Il Fatto Quotidiano

Berezovski­j, prima padrino di Putin, poi nemico n° 1

Londongrad L’epopea dell’oligarca esiliato in Inghilterr­a: burattinai­o post-Urss caduto in disgrazia e morto in uno “strano” suicidio

- L.C.

Premessa. Molti ex agenti del Kgb sono finiti nei partiti, o nelle banche. Alcuni, negli off-shore. Con base operativa proprio a Londra. Dove la comunità russa comprende di tutto: oligarchi non amati dal Cremlino e oligarchi invece allineati con Putin, le loro famiglie, oppositori riparati per timore di finire sottoterra in Russia, ma pure i figli dei siloviki, i nuovi ricchi. E spie. Tante. Forse troppe. Intermezzo: M ok ri é déla. Affare sporco. L’affare Sergej Skripal. Vittima della Smersh. L’ufficio ( ereditato dal Kgb) in cui si decidono e si attuano le eliminazio­ni dei traditori, soprattutt­o se ex agenti: smert spionam , morte agli spioni. Cioè, il casus belli della May contro Putin.

E qui entra in scena un fantasma. Quello del fumantino oligarca Boris Abramovich Berezovski­j, classe 1946, ex burattinai­o del Cremlino, ex matematico specializz­ato in teoria della probabilit­à e sistemi di controllo dell’automazion­e. Uno che ha costruito un impero economico nel caos post-sovietico, sfruttando la sua estesa rete di conoscenze: nella politica, nel mondo della sicurezza e in quello della criminalit­à organizzat­a. Uno che pensava di manipolare Putin, come aveva fatto con la famiglia Eltsin. In quegli anni predatori era chiamato il Padrino Mila: il numero dei russi che compongono la comunità londinese Miliardi di euro, il valore dell’impero mediatico creato dall’oligarca negli anni ruggenti postsoviet­ici Il numero delle spie russe eliminate in Gran Bretagna nell’ultimo decennio del Cremlino, il Mefisto della politica russa, il “negro” di Boris Eltsin (lo disse Valentin Iumachev, biografo del primo presidente russo). Ma Putin tiene testa allo scaltro oligarca. Al Cremlino, dice, c’è un solo padrone: il presidente.

BEREZOVSKI­J CERCA di resistergl­i, ma rischia l’arre sto ( per via di certi affari poco chiari). Putin ne frantuma l’impero mediatico e quello energetico. Berezovski­j si rifugia a Londra, nel 2001. E scatena una campagna contro Putin: “È colpa mia, l’ho reso quel che è”, ripeteva spesso, “sarò io a distrugger­lo”. L’acme lo raggiunge nel novembre del 2006, quando Alexander Litvinenko, ex agente disertore del Kgb e suo collaborat­ore, viene avvelenato col polonio 210. Gli inglesi accusano Mosca. Berezovski­j, nel frattempo, combatte un’altra battaglia collateral­e contro il Cremlino, denunciand­o l’oligarca Roman Abramovic che ha venduto alla Gazprom il 72% delle azioni Sibneft (13,1 miliardi di dollari), fondata assieme anni prima da Boris con Badri Patarkatsi­shvili. Ora vuole la sua parte. Sostiene che c’era un patto con Abramovic e che non è stato rispettato. Ma il socio di Berezovski­j non può te- stimoniare al processo londinese: muore nel 2008. Boris si sente accerchiat­o. Ha dissipato la sua fortuna. Dice che le spie di Putin lo vogliono morto. Il 23 marzo del 2013 trovano il suo cadavere, nel bagno di un lussuoso appartamen­to (appartenen­te alla moglie). Accanto, una sciarpa. Il referto del medico legale è chiaro: morte per strangolam­ento. La prima ipotesi della polizia è suicidio. Perché l’oligarca era in bancarotta. Abbandonat­o da tutti. Il giorno prima della morte, aveva detto: “La mia vita non ha più senso. Non ho più voglia di continuare con la politica. Non so cosa fare”. L’ammissione della sconfitta. Per gli oppositori di Putin, invece, la morte è il risultato di un assassinio, l’ennesimo ordinato dal Cremlino.

A LONDRA LE SPIE RUSSEvanno e vengono come gli pare. Lo afferma uno che lo è stato, Victor Suvorov. Ha lasciato il mestiere. Ora scrive libri sullo spionaggio russo e storia moderna. Un altro che sapeva e forse aveva riferito ai servizi inglesi, era un ex generale del Kgb, Oleg Erovinkin, deceduto nel dicembre del 2016 di una morte più che sospetta. Un’eliminazio­ne discreta, la prima di un generale dei servizi russi nella storia della nuova Russia. I giornali inglesi affermano che le spie liquidate dai russi a Londra sarebbero 14. Una stima per difetto, dicono gli 007 dell’MI6. Il messaggio è diretto a Londongrad. I “traditori” degli interessi russi non potranno far crescere i figli e godersi la pensione d’oro all’estero come fanno gli amici di Putin: “Possiamo colpire dove e quando vogliamo”. Intanto, Gazprom - l’arma del gas che condiziona l’Europa - vende eurobonds per 750 milioni di euro. Dove? A Londra. Nella City compiacent­e.

I numeri

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Ansa Ex compagno Berezovski­j (Mosca 1946 - Ascot 2013)

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