La guerra per lobby dell’armatore “patriottico”
Gli spot sul “personale tutto italiano” sono parte dello scontro con Grimaldi
“Il nostro personale? Tutto italiano”. Da giorni si discute sui social e in tv della nuova campagna pubblicitaria del gruppo Onorato, che controlla le linee di traghetti Moby e Tirrenia e si vanta di impiegare 4500 italiani su 4700 dipendenti a bordo delle proprie navi. Il dibattito è se si tratta di una pubblicità razzista o patriottica e Vincenzo Onorato, l’armatore napoletano che controlla i due marchi, viene invitato in tv dove racconta di quanto si preoccupi delle condizioni dei marittimi italiani, in particolare di quelli di Torre del Greco. Nessuno ha finora spiegato, però, che si tratta soltanto di una battaglia di lobbying che dura da anni.
SU ALCUNE ROTTE italiane Onorato è quasi monopolista: nel 2016, secondo l’Antitrust, controllava tra l’80 e il 90 per cento del traffico passeggeri e merci con Sardegna, tra le corse di Cin e quelle di Moby. È però insidiato dal gruppo Grimaldi, un colosso da 3 miliardi di euro di fatturato che da qualche anno cerca di espandersi in Italia e, servendo tratte mediterranee come segmenti di rotte più lunghe, usa anche personale internazionale imbarcato in porti non italiani. C’è una guerra di cifre tra i due contendenti su quanto risparmi davvero Grimaldi usando anche marittimi extracomunitari, ma Onorato sta provando a vincere la sfida con ogni mezzo per fare in modo che tutti gli armatori che battono bandiera italiana e navigano in acque i- taliane debbano applicare contratti di lavoro italiani, con i costi connessi.
Nel 2016 Grimaldi ha denunciato Onorato all’Antitrust, che ha aperto un’istruttoria tuttora in corso: alcune aziende avrebbero subìto ritorsioni da Cin e Moby quando hanno scelto di usare anche i servizi di Grimaldi Euromed. L’istruttoria dell’Autorità per la concorrenza non si è ancora conclusa ma intanto Onorato ha vinto una battaglia di lobbying: forte dei 150.000 euro versati alla fondazione Open di Matteo Renzi (463.000 di donazioni totali), grazie all’attivismo dei parlamentari renziani Ernesto Carbone e Marco Cociancich, a fine 2016 ha ottenuto un decreto legislativo che impone l’obbligo di imbarcare marittimi italiani o comunitari sulle rotte di cabotaggio nazionale di trasporto passeggeri (anche per servizi in triangolazione con scali esteri, come è il caso di Grimaldi) per poter accedere ai benefici fiscali e previdenziali connessi all’appartenenza al Registro Internazionale Italiano.
Il provvedimento è stato pubblicato in Gazzetta ufficia- le, ma ancora non produce effetti perché manca il via libera della Commissione Ue. Mentre attende i tempi di Bruxelles, Onorato si mette avanti in vista della stagione turistica estiva e lancia una nuova offensiva contro i nemici Grimaldi. E visto il declino del renzismo su cui tanto aveva investito, si è già premurato di cercare nuove sponde. L’associazione “Marittimi per il futuro”, che sostiene la stessa battaglia di lobbying di Onorato contro il personale extracomunitario, a febbraio è riuscita a portare a Torre del Greco sia Beppe Grillo che Luigi Di Maio.
NEL VANTARE il suo patriottismo, Onorato omette però un paio di significativi dettagli contabili. A differenza dei concorrenti, lui riceve 72 milioni di euro ogni anno dallo Stato per garantire la “continuità territoriale”, un sussidio che risale ai tempi in cui Cin era la “compagnia di bandiera”. Ed è in debito con il ministero dello Sviluppo economico di ben 180 milioni di euro: non ha mai pagato le ultime tre rate del corrispettivo promesso nel 2012 quando ha rilevato la Tirrenia, pubblica e sommersa di debiti.
Motivazione: l’attesa di una decisione europea sui vecchi aiuti di Stato alla Tirrenia che pende da oltre un lustro.
Marittimi a bordo Grazie ai rapporti coi renziani ha ottenuto una norma su misura ma ancora non efficace