Il Fatto Quotidiano

I TITOLI DI CODA SUL “SISTEMA” PD

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SIÈTRASFOR­MATA in una via di mezzo tra una direzione bis e una cerimonia funebre per il Pd, la proiezione del Condannato, il documentar­io su Aldo Moro di Ezio Mauro, diretto da Simona Ercolani e Cristian Di Mattia all’Auditorium di Roma mercoledì sera. Presente (quasi) in blocco il Pd. C’erano il premier Paolo Gentiloni e il mezzo segretario, ovvero il reggente Maurizio Martina. Piutto- sto cupi e pronti a sparire sui titoli di coda. C’era il Guardasigi­lli, Andrea Orlando, in posizione d’onore, vicino all’autore. E poi, Walter Veltroni, Luigi Zanda, Matteo Richetti. Oltre a una nutrita pattuglia di parlamenta­ri rientrati, cioè salvati: Alessia Rotta, Simona Malpezzi, Francesco Verducci, Andrea Romano. Non s’è fatto sfuggire l’occasione di ricordare a tutti “io ve l’avevo detto”, Nicola Latorre, senatore uscente, non rimesso in lista da Renzi. L’ex segretario, peraltro, era il grande assente: a queste cose non presenziav­a neanche all’apice del suo potere, se ne tiene lontano oggi. In genere, arrivavano in sua vece Francesco Bonifazi e Maria Elena Boschi. Stavolta no. A completare il quadro di un potere sul viale del tramonto, la presenza di Pietro Grasso e Laura Boldrini. E le assenze: erano stati invitati Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Non si sono presentati.

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