Il Fatto Quotidiano

La guerra per lobby dell’armatore “patriottic­o”

Gli spot sul “personale tutto italiano” sono parte dello scontro con Grimaldi

- » STEFANO FELTRI

“Il nostro personale? Tutto italiano”. Da giorni si discute sui social e in tv della nuova campagna pubblicita­ria del gruppo Onorato, che controlla le linee di traghetti Moby e Tirrenia e si vanta di impiegare 4500 italiani su 4700 dipendenti a bordo delle proprie navi. Il dibattito è se si tratta di una pubblicità razzista o patriottic­a e Vincenzo Onorato, l’armatore napoletano che controlla i due marchi, viene invitato in tv dove racconta di quanto si preoccupi delle condizioni dei marittimi italiani, in particolar­e di quelli di Torre del Greco. Nessuno ha finora spiegato, però, che si tratta soltanto di una battaglia di lobbying che dura da anni.

SU ALCUNE ROTTE italiane Onorato è quasi monopolist­a: nel 2016, secondo l’Antitrust, controllav­a tra l’80 e il 90 per cento del traffico passeggeri e merci con Sardegna, tra le corse di Cin e quelle di Moby. È però insidiato dal gruppo Grimaldi, un colosso da 3 miliardi di euro di fatturato che da qualche anno cerca di espandersi in Italia e, servendo tratte mediterran­ee come segmenti di rotte più lunghe, usa anche personale internazio­nale imbarcato in porti non italiani. C’è una guerra di cifre tra i due contendent­i su quanto risparmi davvero Grimaldi usando anche marittimi extracomun­itari, ma Onorato sta provando a vincere la sfida con ogni mezzo per fare in modo che tutti gli armatori che battono bandiera italiana e navigano in acque i- taliane debbano applicare contratti di lavoro italiani, con i costi connessi.

Nel 2016 Grimaldi ha denunciato Onorato all’Antitrust, che ha aperto un’istruttori­a tuttora in corso: alcune aziende avrebbero subìto ritorsioni da Cin e Moby quando hanno scelto di usare anche i servizi di Grimaldi Euromed. L’istruttori­a dell’Autorità per la concorrenz­a non si è ancora conclusa ma intanto Onorato ha vinto una battaglia di lobbying: forte dei 150.000 euro versati alla fondazione Open di Matteo Renzi (463.000 di donazioni totali), grazie all’attivismo dei parlamenta­ri renziani Ernesto Carbone e Marco Cociancich, a fine 2016 ha ottenuto un decreto legislativ­o che impone l’obbligo di imbarcare marittimi italiani o comunitari sulle rotte di cabotaggio nazionale di trasporto passeggeri (anche per servizi in triangolaz­ione con scali esteri, come è il caso di Grimaldi) per poter accedere ai benefici fiscali e previdenzi­ali connessi all’appartenen­za al Registro Internazio­nale Italiano.

Il provvedime­nto è stato pubblicato in Gazzetta ufficia- le, ma ancora non produce effetti perché manca il via libera della Commission­e Ue. Mentre attende i tempi di Bruxelles, Onorato si mette avanti in vista della stagione turistica estiva e lancia una nuova offensiva contro i nemici Grimaldi. E visto il declino del renzismo su cui tanto aveva investito, si è già premurato di cercare nuove sponde. L’associazio­ne “Marittimi per il futuro”, che sostiene la stessa battaglia di lobbying di Onorato contro il personale extracomun­itario, a febbraio è riuscita a portare a Torre del Greco sia Beppe Grillo che Luigi Di Maio.

NEL VANTARE il suo patriottis­mo, Onorato omette però un paio di significat­ivi dettagli contabili. A differenza dei concorrent­i, lui riceve 72 milioni di euro ogni anno dallo Stato per garantire la “continuità territoria­le”, un sussidio che risale ai tempi in cui Cin era la “compagnia di bandiera”. Ed è in debito con il ministero dello Sviluppo economico di ben 180 milioni di euro: non ha mai pagato le ultime tre rate del corrispett­ivo promesso nel 2012 quando ha rilevato la Tirrenia, pubblica e sommersa di debiti.

Motivazion­e: l’attesa di una decisione europea sui vecchi aiuti di Stato alla Tirrenia che pende da oltre un lustro.

Marittimi a bordo Grazie ai rapporti coi renziani ha ottenuto una norma su misura ma ancora non efficace

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Ansa Lo spot della Moby e il patron, Vincenzo Onorato
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Contestato
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