reggente e secondo la versione di Fragliasso, che ieri ha testimoniato, esclamò: “Hai visto? È venuta bene, sembra una conversazione tra colleghi’. Non mi sembrava infastidito”. Gli disse, però, “che aveva parlato riservatamente con Milella, che si era fidato. Io non gli ho creduto, è un magistrato in gamba, sagace”.
E chiosa: non importa se ha parlato con lei prima o dopo la riunione in cui sollecitai massimo riserbo, “comunque quelle considerazioni erano inopportune, benzina sul fuoco”. Ora spetta al Csm stabilire se Woodcock è stato scorretto o se sarà assolto per l’inganno raccontato da Milella anche a costo - ha detto lei - “che nessuno mi parli più in privato”.